Il terzo settore si ferma 40 mila assistiti a rischio
Repubblica 28 maggio 2008
Bambini senza più assistenza nelle case famiglia, disabili improvvisamente privati del sostegno necessario, anziani non autosufficienti abbandonati a sè stessi. La città dei deboli in ginocchio. Quarantamila persone a rischio da un giorno all' altro. Quel giorno è il 15 giugno. La data scelta da 150 organizzazioni che operano nel sociale per sospendere i servizi gestiti per conto del Comune. «Una sconfitta per tutti - ammette Sergio D' Angelo, portavoce del Forum regionale del terzo settore - ma non abbiamo scelta: i crediti che vantiamo sono ormai superiori al fatturato di un anno». Palazzo San Giacomo ha accumulato un arretrato, nove mesi, di 35 milioni di euro nei pagamenti: «Non ce la facciamo più, alcune attività sono già ferme». Come quelle di "baby care", il servizio di babysitteraggio per i piccoli delle famiglie in difficoltà. «Venivano accuditi trecento bambini, è fermo da inizio aprile». Si aspettavano un segno prima della discussione del bilancio in Consiglio. Non l' hanno avuto e per questo le cooperative e le associazioni scelgono la via della protesta dura: nessuna manifestazione, come il 21 novembre scorso, quando i mesi di pazienza erano stati sedici. Le organizzazioni si fermano: a rischio non solo i beneficiari dei servizi, ma anche quattromila posti di lavoro. Operatori, per lo più precari. «Come si intende garantire il settore?» domandano ora. L' ultimo incontro con l' assessore alle Politiche sociali, Giulio Riccio, due settimane fa. Poi una lettera indirizzata al sindaco. Nessuna risposta. Ecco allora un' altra missiva, urgente, al prefetto: «Dal 16 giugno ci fermiamo». Al centro delle rivendicazioni anche l' adeguamento delle tariffe che risalgono a dieci anni fa. E la contrarietà a un emendamento al Piano sociale di zona che prevede la possibile assunzione nella municipalizzata "Napoli sociale" di 215 operatori socio assistenziali impegnati nelle scuole al fianco dei bambini disabili. Un assorbimento che viene vissuto come uno smacco, una mano tesa alle clientele. «Ormai si lavora in perdita», lamenta la rete che fa capo al comitato "Il welfare non è un lusso" «ora basta, il Comune deve fare chiarezza sulle reali prospettive di risanamento». Secca la risposta di Riccio: «Non si può procedere per proclami. Il tempo di liquidazione dei pagamenti è lungo e non da oggi. Quando sono entrato in carica era superiore ai sedici mesi. Mi sembra inoltre che già in passato il Comune ha dimostrato di esserci». Il braccio di ferro dello scorso inverno si concluse con un risanamento parziale: quaranta milioni di euro con la formula della cessione di credito. Una boccata d' ossigeno. Ma la rotta non è stata invertita. E le prossime chiusure sono imminenti: a fine maggio tocca ai centri di accoglienza diurna per i minori a rischio. «Avevamo intenzione di accompagnare alcuni dei nostri assistiti nel Nord Italia per avviarli al lavoro, invece ora dovremo andare noi educatori», lo sgomento di Giovanni Laino, responsabile dell' associazione Quartieri Spagnoli. «Lavoreremo per evitare la sospensione di metà giugno, il tavolo è sempre stato aperto», lo spiraglio lasciato da Riccio. E sul paventato taglio da quaranta milioni nel bilancio comunale che verrebbe ripianato da un intervento della Regione, l' assessore alle Risorse strategiche, Enrico Cardillo, smentisce: «Non abbiamo mai diminuito la spesa per il sociale e non lo faremo neanche quest' anno». Per la città dei deboli venti giorni di speranza.
LUIGI CARBONE