Traduzioni

23 maggio 2009

Il bando che la Provincia di Napoli aprirà nel giro di un paio di settimane, co­sì come ieri annunciato dall’as­sessore al Lavoro Bernardino Tuccillo al Corriere del Mezzo­giorno, già incontra quanti pro­va a tirare il freno a mano.
Lina Lucci, segretario generale della Cisl Campania chiede di «non ripetere esperienze come quel­la di Isola che hanno disperso risorse»; l’assessore regionale al Lavoro Corrado Gabriele an­nuncia che «non è automatico l’ingresso in Isola dei disoccu­pati formati con il bando pro­vinciale »; infine, il capogruppo del Pdl alla Provincia Luigi Ri­spoli definisce una follia «l’apertura del bando prima del voto europeo».

Insomma s’intravede un fronte di sbarramento per l'ini­ziativa di Tuccillo: un bando di orientamento al lavoro per 3.000 disoccupati di lunga du­rata; spesa complessiva circa 4 milioni di euro. «I disoccupati — ha detto Tuccillo — saranno abilitati a entrare nei corsi di Formazione predisposti dalla Regione e successivamente nel progetto Isola e, quindi, in que­sta non meglio precisata Agen­zia oggetto dell’intesa tra mini­stero del Lavoro e Regione». Il primo ad aprire il fuoco di fila dei distinguo è Gabriele. «La Provincia è titolare delle politi­che dell’impiego — dice — ma da qui a ipotizzare un automati­smo che colleghi i futuri disoc­cupati al termine dei corsi di orientamento a Isola ce ne cor­re. Semplicemente un automa­tismo non c’è. Credo che sia inutile anche alimentare spe­ranze rispetto ad esperienze, mi riferisco a Isola, che non hanno dato i risultati sperati. Sia chiaro, noi siamo disponibi­li ad offrire sostegni al reddito al più ampio numero di perso­ne. Ma il caso dei precari forma­ti dalla Provincia è difficile, an­che purché al momento non ci sarebbero risorse e credo che dovrebbero essere anche ingen­ti. Ricordo che per Isola ci fu un decreto interministeriale che liberava risorse. Tuttavia, faccio una considerazione: cre­do che siano i candidati alla presidenza della Provincia che dovrebbero dire cosa, se eletti, vorranno fare in tema di occu­pazione ». La cislina Lina Lucci chiede «di non ripetere esperienze co­me quella di Isola che si sono rivelate fallimentari. Tuccillo bene farebbe a non aprire il bando ma a discutere anche con i sindacati le scelte sulla Formazione. Se procedono a iniziative in favore dei disoccu­pati senza consultarci vuol dire che sotto si nascondo manovre clientelari». E proprio sulla mancata concertazione con la Regione, lancia strali a Gabrie­le: «Da quando è stato eletto non ha avuto con il sindacato un incontro per fare il punto sia sulle attività formative mes­se in campo, nè sui risultati rag­giunti ». Infine, Luigi Rispoli. «Non capisco — spiega — per quale motivo Tuccillo si ostina ad alimentare inutili quanto pe­ricolose aspettative. Produrre un bando prima dell’apertura delle urne europee è una vera follia. Gravissime ed irrespon­sabili anche le dichiarazioni sulla possibile creazione di un nuovo bacino di senzalavoro da collocare successivamente in Isola proprio quando il go­verno nazionale sta cavando le castagne dal fuoco all’assesso­re Gabriele con la partecipazio­ne alla costituzione della agen­zia regionale del lavoro che do­vrà prendere in carico i 3.500 lavoratori di isola per continua­re a garantire il sussidio mensi­le a queste persone».

22 maggio 2009

Isola

Progetto I.so.la, articolo pubblicato su panorama 7 maggio 2009

L’ammuina per 600 euro al mese

Di antonio rossitto da panorama 7 maggio 2009
C’è chi conta i cassonetti del quartiere. Chi distribuisce sacchetti per la raccolta differenziata. Chi allunga qualche volantino a perplessi passanti. Chi invece, si vede costretto a parlare incessantemente del più e del meno con i colleghi. Attività defatiganti per cui 3.500 volenterosi sono retribuiti fra diaria e buoni pasto poco meno di 600 euro al mese. A Napoli si danno da fare come possono i partecipanti al più masto¬dontico e oneroso corso di formazione mai escogitato in Italia,
L'hanno battezzare progetto Isola, È partito nel 2006, grazie a robusti finanziamenti pubblici: mi¬lioni di euro li ha già messi il ministero del Lavoro; altri 16 la sempre munifica Regione Campania. Due anni che poteva¬no servire ad avviare all'impiego centina¬ia di disoccupati e invece si sono trasfor¬mati in un gigantesco pantano. Su cui adesso indaga la procura di Napoli.
Illuminante è Stato un controllo della Digos. Gli agenti guidati da Antonio bordone hanno visitato cinque enti di formazione e tre imprese scelte per i tirocini. Dovevano essere almeno un miglia¬io, tra quelli seduti in classe e quelli inviati sul campo ad apprendere gli arcani dell'ecologia. Invece aule e marciapiedi erano vuoti. Unica cosa affollatissima, i registri: lì non mancava una firma.
Ma le indagini non si sono limitate ad assodare l'inoperosità. Sono state scoperte imprese fittizie e altre intestate a parenti e amici dei titolari. Un meccanismo che è costato una marea di denaro pubblico e non ha creato posti di lavoro.
L'azione investigativa però un effetto l'ha avuto: i corsisti hanno ripreso a rimboccarsi le maniche, almeno in teoria Nonostante i nuvoloni, una cinquantina di loro sono in piazza Cavour già di buon mattino. Molti indossano una pettorina aran-cione di nylon su cui è stampigliata la scritta "Precari Isola. Per pulire Napoli». li loro tirocinio dovrebbe essere il pratico epi¬logo del corso di «vigilanza ambientale». Ramazze e sacchetti però non se ne vedono. Tutti parlottano con aria cupa. Solo una ragazza castana ha in mano qualche decina di volantini. Ma non sembra smaniare per distribuirli.
Per lo più sono disoccupati di lunga durata. Paola Bianco, 46 anni vigilante am¬bientale. aderisce convinca al Movimento lotta per il lavoro. «Tutti ci crocifiggono ma noi mica ci diveniamo a stare qua sen¬za fare niente, Porremmo essere utilizzati di più e meglio» dice. Il contratto di formazione prevede 18 ore settimanali per tre giorni. Ma Bianco e i corsisti che la attorniano ricordano a stento il nome dell'azienda. «Con loro del resto non abbiamo mai avuto alcun contatto».

