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14 marzo 2008

Fin dove è giusto che si giunga

Sono stata al convegno della Regione Campania sui nuovi fondi strutturali, tenuto questa mattina all'Hotel Vesuvio. Ho ascoltato con attenzione tutte le relazioni, il dibattito e le conclusioni del Presidente che ha chiuso il suo intervento con le parole "non darò un centimetro di unghia alla possibilità irresponsabile di non continuare (....) fino a che è giusto che si giunga".
Insieme alla parola termovalorizzatore, il dove sia giusto giungere è dunque la seconda verità, ahimè, oggettiva (e anche verità "obiettivo"), di difficile valutazione sulla quale siamo chiamati, noi cittadine e cittadini della Campania, a riflettere e a esprimerci. Non a decidere, ovviamente, perchè non sta a noi, almeno per ciò che riguarda i destini della Giunta. Sul termovalorizzatore, invece, quella verità assoluta che si era andata determinando nei fatti appare nuovamente mossa verso la discrezionalità dalle novità che l'uscente governo ci ha consegnato e che hanno riconsegnato all'impianto il carattere di termodistruttore o di inceneritore che dir si voglia. E dunque domani ad Acerra si manifesta contro, con tutti i crismi della responsabilità e della legittimità politica.
Ho già detto in altri momenti quello che penso sulla "verità" che una crisi della giunta e un'elezione regionale, in questo momento, ci porterebbero ad una situazione ancora peggiore di quella che c'è. Mi aspettavo e mi aspetto ancora che prenda forma e consistenza materiale, almeno nei limiti del possibile, una nuova politica e una nuova amminsitrazione regionale, di cui la nuova leva di assessori sembra essere solo una piccolissima cosa, parziale, obbligata e non si sa fino a che punto realmente incisiva. A giudicare dalle cose che stanno iniziando a fare Ganapini e D'Antonio sembrerebbe che qualcosa stia iniziando a cambiare. Faccio l'esempio di D'Antonio che ha posto al centro del suo mandato, da lui stesso definito "transitorio", il confronto con le parti sociale nella programmazione economica della Regione.
E stamattina di partenariato e di concertazione si è parlato molto, ma lo si è fatto solo con gli attori della concertazione sociale e del partenariato istituzionale, con due sindaci uno di cs e uno di cd, due rappresentanze di imprese, confindustria e confagricoltura, tre rappresentanze sindacali (indovinate quali!). E senza la rappresentanza di una bella fetta della cittadinanza sociale: dell'associazionismo, della cooperazione, dei precari, dei comitati civici, degli studenti ecc..., nemmeno di uno per tutti. Ne' si e fatto minimamente cenno a quest'"altra" partecipazione, a quest'"altro" partenariato, che pure sembra in questi ultimi mesi essere l'unico aggancio ancora esistente tra la politica e le persone. Forse nessuno lì sapeva, ed era interessato a sapere, che ad esempio in Toscana è stata approvata ed è vigente una legge sulla partecipazione sociale che rivoluziona i modi di fare programmazione, amministrazione e gestione nell'intervento pubblico regionale e locale. Forse sarebbe bene iniziare da una cosa così per dare l'impressione di voler cambiare profondamente, o almeno farne cenno come insegnamento e obiettivo da lasciare in eredità a chi verrà, quando sarà giusto essere giunti.
A parte queste considerazioni negative, devo dire che mi ha fatto un certo effetto tornare (momentaneamente) a casa (a contatto con una giunta che per me è stata di casa fino a un anno e mezzo fa) dopo tanto tempo. E dove dire che ho avuto l'impressione che gli spazi di cambiamento e di partecipazione si stiano iniziando ad aprire. A parte le assenze rilevanti di cittadinanza attiva, che ribadisco fondamentali e discriminanti, ma che forse in questa circostanza e in questo momento sono bilateralmente sublimate come relazioni impraticabili, si è trattato di un convivio molto affollato: da amministratori istituzionali e direttivi interni alla Regione e alle istituzioni locali, più che dai soliti esterni; da gente della sinistra più che della coalizione di centro-sinistra. E si è trattato di un dibattito acceso e a filtri lenti, nel quale ha iniziato D'Antonio a tirare scudisciate e a chiamare gli assessori competenti a dare risposte precise, aprendo la strada ad una partecipazione anche fortemente critica, purchè vogliosa di andare avanti.
