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2 marzo 2008

Rapporto sui lavori del secondo gruppo di lavoro

Rapporto sui lavori del secondo gruppo di lavoro “Partecipare e lavorare insieme: promuovere legami per fare rete”.

Conduttore Consiglia salvo, rapporteur Carla Majorano.

Partecipanti: Aldo Pappalepore, Andrea Morniroli, Carla Majorano, Carla Mangione, Carmen Nevano, Ciro Calabrese, Consiglia Salvio, Daniela Lepore, Diego Pietrafesa, Domenico Garritani, Enzo Venditto, Fabiana Masoni, Gemma Teresa Colesanti, Gennaro Ferillo, Giancarlo Paba, Glauco Iermano, Guido Liotti, Ilaria Vitiello, Luigi de Matteo, Maria Federica Palestino, Maria Ricca, Martina Pignataro, Osvaldo Cammarota, Paola Pagliuca, Ugo Angelillo.



Da che cosa partiamo.

Scarsa fiducia in un ceto politico che ha occupato tutti gli spazi del pubblico e non ha più legami con la gente e con i territori. C’è una crisi della democrazia rappresentativa, o addirittura un vero e proprio deficit di democrazia. C’è in generale una crisi della cittadinanza attiva.

Esistono esperienze di partecipazione e brandelli di reti su obiettivi o a livello territoriale, ma le esperienze di resistenza e di cambiamento rischiano la dispersione. Spesso le reti esistenti sono mercenarie e accattone perché esiste un rapporto insano con il potere.

Le esperienze di partecipazione realizzate, ad esempio sui beni comuni o sulla riqualificazione di spazi e territori, scontano una difficilissima interlocuzione con le istituzioni, che in certi casi diventano un vero e proprio muro. La mancata evoluzione delle esperienze di democrazia partecipativa in forme di co-governo o co-decisione, comporta una forte disillusione e frustrazione per coloro che le hanno promosse e ci hanno creduto.

Oggi c’è un vuoto sociale che deve essere colmato. Bisogna far emergere la parte sana di questa società malsana. Tutti i partecipanti al gruppo di lavoro sono interessati a mettere in rete esperienze di partecipazione, di comitati civici, associazionismo, ma anche mettere in rete singole persone.

Perché impegnarsi a fare rete.

Per trasformare l’indignazione e la frustrazione e le energie positive della società, in azione. Perché per raggiungere uno scopo, c’è bisogno di aggregarsi con quelli diversi da sé. La diversità è ricchezza.

I percorsi per costruire rete sono facili o difficili, secondo le varie opinioni espresse, ma tutti sono d’accordo sul dato che sicuramente sono percorsi lunghi e quindi bisogna avere pazienza e non aspettarsi risultati subito. D’altronde la lentezza del processo di costruzione di una rete non implica necessariamente la lentezza delle azioni.

Deve essere chiaro che le reti non sostituiscono le azioni e i processi in corso, ma li amplificano e soprattutto ne amplificano la gittata, possono arrivare oltre i tuoi tradizionali confini. Alla fine la difficoltà non è tanta costruire reti, ma farle durare nel tempo.

Le esperienze positive.

Giancarlo Paba ha presentato l’esperienza della rete dei genitori dei bambini con sindrome SIDS (Morte nella culla e/o Morte Bianca) che coinvolge genitori di tutti gli strati sociali e di tutte le appartenenze politiche. Proprio la grande diversità delle persone coinvolte e l’estrema chiarezza dell’obiettivo perseguito (aumentare la sensibilizzazione sulla prevenzione nei punti nascita e favorire la ricerca scientifica sulle cause della sindrome che sono ancora sconosciute) ha determinato un successo dell’esperienza di rete con il conseguimento di risultati concreti.

