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2 marzo 2008

Taverna del Re: una questione nazionale, una questione di democrazia


Da ieri sera 1 marzo Lucia De Cicco, la donna che incatenatasi davanti ai cancelli di Taverna del Re a Giugliano si è cosparsa di benzina e data fuoco, ha iniziato lo sciopero della fame: ennesimo gesto disperato, dettato dalla esasperazione e lo scoramento per quelle donne ed uomini che da tempo, isolati e maltrattati stanno provando a contrastare l’arroganza e la violenza del commissariato di governo che altro non sa fare che continuare ad inondare di rifiuti il territorio giuglianese. Lucia ha bisogno di sostegno, di appoggio, ma anche di una mobilitazione vera, che finalmente focalizzi l’attenzione pubblica sulla mostruosità di ciò che si sta perpetuando a Giugliano.

Quattro milioni di balle, che tutto sono tranne che “eco”, hanno devastato e stravolto un territorio originariamente a vocazione agricola. Rifiuti indifferenziati, raccolti per le strade di tutta la Campania (questo sito per quasi un anno è stato praticamente l’unico vero sversatoio in regione). Quattro milioni di balle che sono la rappresentazione più efficace del fallimento dello Stato in questa regione.

E si! Lo Stato qui ha fallito e non solo nella scellerata gestione del ciclo dei rifiuti. Ha fallito nel rapporto con i territori, con cui ha patteggiato privilegi e favori, ha fallito con le persone alle quali non è assolutamente riuscito a proporre una vera politica di partecipazione, di responsabilità e di legalità.

Taverna del Re rappresenta tutto questo.

Il tradimento della Stato che, attraverso il Parlamento, afferma solennemente la fine dello sversamento di immondizia nel giuglianese, un territorio martoriato da circa 40 discariche tra abusive e autorizzate colme di rifiuti indifferenziati e tossici, dove è ubicato uno dei sette impianti di CDR (quelli che invece di produrre combustibile, impacchetta i rifiuti “tal quale”), dove la camorra ha sguazzato nel caos e nell’indifferenza.

Il tradimento dello Stato che, attraverso le istituzioni regionali e locali, emana leggi, fa e disfa piani e programmi, ma riesce solo a riempire buchi e accumulare immondizia che, nel frattempo diventa oro per qualcuno.

Il tradimento dello Stato che, ancora una volta e forse nella maniera più sfacciata ed arrogante, fa accordi con il grande capitale, cui consente, attraverso un appalto miliardario, di drenare risorse pubbliche per fare profitti, e al quale va in soccorso, accollandosi di fatto le perdite ed i costi derivanti dal fallimento. Quel appalto che doveva garantire efficienza ed efficacia ad un servizio pubblico essenziale e strategico, ha prodotto un monopolio che ha fatto affari con la camorra, ha alimentato un circuito perverso che ha coinvolto ed investito i territori, le istituzioni, la politica, il sistema industriale e quello finanziario delle banche.

Il tradimento dello Stato che, attraverso i sui commissari, assume impegni puntualmente disattesi, emana provvedimenti che per primo viola e disattende. Lo Stato che cancella la democrazia annullando e mortificando i governi municipali, già poco motivati ad incidere efficacemente per la tutela della salute dei propri cittadini.

Il tradimento dello Stato che, attraverso i tutori del Suo ordine, reprime, manganella e arresta. Lo Stato che anche di fronte ad una donna appena tirata fuori da un rogo, in terra ad aspettare l’ambulanza che non arriva, continua a proteggere l’afflusso dei camion e a sversare veleno (in tutti i sensi). Lo Stato che attraverso i tutori del Suo ordine, subdolamente tira calci approfittando del buio e poi finge improbabili aggressioni e contusioni.

Taverna del Re è l’emblema di tutto questo. Un mostro, una bomba ecologica, un disastro ambientale, sociale e politico, di cui si parla poco e che invece dovrebbe diventare il simbolo del dramma che da troppo tempo sta vivendo la Campania.

Una questione che non riguarda solamente il territorio giuglianese, che deve diventare centrale nella battaglia per un radicale cambiamento della politica a partire dalla gestione dei rifiuti, per finire al ripristino di minime condizioni di democrazia e partecipazione.

Chiudere Taverna del Re significa mettere concretamente in discussione un sistema che continua a puntare sulle discariche e sugli inceneritori, sinonimo forse di un certo sviluppo economico, ma sicuramente di disastro ambientale e serio peggioramento dei rischi per la salute.


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