Per il nostro “Pubblico”
Ci interessa molto costruire una politica capace di interloquire, farsi attraversare dai movimenti e dalle forme auto-organizzate di società civile che a Napoli ci sono, fanno, costruiscono e propongono, si prendono cura dell’altro, del “pubblico”, per questo si impegnano e lottano.
Quella attuale, invece, sembra essere una fase segnata da una forte crisi di partecipazione da un lato e di progressiva autoreferenzialità della politica dall’altro, di vera e propria rottura del patto tra cittadini e partiti, di messa in discussione delle varie forme di rappresentanza fin qui conosciute e praticate. La società civile era il luogo della cittadinanza attiva nella sua forma più alta, mentre ora va emergendo un rischio di emarginazione che va a nostro avviso ad ogni costo contrastato.
Ci interessa molto poter dire la nostra, partecipare, confrontarci sui contenuti, discutere di programmi, di priorità, di etica del fare pubblico.
Di come immaginiamo e pensiamo, sulla scorta dell’esperienza di questi anni, debba essere la politica: i partiti, se possano o meno ancora essere, o tornare ad essere, la struttura unica della rappresentanza, della democrazia, del fare pubblico; le amministrazioni: perché molte amministrazioni di centro sinistra, in questa regione e non solo, con il loro operare alimentano tra le persone la confusione tra diritti e favori; partiti e istituzioni: perché i partiti si sono mutati in entità completamente sovrapposte alle istituzioni locali e sono per questo “costretti” (volutamente obbligati) a considerare la cosa pubblica come affare privato su cui costruire consenso, con le vie privilegiate all’accesso ai servizi, al lavoro, al bene casa, al bene istruzione, ecc.
Di come pensare ad una sinistra che sappia proporre un nuovo modo di pensare e agire la politica e il governo, e non riproporre invece gli stessi metodi di sempre, omologhi a quelli dell’altra parte, quasi fossero neutri e la sola differenza consistesse nel saperli praticare meglio. Di una sinistra, capace d’essere “di parte” anche nelle forme e nei processi decisionali, oltre che sulla presunta radicalità della proposta e dei contenuti.
La nostra idea di città è una Napoli con al centro del proprio crescere e svilupparsi le persone, con i loro diritti e la loro complessità di bisogni, relazioni, condizioni, progetti, sogni. Una città che consideri l’ambiente e i beni comuni come risorsa pubblica a disposizione di tutti e non invece terreno di rapina e di consumo rapace e selvaggio da parte del mercato. Una città che ponga come priorità il superamento delle precarietà abitative e del lavoro. Una città dove la partecipazione attiva e diretta dei cittadini assuma valore fondante nella costruzione di un nuovo rapporto tra persone e istituzioni. Una città dove le relazioni tra differenti siano fondate su pratiche non violente e allo stesso tempo capaci di opporsi anche attraverso strumenti di disobbedienza civile.
Su questi temi, in questa città, ora e forse in modo irripetibile, si stanno impegnando in tanti, certo in forme diverse, certo arrivando da culture diverse a volte diffidenti l’una dell’altra. Noi crediamo che dalle risposte a questi interrogativi, da questa voglia, da queste diversità e da questa nostra idea di città, debba e possa concretizzarsi una proposta su come e per cosa fare politica e quale politica, e su che significa farla insieme. Una proposta indipendente e parallela a quella della campagna elettorale, che non serva a vincere o far vincere, ma a convincere nella pratica che un altro modo di fare politica già “resiste”, prende forma, è necessario, è possibile.
Sergio D’Angelo, Patrizia Di Monte, Andrea Morniroli, Giacomo Smarrazzo, Susi Veneziano,
Gennaro Zezza,
da restituire firmata, se si condividono i contenuti e si intende partecipare alle iniziative che si realizzeranno insieme, aggiungendo il nome della organizzazione se c’è, il telefono, l’indirizzo, la mail, il sito, altri eventuali recapiti.