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11 marzo 2008

Rapporto sulle progioniere nel carcere di Al-Ramleh

RAPPORTO SULLE CONDIZIONI DELLE DONNE PALESTINESI PRIGIONIERE NEL CARCERE ISRAELIANO DI AL-RAMLEH

Al-Haq - Law in the Service of Man -, ha effettuato tramite uno dei suoi avvocati, Rafif Mujahed, una visita al carcere femminile di Al-Ramleh per raccogliere informazioni sulle condizioni delle prigioniere palestinesi. Mujahed è riuscita ad incontrare tre detenute: Amneh Muna, 26 anni (rappresentante delle prigioniere), Ahlam al-Tamimi, 27 anni e Raba'h Hamayel, 17 anni, che hanno reso le loro testimonianze sulle condizioni di prigionia. A loro avviso le condizioni delle detenute stanno peggiorando. Nella sua dichiarazione Muna ha voluto sottolineare che le detenute sono continuamente soggette ad insulti, denigrazioni e botte. Le cure mediche non sono sufficienti. Ha aggiunto che nel carcere sono detenute 60 donne, delle quali 10 hanno meno di 18 anni e 12 sono sposate.

Muna ha posto l'accento sul trattamento disumano che le prigioniere ricevono in questo carcere. Il 28 marzo 2003, la detenuta Ayshe Ibayyat, di 16 anni, è stata confinata per una settimana in isolamento poiché si era rifiatata di obbedire agli ordini di un secondino, che le aveva urlato contro e l'aveva insultata senza motivo. Il secondino la rincorreva, cercando di bloccarla mentre lei scappava e correva a nascondersi dietro a Muna. Ayshe urlava e gridava che non aveva nessuna colpa. Nel frattempo è arrivato il comandante del carcere ed ha cominciato ad urlare contro tutte le detenute dicendo: "Sono io l'uomo qui. Tutte le prigioniere, soprattutto le più giovani, dovrebbero aver paura di me e tremare quando arrivo. Voi non siete nulla per me e non dovreste essere rinchiuse in stanze normali ma dentro a celle, perché le celle sono il posto adatto per voi". E con la forza ha portato via la detenuta Aishe.

Muna ha descritto questa situazione come una fra le più difficili a cui ha dovuto assistere. Ha aggiunto che non dimenticherà mai l'immagine di Aishe che piangeva tra le mani dei secondini ed il comandante la insultava e la picchiava brutalmente. "La cosa più difficile in queste situazioni è che stai lì senza poter far niente per paura di punizioni collettive contro tutte le prigioniere", ha spiegato Muna.

Le celle d'isolamento sono di circa 3 mq. Non sono ventilate e mancano del tutto la luce e l'acqua calda. Durante tutto il periodo dell'isolamento viene fornito cibo di pessima qualità alle prigioniere, che non possono uscire dalle celle.

È utile ricordare che Aishe Ibayyat è sorella di Yousef Ibayyat, assassinato dall'esercito d'Occupazione Israeliano durante questa Intifada, Suo padre ha trascorso dieci anni nelle prigioni israeliane. Lei è attualmente in prigione perché aveva tentato di accoltellare un soldato israeliano.

NEGLIGENZE MEDICHE

Muna ha riferito che le negligenze mediche sono una consuetudine in questa prigione. L'assistenza medica è quasi assente. Ci sono molte prigioniere malate che non ricevono alcuna cura medica. La detenuta Ubaydah Abu Eisheh, di 27 anni, soffre di prurito ed alcune parti del suo corpo sono gonfie. Ma l'amministrazione della prigione non le ha fornito cure. Non è stato fatto nessun esame medico per identificare le cause della malattia. Anche la detenuta Erena Sarahneh, di 27 anni, soffre di problemi alle ghiandole. Come altre detenute malate, non ha ricevuto alcun trattamento. La detenuta Ahlam al-Tamimi soffre di acuti dolori alla vescica. Ogni volta che ha male, viene mandata da un'infermiera che non provvede alle medicazioni necessarie.

Muna ha anche detto di essere stata molto male il 25 marzo 2003, per l'ulcera allo stomaco di cui soffre. Aveva anche dolori alla schiena. Ha chiesto aiuto medico, ma non l'ha ricevuto. Nella notte i dolori sono diventati più forti. Altre prigioniere hanno chiesto ai secondini di chiamare un dottore, tuttavia i secondini si sono rifiutati col pretesto che Muna avrebbe dovuto chiederlo direttamente. Mezz'ora dopo è arrivato un infermiere. Ha impiegato 30 minuti ad arrivare anche se la clinica si trova solo a pochi metri dalla stanza in cui Muna è rinchiusa. Bisogna qui sottolineare che come prerequisiti per ottenere una visita medica occorre il permesso dell'amministrazione della prigione e del capo della sezione. Alla fine Muna è stata trasferita in clinica con la scorta di soldati in stato d'allerta ed equipaggiati di tutto punto.