E la voglia critica di passi avanti verso un futuro meno peggiore si è chiaramente espressa prima nelle parole del sindaco di Castellammare, che ha fatto cenno, unico, alle pratiche di partecipazione sociale nelle decisioni del suo comune e ha lanciato l'idea di occuparsi delle "città medie" e dell'integrazione tra i programmi negoziati e partecipati che ogni comune da solo riesce a fare; poi in quelle del rappresentante della Confagricoltori che accoratamente ha chiesto uno stop sul territorio di Acerra, un massiccio intervento sulle bonifiche e soprattutto l'approvazione immediata del PTR rendendo manifesto e chiaro a tutti che in assenza di questa approvazione la terra della Campania sarà devastata dalle opere infrastrutturali e dall'inurbazione che l'investimento dei fondi strutturali ha p0rtato e porta con sè.
Le altre parti sociali, e ahimè il sindacato tutto, 3 su 3, non hanno dato segnali di soggettiva messa in discussione, se non per dire che la concertazione non può significare solo che ciò che dicono le parti al tavolo va accettato e basta, e che la concertazione non è solo quella del tavolo regionale (e qui ho sperato tanto che finalmente si parlasse della partecipazione estesa alla cittadinanza....) ma anche quella dei singoli assessorati !
Riassumo infine il resto delle conclusioni del Presidente che ha vivamente rimarcato il risultato quantitativo di spesa del Por e fortemente sottolineato che nella nuova programmazione si è risposto sia agli errori del ciclo appena concluso (la dispersione espressa dal numero altissimo di beneficiari, 600, e dal numero troppo elevato di assi e dispositivi di intervento) sia alle richieste del partenariato, ponendosi come obiettivo la riduzione almeno alla metà, ma meglio ancora ad un terzo, del numero dei beneficiari, e la riduzione degli assi.
La Regione punta destinare il 40% delle risorse comunitarie 2007-2013 a 30 grandi progetti e ad avviare subito iniziative provinciali di discussione per la definizione di questi progetti regionali, contando su decisivi passi avanti nella concertazione grazie anche a un avanzamento della discussione e della eleborazione all'interno delle parti sociali e del partenariato istituzionale.
Una particolare enfasi è stata posta sulle osservazioni che D'Antonio aveva introdotto in tema di spesa pubblica allargata, mostrando che il volume di spesa destinato al Mezzogiono e alla Campania segna valori molto diseguali tra Nord e Sud, a netto svantaggio del Sud. Appare per questo necessario insistere, certamente sui "nostri" errori e sulle "nostre" incapacità rispetto alla qualità di spesa, ma è anche necessario far sentire la voce del Mezzogiorno, di un Sud sempre più debole, persino nella rappresentazione mediatica e per ogni vicenda sociale e politica che lo riguarda, e sempre più centro di contraddizioni e conflitti non solo per il livello istituzionale e politico, ma anche a tutti gli altri livelli, dentro Confindustria, dentro i sindacati, dentro le organizzazioni sociali.
La strada che la Regione ha davanti pone dunque essenzialmente come obiettivi le due verità:
sui rifiuti, i temi istituzionali del consiglio e della giunta nel contribuire all'uscita dall'emergenza rifiuti, le bonifiche a cui si potrannno destinare ancora altri finanziamenti oltre gli 800 milioni già assegnati, la differenziata a cui si potranno dare altre risorse e fissare valori di ammissibilità e premilaità per l'accesso ai fondi strutturali, e il termovalorizzatore;
sull'economia della regione, l'avvio per tempo della programmazione dei nuovi fondi europei, con il traguardo di vedere partire entro l'anno almeno 15 grandi progetti, dando perciò una priorità assoluta, in consiglio regionale, all'approvazione del PTR, vero e fondamentale quadro di riferimento per gli interventi da realizzare.
Si concluderebbe così la via del Presidente, fino a dove sia giusto giungere.
Rafforzare la partecipazione dal basso è la terza verità oggettiva che mi sento, a conclusione di questo report non neutrale, di assumere ed è quella che per me conta più delle altre, come assoluta.
sv

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