In sintesi: cosa fanno questi 250 vigilanti ambientali? All'inizio del tirocinio. sotto indicazione della società di formazione Teleservizi hanno cominciato a distribuire i sacchetti per la raccolta differenziata nei palazzi del quartiere . « Ma poi ci siamo scocciati. ammette Bianco. E perché? « È inutile, la gente non sa che farsene tanto poi i contenitori non ci sono».
L'iniziativa ha scontentato anche l'Asia la municipalizzata che deve occuparsi a Napoli dei rifiuti. l'azienda ha chiesto di fermare immediatamente questa « macchina infernale»: rischiava di confondere i cittadini. Un capolavoro di disorganizzazione: gente pagata dalla Regione Campania per mansioni riservate ai dipendenti comunali.
Altra stravaganza: scorrendo l'elenco dei progetti finanziati se ne scoprono decine dedicati alla raccolta differenziata. Peccato però che, attualmente solo il quartiere dei Colli Aminei sia attrezzato per farla.
Così le giornate dei corsisti passano tranquille. Dietro piazza Cavour passeggia Anna Acunzo, 46 anni, foulard al collo per ingentilire la pettorina arancione d'ordinanza. Pure lei vigilante ambientale . « E che vuoi dire? ironizza . « Dovrei andare a vedere se la gente butta i rifiuti nelle ore prestabilire. Questi 600 euro al mese alla fine sono un'elemosina»,
Altre 250 persone sono stare destinate alla « bonifica delle coste», Pure qui però la china sembra la stessa, I disoccupati, riferiscono si trovano a Mergellina tre giorni la settimana. Firmano i registri poi dovrebbero cominciare a raccogliere i rifiuti in spiaggia. Invece «fanno ammuina» fingono di darsi da fare. « Si sta un paio di ore facendo poco o niente» racconta Carlo Leone, 54 anni . « Anzi, per la precisione si guarda il mare. E solo quando c'è bel tempo. sennò agli scogli non ci si può nemmeno avvicinare».
Respoasabile dei due progetti è la Teleservizi . « Il tema ambientale ci è stato imposto dalla regione. Ci siamo dovuti organizzare, cercando di fare qualcosa di utile. Ma le imprese del settore sono poche. E le istituzioni non sempre collaborano» sostiene Riccardo Vecchione l'amministratore delegato «Abbiamo distribuito scope e sacchetti. Abbiamo vestito la geme di tutto punto. Che potevamo fare di più?».
Sulle società di formazione si sono concentrare le indagini della Di oso A queste aziende vanno 2 mila euro per ogni persona che frequenta i corsi. Molte hanno presentato progetti faraonici, indicando poi le imprese in cui fare l'apprendistato. In questo modo minuscole ditte di pulizia sono diventare colossi della bonifica ambientale capaci di aspirare centinaia di tirocinanti. Alcune sono state inserite nella lista sebbene avessero rifiutato. Altre ammettono di non avere mai visto un solo corsista.
Altre hanno deciso di fare tutto in famiglia. Come la Psl, a cui è stata affidata la formazione di 95 persone. A seguire erano previste decisive esperienze sul campo. la Psl ha dunque stipulato convenzioni con due aziende. la Sant' Ambrogio e la Cooperativa Europa servizi. Entrambe hanno sede in via Miraglia. E soprattutto appartengono alla famiglia del titolare della Psl,
Sandro Savy. «Sono imprese di pulizia che già esistevano» spiega l'imprenditore. «Trovare chi prendeva in carico questi Lavoratori del resto non era facile. Inserirli in un vero ciclo produttivo non è semplice». E quindi?« Noi gli abbiamo dato qualcosa da fare. Ma con una certa flessibilità».
In gran parte i corsisti si sono dunque dedicati soprattutto al « monitoraggio del territorio ». In pratica? Armati di apposita scheda, hanno contato i cassonetti della raccolta differenziata. Che a Napoli praticamente non esistono. Gli altri si sono dedicati alla vigilanza ambientale: girare per il quartiere e annotare se i comportamenti dei napoletani fossero contrari alle norme ambientali. Bizantinismi, buoni soprattutto per legittimare l'uso di cospicui fondi pubblici, i più alti mai assegnati a un corso di formazione. «Una buona idea finanziata lautamente si è trasformata in un progetto fittizio » accusa Salvatore Ronghi, dell'Mpa, vicepresidente del consiglio regionale .« È diventato un ammortizzatore sociale un bacino di voti per la politica che in cambio esige fedeltà elettorale. I disoccupati ora non chiedono più lavoro ma formazione. Sperano sia il preludio alla stabilizzazione in un qualsiasi ente pubblico».
Ovviamente gli scopi dovrebbero essere più nobili: imparare nuovi mestieri, in teoria e in pratica. « la scorsa settimana invece è venuta da me una di queste corsiste » racconta Ronghi . « Mi ha rovesciato sulla scrivania i suoi attestati.”Ne ho 20 ma non so fare nulla" mi ha detto ».
Corrado Gabriele di Rifondazione comunista assessore regionale al lavoro e padre putativo del progetto Isola ammette che le cose sono sfuggite di mano: «Queste persone fanno poco o niente molti si registrano e se ne vanno. Alcune aziende sono false, altre intestare ad amici e parenti ". Bene, ma non si poteva vigilare? « E come? Abbiamo solo cinque ispettori. Qualche mese fa abbiamo scoperto che ci sono funzionari che prendono mazzette per accelerare le pratiche. Il sistema fa acqua da tutte le parti ».
Mezzo mondo politico imputa però a Gabriele di avere creato un sistema che assicura voti alla sua area politica. « Non è così » replica l'assessore . « Loro bevono alla fonte di chiunque gli dia sostentamento».
Nonostante i discutibili risultati del progetto, regione e ministero si starebbero armando per la terza edizione del corso: altri 30 milioni di euro, che si aggiungerebbero ai 60 già spesi. Una formazione perpetua, che, a disdetta di ogni logica, diventa in pratica sussidio di disoccupazione.
Carmine D'Alessandro 39 anni un lavoro regolare non l'ha mai avuto. È uno dei 200 che doveva essere formato alla raccolta differenziata dalla Ctt. Per lui imparare un mestiere sarebbe stato una manna. Da due anni prende 500 euro, In cambio ogni venerdì, racconta va nella sede della società, firma le presenze per rutta la settimana in modo da garantirsi la diaria poi torna a casa. «Così come fanno tutti gli altri corsisti. Mai vista un'aula o una ramazza. Io quelli che fanno qualcosa li invidio davvero». (antonio. rossitto@mondadori.it) •