LE PRIGIONIERE SONO MALTRATTATE

Muna ha dichiarato che alle prigioniere viene ordinato di spogliarsi completamente prima e dopo essere portate in tribunale. Nel caso in cui una prigioniera rifiuti di obbedire agli ordini, viene spogliata a forza dopo esser stata bendata. Le prigioniere hanno protestato contro questa pratica presso l'amministrazione della prigione, ma nulla è cambiato. Le prigioniere pensano che questo sia il trattamento più crudele che subiscono.

DIRITTO ALL'ISTRUZIONE NEGATO ALLE PRIGIONIERE

Muna ha riferito che nove prigioniere vorrebbero studiare per ottenere il diploma di scuola secondaria superiore (General Secondary Certificate Examination). Ma non sono stati dati loro i libri necessari per prepararsi all'esame. Lei ha protestato contro la voluta intenzione dell'amministrazione di privare le prigioniere della possibilità di sostenere l'esame. Il suo reclamo rispecchia quanto è avvenuto l'anno scorso, quando è stato impedito ad altre prigioniere di sostenere l'esame, nonostante si fossero preparate.

DIVIETO DI VISITE FAMIGLIARI

Alle famiglie non è permesso visitare le loro parenti in questa prigione. Si può far visita solo alle prigioniere che hanno la carta d'identità di Gerusalemme. Il fidanzato di Su'ad Abu Hamad non è stato autorizzato a farle visita nonostante avesse fatto richiesta 7 mesi fa (il fidanzato viene da Nazareth). Alle prigioniere, le cui famiglie vivono in Cisgiordania, sono assolutamente proibite le visite famigliari. Ciò aggrava la loro sofferenza.

La detenuta Rab'ah Hamayel, di 17 anni, di Nablus, è stata arrestata due anni fa e non le è ancora stato permesso d'incontrare la sua famiglia. Persino le telefonate sono proibite. La detenuta Iman al-Ghazzawi ha cercato di telefonare alla sua famiglia un anno fa: tutti i suoi tentativi sono falliti.

L'amministrazione della prigione fa uso di questa prassi come metodo di punizione contro le detenute. Muna ha riferito che è stata privata delle visite famigliari per due mesi. Il periodo è stato prolungato per altre due settimane. Non è stata data nessuna spiegazione per questa misura. Ha ricevuto frequenti minacce di essere rinchiusa nella cella d'isolamento se le detenute protestano contro il comportamento dell'amministrazione.

SOVRAFFOLLAMENTO

Le stanze sono sovraffollate. Alcune prigioniere sono costrette a dormire per terra, ma l'amministrazione della prigione non se ne cura affatto. Non ci sono letti. È evidente la carenza di abiti e libri.

Le prigioniere chiedono alle organizzazioni per i diritti umani di avere uno ruolo più efficace.

Muna afferma che la Croce Rossa Internazionale non sta facendo quello che dovrebbe. Per esempio: l'amministrazione della prigione accetta che questa organizzazione fornisca di abiti e libri le prigioniere. Ma la CRI si è rifiutata. Di solito la CRI dovrebbe visitare le prigioniere una volta al mese, ma lo fa ogni tre mesi. Inoltre nessuno sforzo viene compiuto per far intervenire medici specialisti esterni alla prigione che seguano alcuni casi che richiedono cure particolari. Muna ha richiesto alle organizzazioni per i diritti umani di continuare le loro visite e di lavorare di più per aiutarle dal punto di vista della salute.

MALTRATTAMENTI DEGLI AVVOCATI

Alla fine di questo rapporto dobbiamo riferire dei maltrattamenti ricevuti dagli avvocati da parte dell'amministrazione della prigione. La avvocato Rafifi Mujahed di Al-Haq è stata sottoposta ad una perquisizione personale umiliante prima che le fosse permesso d'incontrare le detenute. La avvocato ha protestato più volte contro questa misura ma invano. "Di solito siamo trattenuti in una stanza chiusa prima che ci sia permesso incontrare le prigioniere. Una barriera ci separa dalle prigioniere impedendoci di comunicare facilmente con loro".

[fonti: http://www.addameer.org/ - http://www.alhaq.org/index2.htm - http://www.btselem.org/index.asp]

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