Osvaldo Cammarota ha presentato l’esperienza di una rete istituzionale chiamata “Città del fare” che unisce 10 amministrazioni comunali dell’area a nord est di Napoli, per fare coalizione istituzionale e sperimentare un nuovo modello di governance attraverso il partenariato, organo al quale aderiscono più di 150 fra associazioni e soggetti economici e sociali del territorio.

Gennaro Ferillo ha presentato l’esperienza della Rete del Nuovo Municipio (RNM), che propone innovazione, promuove formazione e favorisce l’internazionalizzazione. La RNM dimostra che, dove c’è un obiettivo chiaro, si trovano i modi e le capacità organizzative.

Consiglia Salvo ha presentato l’esperienza del Movimento per l’acqua pubblica che ha ottenuto dei risultati positivi, ha dimostrato che là dove gli obiettivi sono chiari, i cittadini si aggregano e combattono.

Il Circolo di Legambiente di Scampia ha presentato l’esperienza della progettazione partecipata di una piazza da parte degli abitanti del quartiere, purtroppo il progetto non ha trovato ascolto da parte dell’amministrazione comunale.

Sulle questioni di metodo

Per fare rete bisogna rinunciare a confermare le proprie identità individuali, non facendo prevalere il proprio punto di vista, e abituarsi ad accettare l’opinione che gli altri hanno di noi. C’è da aggiungere però che l’identità è frutto di un processo e quindi non è immodificabile, la rete è un processo di maturazione identitaria.

E’ opportuno incominciare a riflettere per individuare 3 o 4 obiettivi comuni e portarli avanti insieme perché se si individuano degli obiettivi chiari, intorno ad essi non è difficile aggregare le persone.

E’ necessario riconoscere le pari dignità di tutti i soggetti che costruiscono la rete. La rete non ha gerarchie ed è importante preservare l’autonomia dei gruppi.

Bisogna imparare a lavorare non solo sulla critica ma anche sulle possibili proposte di cambiamento. E’ bene partire da quello che esiste già e che rappresenta una buona pratica, un buon esempio da seguire. Si potrebbe partire dalle esperienze o idee di partecipazione e creare dei nodi.

Si potrebbero valorizzare le relazioni personali oltre a quelle sociali e abituarsi ad avere a che fare con i sentimenti e le passioni.

Quale potrebbe essere l’obiettivo intorno al quale costruire una rete?

Per alcuni, è forte la necessità di costruire un progetto politici per questa città, che parta dai cittadini con la preventiva definizione di alcuni presupposti valoriali, la classe politica che uscirà dalle prossime elezioni amministrative, ne dovrà tener conto.

Per altri, l’obiettivo potrebbe essere innovare il pubblico verso un sistema di governance, ovvero di co-partecipazione e co-decisione politica e amministrativa.

Oppure l’obiettivo potrebbe essere mettere nell’agenda pubblica alcune cose che non ci sono.

La possibile evoluzione del cantiere

E’ iniziato un percorso che può prepararci ad agire. Ognuno può proporre 3 o 4 tematiche da focalizzare per misurarsi nel concreto e a tal fine si potrebbero fissare dei nuovi incontri già programmati. Si può redigere un documento o una lettera aperta.

Il cantiere potrebbe proseguire per raccontare le storie di ognuno, storie che potrebbero essere pubblicate su Carta. Il cantiere potrebbe essere il modo per valorizzare reciprocamente le cose che ognuno già fa, potrebbe quindi produrre informazione in diversi ambiti e con vari strumenti.

Già in questa esperienza abbiamo fatto meticciato, informazione, relazione. Nel prosieguo dovremo misurarci nel concreto su:

  • Interessi convergenti

  • Obiettivi comuni

Da sviluppare a livello:

  • tematico

  • territoriale

Il cantiere può rappresentare una rete di servizio che non sostituisca nessuno, ma che faccia:

  1. informazione in reti lunghe

  2. raccolta di buone prassi

  3. utilizzi Carta per diffonderle e per tenere vivo il dibattito e la riflessione sui temi di comune interesse.

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