21 maggio 2009

Appello: Ridiamo vita al Forum Antirazzista della Campania

APPELLO
Il nostro Paese sta vivendo uno dei momenti più tristi e preoccupanti della sua storia politica, sociale e culturale. Un’ondata razzista e discriminatoria nei confronti delle persone migranti e rom viene proposta, sostenuta e alimentata dal Governo e dai suoi ministri e si sta diffondendo in modo ampio e profondo tra la popolazione trovando facile presa nelle paure e nell’ignoranza, nel senso di precarietà e preoccupazione per il futuro che coinvolge milioni di cittadini e di cittadine
Il pacchetto sicurezza si basa su un’idea che al di là delle specifiche e gravi ricadute sulla vita dei migranti e dei rom, sancisce la definitiva acquisizione nel nostro ordinamento di forme di razzismo istituzionale.
Il reato di immigrazione clandestina, che per la prima volta dopo le leggi razziali, considera reato non un comportamento ma una semplice condizione umana; l’allungamento dei tempi di detenzione nei centri di identificazione ed espulsione di persone che non hanno commesso nessun atto criminoso; l’inaudita violenza della norma che impedisce ad una madre di riconoscere il proprio bambino o la propria bambina solo perché non in regola con la normativa sul soggiorno, sono scelte legislative che offendono la nostra storia, la nostra Costituzione, la nostra cultura.
Di fronte a tutto questo, come persone che da anni sono impegnate nella tutela e nella promozione dei diritti delle persone migranti e delle persone rom e che allo stesso modo si battono per contrastare ogni forma di razzismo e xenofobia, pensiamo che non si possa più restare a guardare. Pensiamo che anche stare in silenzio, non dire con chiarezza e in modo pubblico da che parte si sta equivalga ad essere complici. Pensiamo che sia venuto il momento della denuncia e di dichiarare la propria volontà di disobbedire, pur in modo civile e non violento, a tali norme che non solo offendono ogni principio di democrazia ma che non fanno altro che colpire chi è già vittima, chi è più fragile e in difficoltà
Pensiamo anche che nessuno di noi, per quanto bravo sia o per quanto grande e forte sia la sua organizzazione, da solo basti. Crediamo sia urgente mettere insieme le nostre storie, i nostri saperi, la nostra rabbia per contrastare quanto sta avvenendo, per proporre e costruire un’altra idea di comunità, centrata sull’accoglienza, sul rispetto dei diritti, sulla valorizzazione e la convivenza delle differenze
Per tutte queste ragioni proponiamo di dare vita al FORUM ANTIRAZZISTA DELLA CAMPANIA, che 15 anni fa fu uno dei principali protagonisti del movimento antirazzista italiano e che anche oggi potrebbe essere il luogo ideale per un impegno e una iniziativa forte e unitaria

Per tali ragioni chiediamo a tutte e tutti di incontrarci mercoledì 27 maggio alle ore 17.30 presso la Cgil in via Torino.

Alex Zanotelli
Adriana Buffardi
Andrea Morniroli
Elena de Filippo
Jamal Qaddorah
Giuseppe Brancaccio
Gennaro Sanges
Mark Antony Pererra
Teresa Granato
Giacomo Smarrazzo
Rosario Stornaiolo
Alfonso De Vito
Massimo Angrisano
Francesca Coleti
Pape Seck
Emiliano Di Marco
Wu Salvio
Wioleta Sardyka
Enzo Annibale
Sassi Fiore
Aldo Policastro
Marco Rimoli
Graziella Lussu
Renato Natale
Serena Sorrentino
Jan Beilong
Ugo Angelillo
Mone Moussa
Giancammillo Trani
Sergio D'Angelo

tornaappost...o

19 maggio 2009

Napoli Monitor N°24 / Maggio 2009

Agnoletto

Chi è Vittorio Agnoletto?
Laureato in medicina, poteva puntare alla carriera, invece ha scelto di fare il medico di fabbrica ed è stato licenziato per aver difeso la salute dei lavoratori.
A fne anni ’80 ha fondato la LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids), perché per lui essere un medico ha sempre significato lavorare a favore dei più indifesi. Di giorno organizzava i gruppi di auto-aiuto tra malati, entrava
nelle carceri, andava nelle scuole a informare gli studenti sui rischi dell’AIDS. Di notte, insieme ad altri volontari, attraversava Milano con un pulmino per aiutare persone in difficoltà che pochi volevano avvicinare (tossicodipendenti,
lavoratori e lavoratrici del sesso, sieropositivi….).
Negli stessi anni studiava nuovi metodi di cura contro il virus HIV, pubblicava articoli su alcune fra le più prestigiose riviste scientifiche internazionali. Nel 2001 è in Sudafrica per un grande progetto di prevenzione della trasmissione del virus da madre a figlio e in prima fila nella lotta per i diritti dei malati contro i profitti delle multinazionali farmaceutiche. L’intuizione è che la ricerca e il volontariato sono inutili se non si combattono i potenti che impediscono la libera produzione e la distribuzione delle cure a tutti.
Per questi motivi Agnoletto diventa il portavoce del Genoa Social Forum che contesta il G8 di Genova. Proprio in quei giorni diviene uno dei leader di un grande movimento mondiale che denuncia i rischi di una economia sempre più
attenta alle Borse e sempre meno agli stipendi dei lavoratori.
E la drammatica crisi di questi mesi dimostra, purtroppo, che aveva ragione.
Dal 2004 è membro del Parlamento Europeo dove ha continuato il suo lavoro: ad esempio contro le direttive europee che vogliono aumentare l’orario di lavoro settimanale ifno a 68 ore, o a fianco dei parenti delle vittime dell’amianto oppure ancora contro la chiusura delle fabbriche in Italia e lo spostamento in Europa dell’est.
Forse non è un caso che è stato tra i parlamentari più presenti ai lavori del Parlamento: 88% di presenze!!! Mentre molti altri eletti non si sono visti quasi mai: sono questi i veri fannulloni: cacciamoli!
Perché dobbiamo votarlo?
Perché è una persona che da tanti anni lavora concretamente per la
difesa dei diritti di TUTTI noi (italiani e stranieri, uomini e donne, giovani e anziani, lavoratori, pensionati, precari, disoccupati, studenti, malati, carcerati).
Perché di lui possiamo fidarci!
AL PARLAMENTO EUROPEO MANDIAMO CHI E’ COMPETENTE
E LAVORA SERIAMENTE
Comitato elettorale “Io Voto Agnoletto” www.vittorioagnoletto.it

Loredana

Loredana è una operatrice sociale transessuale. Il proprio lavoro lo vive con tutta la forza e la capacità di chi, oltre alle competenze, unisce l’esperienza diretta, la conoscenza dei luoghi e dei linguaggi, l’aver vissuto la fragilità e il disagio.
Loredana il suo lavoro se lo è costruito iniziando come volontaria, impegnandosi in corsi di formazione, diventando insegnante per altre operatrici, raccogliendo affetto e fiducia, fondando l’Associazione Transessuali di Napoli, di cui è vicepresidente e portavoce. Il suo lavoro basta per vivere dignitosamente, non è ricco, né semplice, ma non è questo quello che Loredana nella sua vita cerca, quello che cerca è il proprio equilibrio, la propria libertà, la cura di sé, la cura dell’altro.
Svolge la sua attività ripetendo a se stessa e agli altri che solo l’opportunità di un buon lavoro può rendere le persone emancipate e autonome. Che solo il lavoro può aiutare molte persone transessuali ad abbandonare la strada e la prostituzione
Il lavoro sociale di Loredana è anche impegno politico. Per evitare che su gli ultimi, i senza voce i più deboli si scarichino le rabbie e le paure dei “normali” e dei “garantiti”. Per contrastare ogni forma di razzismo e intolleranza. Per tutelare e promuovere i diritti di ogni persona, indipendentemente dall’etnia, dal censo, dall’appartenenza di genere, dal credo religioso
Loredana abita nel quartiere Stella, lavora alla Cooperativa Dedalus, si occupa del progetto “Transiti, azioni integrate per la costruzione di pari opportunità di accesso alla cittadinanza per le persone transessuali”, svolgendo attività di strada, di informazione e di prevenzione, prendendosi cura e accompagnando le persone ai servizi territoriali, ai servizi legali, nelle strutture sanitarie, seguendo le persone nei percorsi di conseguimento della licenza media o nei corsi di formazione.
Loredana è una donna bella, coraggiosa, grintosa, determinata che quando hai accanto ti fa sentire sicura, qualunque cosa stia accadendo, qualunque cosa si debba fare. Loredana in Europa è vera sicurezza nella difesa di diritti e di libertà per tutte e tutti.

agenzia testo della legge

Art. 13.
Misure di incentivazione del raccordo pubblico e privato

1. Al fine di garantire l'inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori svantaggiati, attraverso politiche attive e di workfare, alle agenzie autorizzate alla somministrazione di lavoro e' consentito:
a) operare in deroga al regime generale della somministrazione di lavoro, ai sensi del comma 2 dell'articolo 23, ma solo in presenza di un piano individuale di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro, con interventi formativi idonei e il coinvolgimento di un tutore con adeguate competenze e professionalità, e a fronte della assunzione del lavoratore, da parte delle agenzie autorizzate alla somministrazione, con contratto di durata non inferiore a sei mesi;
b) determinare altresì, per un periodo massimo di dodici mesi e solo in caso di contratti di durata non inferiore a nove mesi, il trattamento retributivo del lavoratore, detraendo dal compenso dovuto quanto eventualmente percepito dal lavoratore medesimo a titolo di indennità di mobilità, indennità di disoccupazione ordinaria o speciale, o altra indennità o sussidio la cui corresponsione e' collegata allo stato di disoccupazione o inoccupazione, e detraendo dai contributi dovuti per l'attività lavorativa l'ammontare dei contributi figurativi nel caso di trattamenti di mobilità e di indennità di disoccupazione ordinaria o speciale.

2. Il lavoratore destinatario delle attività di cui al comma 1 decade dai trattamenti di mobilità, qualora l'iscrizione nelle relative liste sia finalizzata esclusivamente al reimpiego, di disoccupazione ordinaria o speciale, o da altra indennità o sussidio la cui corresponsione e' collegata allo stato di disoccupazione o in occupazione, quando:
a) rifiuti di essere avviato a un progetto individuale di reinserimento nel mercato del lavoro ovvero rifiuti di essere avviato a un corso di formazione professionale autorizzato dalla regione o non lo frequenti regolarmente, fatti salvi i casi di impossibilità derivante da forza maggiore;
b) non accetti l'offerta di un lavoro inquadrato in un livello retributivo non inferiore del 20 per cento rispetto a quello delle mansioni di provenienza;
c) non abbia provveduto a dare preventiva comunicazione alla competente sede I.N.P.S. del lavoro prestato ai sensi dell'articolo 8, commi 4 e 5 del decreto-legge 21 marzo 1988, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 maggio 1988, n. 160.

3. Le disposizioni di cui al comma 2 si applicano quando le attività lavorative o di formazione offerte al lavoratore siano congrue rispetto alle competenze e alle qualifiche del lavoratore stesso e si svolgano in un luogo raggiungibile in 80 minuti con mezzi pubblici da quello della sua residenza. Le disposizioni di cui al comma 2, lettere b) e c) non si applicano ai lavoratori inoccupati.

4. Nei casi di cui al comma 2, i responsabili della attività formativa ovvero le agenzie di somministrazione di lavoro comunicano direttamente all'I.N.P.S., e al servizio per l'impiego territorialmente competente ai fini della cancellazione dalle liste di mobilità, i nominativi dei soggetti che possono essere ritenuti decaduti dai trattamenti previdenziali. A seguito di detta comunicazione, l'I.N.P.S. sospende cautelativamente l'erogazione del trattamento medesimo, dandone comunicazione agli interessati.

5. Avverso gli atti di cui al comma 4 e' ammesso ricorso entro trenta giorni alle direzioni provinciali del lavoro territorialmente competenti che decidono, in via definitiva, nei venti giorni successivi alla data di presentazione del ricorso. La decisione del ricorso e' comunicata al competente servizio per l'impiego ed all'I.N.P.S.

6. Fino alla data di entrata in vigore di norme regionali che disciplinino la materia, le disposizioni di cui al comma 1 si applicano solo in presenza di una convenzione tra una o più agenzie autorizzate alla somministrazione di lavoro, anche attraverso le associazioni di rappresentanza e con l'ausilio delle agenzie tecniche strumentali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e i comuni, le province o le regioni stesse.

7. Le disposizioni di cui ai commi da 1 a 5 si applicano anche con riferimento ad appositi soggetti giuridici costituiti ai sensi delle normative regionali in convenzione con le agenzie autorizzate alla somministrazione di lavoro, previo accreditamento ai sensi dell'articolo 7.

8. Nella ipotesi di cui al comma 7, le agenzie autorizzate alla somministrazione di lavoro si assumono gli oneri delle spese per la costituzione e il funzionamento della agenzia stessa. Le regioni, i centri per l'impiego e gli enti locali possono concorrere alle spese di costituzione e funzionamento nei limiti delle proprie disponibilità finanziarie.

16 maggio 2009

la città in balia dell'affare disoccupazione

Viespoli afferma che non tratterà con i disoccupati del progetto Isola, per dare vita a un'agenzia sociale in cui farli confluire, se non cessano le irruzioni violente nelle sedi di partiti e istituzioni, gli incendi di autobus e cassonetti, insomma se non fanno i bravi ragazzi. Non dice però che i bravi ragazzi avrebbe dovuto smettere di incontrarli da tempo, sin dall'inizio di questa storia. Non riesco proprio a digerire questo suo rigore di facciata a valle di un percorso d’interlocuzioni e di accordi che, costellato da episodi di violenza come quelli attuali, dura da anni e ha sempre prodotto risultati, conferme, proroghe. Isola è solo un tratto di un percorso che è in piedi dal 2003. Viespoli avrebbe dovuto smettere già a quel tempo, ha avuto tutto il tempo e il modo per comprendere, non ha scusanti, è stato ed è anche lui responsabile di quello che è accaduto e che accadrà.
E poi mi sembra davvero singolare il modo in cui si annuncia all'opinione pubblica una decisione già presa (da chi e come?) su un'agenzia dalla missione impossibile e dal costo di 60 milioni di euro (annui?), in pratica quanto quello del reddito di cittadinanza per l'intera regione, un robusto contorno dello spezzatino che dovrebbe contrastare la miseria in città.
Gabriele è peggio, non condanna nulla, da convinto sostenitore del lavoro a chi lotta e che tutto questo sia meglio della camorra. Lui è amico dei disoccupati, è capace di rapportarsi a loro con umanità e fermezza, di fermarli o di non fermarli come e quando vuole, li ricambia della fiducia e soprattutto del loro concreto sostegno se ci sono le elezioni, o quando il suo potere vacilla nel tavolo della trattativa, nel partito, in regione. E' lui che controlla e garantisce, da assessore regionale, quello che fa la provincia, gli enti di formazione, le cooperative ambientali, l'intera filiera del "progetto".
Sempre tutto all’insegna della trasparenza, imparzialità, legalità, e guardando al mercato, a sbocchi veri nelle imprese, e non all’assistenza, come raccomanda il presidente Bassolino. Ma guarda caso sempre approdando alla platea delle liste e affini, e sempre in percorsi che si aprono e non si chiudono più, e sempre senza che nessuno sembri accorgersene o sia chiamato a rendere conto. Dove sta l’astuto sistema che fa entrare nei progetti come Isola alcuni e non altri? Questa è una domanda che la molla del buon senso dovrebbe suscitare e a cui la molla della politica e quella della giustizia dovrebbero rispondere. Ma tutti hanno altro da fare, evidentemente, o forse a nuessuno conviene che si scopra l'acqua calda.
I disoccupati. Sono compagni o provocatori? domandava allibito un compagno spettatore della irruzione di un centinaio di disoccupati al grido "orientamento-orientamento" che interrompevano la presentazione dei candidati Villone, Sodano e del segretario Ferrero l'altro giorno all'incontro di Rifondazione Comunista. Nessuno gli ha risposto, io lo guardavo con gli occhi persi nel vuoto.
Riflettendoci, la domanda è mal posta e forse ha ragione il mio amico Peppe quando mi rimprovera perchè me la prendo con i disoccupati.
La domanda giusta è: sono compagni o provocatori quelli di sinistra che trattano e accettano di governare e amministrare sotto minaccia e di rispondere con strumenti corrotti? Come Mola (che li tratta in veste Anci, giacchè forse al comune finalmente c'è un compagno delegato al lavoro che non ritiene si possa trattare), Allodi, Tuccillo (assessore-candidato alle europee), per non parlare di quelli che dei disoccupati in rivolta sono i principali sostenitori come Gabriele, o di quelli che fanno finta di non capire come il presidente Bassolino? I disoccupati in fin dei conti sono soltanto disoccupati.
L’altra domanda è: come rispondere alla protesta dei disoccupati? Come resistere quando la Digos e la Prefettura ti sussurrano nell'orecchio che quelli vogliono bruciare tutto? Che chisselaprendelaresponsabilità?
Il no alla violenza e agli atti intimitadori e il no alla repressione dei disoccupati ci consegnano questa situazione in cui sguazzano i provocatori-approfittatori dall'una e dall'altra parte con la parte disoccupati che raccoglie poco e perde sempre più qualsiasi identità compagnesca e quella dei potenti che tiene sempre più in pugno il potere di controllo e di decisione su ogni fatto che interessi il lavoro, la povertà, le disuguaglianze e i bisogni della città.
Chi rappresenta le istituzioni di governo e le istituzioni della città dovrebbe avere la decenza e il coraggio di smettere di fare dichiarazioni che offendono l'intelligenza dei cittadini. Dovrebbe assumersi delle responsabilità sulla questione della disoccupazione, che non può essere un giorno un’emergenza contingente che richiede interventi straordinari contingentati e un altro giorno un problema strutturale, in quanto tale irrisolvibile. Dovrebbe sapere che noi sappiamo che chi guadagna nell'Isola e nelle sciagurate agenzie sociali che ci aspettano è la politica molto più dei disoccupati, sono pochissimi assistiti rispetto alla moltitudine di precarietà, disoccupazione e di disagio che ci circonda, ed infine che chi perde è la città tutta intera e per molti anni a venire.
Infine, chi si dice compagno, e rappresenta la sinistra nelle istituzioni e nelle liste elettorali, dica cosa pensa, se tratterà o no con gruppi in lotta per se stessi e con la forza. Dica se e come si impegna a voltare pagina, per una politica seria sul problema della disoccupazione, che valga per tutti, che serva a sanare il mercato del lavoro dalla clientela e dalla illegalità, senza invocare lo sviluppo, dica cosa farà con quello che c'è, perchè di lavoro, di pubblico, di denaro e di ricchezza in una grande metropoli ce n'è per forza, il problema è come e dove circola e si accumula o accaparra, senza produrre benessere comune ma alimentando ingiustizia e povertà.
In fin dei conti amministrare e incassare consensi in questi modi barbari e miseri non è poi tanto difficile nè drammatico. Difficile e drammatico è riconoscenoscere nel voto e nelle istituzioni pubbliche la politica, il nostro diritto alla reppresentanza e alla partecipazione. sv

tornappost...o

15 maggio 2009

Mi dichiaro clandestino

Il pacchetto sicurezza si basa su un’idea che, al di là delle specifiche e gravi ricadute sulla vita dei migranti, sancisce la definitiva acquisizione nel nostro ordinamento di forme di razzismo istituzionale.
L’idea di stato e di società che porta con se è quanto di più lontano si possa immaginare da quella cultura della cura e dell’accoglienza che aveva fatto nel nostro Paese uno dei più avanzati al mondo in termini di legislazione in materia di diritti umani e civili, e allo stesso tempo di riconoscimento e vicinanza con le persone più fragili e differenti.
E’ una deriva che viene da lontano. E’ un’ondata razzista e discriminatoria nei confronti delle persone migranti che in questi anni è stata alimentata da una politica vigliacca e strumentale e che si è diffusa in modo ampio e profondo trovando facile presa nelle paure e nell’ignoranza, nel senso di precarietà e preoccupazione per il futuro che coinvolge milioni di cittadini italiani.
Il reato di immigrazione clandestina, che per la prima volta dopo le leggi razziali, considera reato non un comportamento ma una semplice condizione umana; l’allungamento dei tempi di detenzione nei centri di identificazione ed espulsione di persone che non hanno commesso nessun atto criminoso; l’inaudita violenza della norma che impedisce ad una madre di riconoscere il proprio bambino o la propria bambina solo perché non in regola con la normativa sul soggiorno sono scelte legislative che offendono la nostra storia, la nostra Costituzione, la nostra cultura.
Il pacchetto sicurezza, ancora, è un insieme di norme che sancisce che milioni di persone non avranno nemmeno più il diritto di appartenere all’umanità perché, nei fatti, saranno negate nella loro esistenza e non riconosciute come soggetti di diritto.
Non persone, perché le persone creano problemi in quanto pretendono di essere rispettate, hanno aspettative e sogni, ma solo forza lavoro, necessaria e indispensabile per coltivare i nostri campi, per portare avanti molte nostre imprese, per curare e accudire i nostri anziani
Un processo che, partendo dagli immigrati e dalle immigrate, si è allargato e sta caratterizzando e orientando la configurazione stessa della nostra società. Ha, consolidato, cioè, un’idea di società dove le identità si costruiscono e si riconoscono sul dominio o sull’annullamento delle altre identità differenti; dove la violenza non solo viene “sdoganata” ma assunta, in molti casi, come regolatrice delle relazioni umane, singole o collettive; dove le città diventano luoghi abitati non da cittadini ma da competitori sfrenati, dove gli ultimi, i differenti, i poveri sono spinti o costretti in periferie urbane e sociali senza diritti, senza opportunità, senza la possibilità di incidere sulle decisioni; dove le persone, come il territorio e il sapere, sono sacrificati e rapinati in nome del profitto.
Di fronte a tutto questo, come persona che da anni è impegnata nella tutela e nella promozione dei diritti delle persone migranti penso che nessuno possa più limitarsi alla sola indignazione. Penso che anche il silenzio, il non dire con chiarezze da che parte si sta equivalga in qualche modo ad essere complici. Penso, come dicono gli zapatisti, che sia venuto il momento di esprimere la propria “degna rabbia”. Penso sia urgente che ognuno di noi, nei luoghi del suo impegno, ma anche in quelli di vita e di lavoro debba nel quotidiano e con continuità contrastare l’ondata di inciviltà, cattiveria e razzismo che ci sta sommergendo
Penso sia venuto il momento della denuncia e di dichiarare la propria disobbedienza, civile, democratica e nonviolenta rispetto a norme che colpiscono chi è più fragile, che negano le persone che stravolgono ogni principio di eguaglianza e accoglienza.
Penso che la politica, anche quella più vicina a noi, che oggi giustamente, fuori e dentro il parlamento, prova a contrastare il governo su questi terreni, debba interrogarsi sulle sue responsabilità passate. Su come, in tanti casi, vi sia stata la rincorsa della destra su questi terreni. Su come si sia accettata una visione della politica centrata sui salotti televisivi e sui sondaggi e sull’adeguarsi agli umori, anche a quelli più sbagliati, della popolazione. Su come, anche la sinistra più vicina al mondo dell’antirazzismo in tanti casi abbia sacrificato la propria nettezza sull’altare delle compatibilità e delle mediazioni istituzionali e che, anche a partire dall’attuale campagna elettorale si dica con chiarezza che tali errori non saranno più ripetuti.

Andrea Morniroli – cooperativa sociale dedalus napoli

5 maggio 2009

decalogo dei cittadini per una buona politica




Segnali di fumo non è una lista civica, né un partito, né un movimento che prepari la strada ad un partito. Con la politica, con chi si candiderà vogliamo interloquire ma in piena autonomia, senza collateralismi, ribadendo che nessuno ma proprio nessuno ci può dare per scontati. Ci interessa la buona politica, un modo corretto e trasparente di gestire la “cosa pubblica” nell’interesse esclusivo del bene collettivo.
Ci sembra allora doveroso entrare nel confronto con la politica e con i candidati a queste elezioni europee e provinciali con una serie di proposte qualificanti, su cui chiedere impegni concreti, che puntino alla gestione trasparente e partecipata dei beni comuni, al contrasto alle povertà e alle insicurezze attraverso adeguate politiche sociali, ai diritti delle persone e alla partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica.
Siamo consapevoli che Segnali di fumo non è sufficiente a formulare le proposte e gli impegni. Sappiamo che altri e altre in questa città hanno idee, costruiscono vertenze sperimentano pratiche e alternative al modello dominante. E allora pensiamo sia urgente, se davvero si vuole provare a costruire un “decalogo dei cittadini per una buona politica”, convocare un’assemblea aperta a tutti i cittadini organizzati e non, a tutta la cittadinanza attiva e responsabile, ai comitati, alle espressioni di auto-rappresentanza, ai centri sociali per capire se è possibile, insieme e in modo condiviso, raggiungere tale risultato. Un decalogo di principi che vanno declinati in modo articolato rispetto alle specifiche scadenze della politica e in particolare rispetto a quelle elettorali ma nel quale possiamo tutti facilmente e chiaramente riconoscerci.
In vista della assemblea anticipiamo alcuni punti che ci sembrano di particolare rilevanza e che riteniamo possa essere utile sottoporre al confronto e alla riflessione:

1. Un impegno per le classi deboli
Rafforzamento degli impegni di bilancio dei comuni per le politiche sociali, in primis raddoppio nel bilancio del Comune di Napoli
L’obiettivo prioritario è ridare dignità alle persone attraverso politiche sociali adeguate. Non è accettabile che il Comune destini per ogni cittadino napoletano che vive situazioni di disagio e difficoltà, metà di quanto destini il comune di Milano.
E’ necessario che venano promosse politiche sociali che allevino la situazione dei senza fissa dimora, dei Rom, degli immigrati che vivono in mezzo a noi.

2. Attenzione ai più poveri
Reddito minimo di cittadinanza
E’ necessario contrastare il crescente impoverimento delle persone. Bisogna garantire ai disagiati un reddito minimo di cittadinanza che permetta a tutti di vivere senza necessità di ricorrere ai mille trucchi e ai mille espedienti della illegalità. Non possiamo consegnare i cittadini in difficoltà alle organizzazioni criminali e al loro subdolo sostegno di sopravvivenza.

3. “La camorra deve finire”
Per un’antimafia dei diritti e per un’economia pulita
Non a parole, ma attraverso l’impegno quotidiano contro il clientelarismo, la cultura mafiosa, la connivenza, ma soprattutto contro ”l’economia criminale”!

4. Lavorare per il buon lavoro
Sicurezza sul lavoro e dignità del lavoro per tutti
Per una politica di sostegno al lavoro che dia priorità assoluta alla sicurezza e alla salute negli ambienti di lavoro, realizzi finalmente un sistema equo di indennizzi in grado di coprire chiunque si trovi a perdere un lavoro, assicuri pari dignità, indipendenza e fiducia ai giovani, alle donne e a tutti quelli che non riescono a trovare normalmente un normale buon lavoro, dando loro occasioni concrete di inserimento, partecipazione, apprendimento, socializzazione.
Per una politica di accoglienza che riconosca in ogni persona immigrata per lavorare nel nostro paese il diritto alla legalità e ponga le basi per evitare che il bisogno di lavorare faccia di una persona una entità clandestina e la costringa a sentirsi sempre priva di ogni diritto.

5. La società della conoscenza
Imparare è un diritto
Per una maggiore attenzione e destinazione di risorse al sistema educativo, che sia realmente accessibile a tutti, che favorisca la piena inclusione nel "sistema paese" delle fasce sociali piu' deboli, che sia strumento di comunicazione e scambio fra differenti culture. Si tratta di invertire completamente la rotta di un sistema scolastico i cui principi ispiratori sono l'affermazione di una cultura sulle altre, l'emarginazione delle fasce sociali piu' deboli, l'adozione di percorsi educativi ispirati a logiche competitive, di sfruttamento e individualizzanti. Si tratta di restituire al pubblico il controllo sulla conoscenza e sui saperi, dando sostegno alla ricerca, alla istruzione, alla educazione permanente e alla cultura.

6. L’acqua è pubblica
Gestione pubblica dell’acqua intesa e riconosciuta come diritto umano fondamentale
La difesa dell’acqua come diritto fondamentale umano, gestita dai Comuni con azienda speciale , a totale capitale pubblico. Qualsiasi affidamento a SPA è l’avvio alla mercificazione dell’acqua.

7. Rifiuti zero
Raccolta differenziata senza incenerimento dei rifiuti
La gestione dei rifiuti con la raccolta differenziata porta a porta fino al 70% e con una seria educazione popolare che porti alla riduzione dei rifiuti. L’incenerimento dei rifiuti è contrario ad ogni corretta politica ambientale e della sobrietà

8. Spazi pubblici spazi comuni
Prendersi cura degli spazi pubblici
La città è degradata in centro e in periferia, i cittadini possono svolgere un ruolo importante ma necessitano di un impulso e di un progetto collettivo che può essere realizzato solo se ricevono ascolto e supporto. Alle ronde dobbiamo rispondere con i gruppi civici.

9. Il patrimonio immobiliare pubblico è bene comune
Gestione partecipata e democratica del patrimonio immobiliare pubblico
Il patrimonio immobiliare comunale, in primo luogo l’edilizia residenziale pubblica, deve diventare un bene comune mirato a garantire un’opportunità per una vita dignitosa dei cittadini e non occasione di speculazione. Per fare ciò è indispensabile che la gestione venga sottratta alla privatizzazione e restituita ai cittadini. Tutto il patrimonio immobiliare degli enti pubblici napoletani (Comune, Provincia e Regione) destinati all’edilizia residenziale pubblica devono essere messi in graduatoria per essere assegnati. La gestione deve essere affidata agli utenti attraverso strumenti che garantiscano trasparenza e partecipazione.

10. Trasparenza e rapporto con i cittadini
Per ricostruire la fiducia dei cittadini nella funzione pubblica
Assumendo l’impegno che la gestione della res publica (assunzioni, graduatorie, assegnazioni….) avvenga con la massima trasparenza e sempre “coram populo”. E che ogni assessore comunale, provinciale, regionale abbia un’ora precisa ogni settimana in cui ascoltare i cittadini.

Si tratta di primissime proposte, ancora messe come titoli che vanno approfonditi, sistematizzati, declinati nei loro contenuti, ed in ogni caso del tutto aperte alla discussione e alla modifica. Abbiamo la convinzione che Napoli possa uscire dalla sua crisi solo attraverso una grande e stabile alleanza fra garantiti e non garantiti. Pensiamo che questa possa essere una possibile strada per aiutare la società attiva a diventare soggetto politico, per far sentire meglio e con più forza la propria voce, per incidere sulle scelte, per riportare la politica a rioccuparsi degli interessi pubblici e collettivi.

Per discutere di questa proposte, della loro fattibilità, vi invitiamo alla assemblea cittadina il giorno 11 maggio alle ore 17 nel Teatro del Convitto Vittorio Emanuele, Piazza Dante, Napoli.