La Repubblica Napoli 28/05/2008
Grandi impianti grandi affari
di Massimo Villone
Nella guerra dei rifiuti dopo lo spot del governo a Napoli torniamo alla vita reale. A Chiaiano, i cittadini finalmente lasciano soli gli irriducibili e i violenti. Barricate e filo spinato vengono rimossi.entrano i tecnici per i carotaggi. Nelle stesse ore, una raffica di arresti investe il commissariato rifiuti. Un colpo durissimo.Che cosa rimane, intanto, di questi giorni convulsi? Violenze e blocchi stradali sono inaccettabili. Teppismo e camorra vanno contrastati senza esitazione. Ma non dimentichiamo che per una parte la protesta è vera. Le preoccupazioni per l´ambiente e la salute trovano conferma nelle statistiche sanitarie. E l´imprevisto scenario di una vicina discarica fa crollare i valori immobiliari. Mentre un mutuo rimane da pagare su un prezzo ormai lontano dal valore effettivo, e vendere per ricomprare altrove diventa impossibile. Interessi non di camorra, ma di gente e famiglie normali.Bertolaso parla con i sindaci. Ma è il sindaco che governa la piazza, o la piazza che governa il sindaco? L´emergenza rifiuti viene anche dal collasso dei partiti come organizzazioni rappresentative e capaci di orientare l´opinione pubblica e le amministrazioni. Il dissenso si autorappresenta in comitati spontanei. Se il sindaco non ne prende la testa e naviga invece controcorrente, nascerà un altro leader, magari futuro candidato sindaco. Alla fine, chi potrà davvero governare la protesta?Il governo dice: avanti tutta, anche con la forza. Ma tutti diffidano di tutti. Anni di inerzie, di errori politici e amministrativi, di mala gestione hanno tolto credibilità alle istituzioni. Ascolto e fiducia non si riguadagnano oggi solo con l´appello alla coscienza civica. Bisogna mettere in campo una novità vera. Qui, invece, è il punto debole della strategia governativa. Discariche e termovalorizzatori erano, sono e saranno. Di risposte nuove e diverse nemmeno l´ombra.Su queste pagine si legge della protesta a Procida contro un impianto di dissociazione molecolare. Già nel 2007 a Benevento, su proposta del presidente Nardone, ci si era avvicinati a una esperienza simile. Oggi, si sente obiettare che con la dissociazione molecolare si abbandonerebbero la differenziata e il riciclaggio, o la ricerca di nuove politiche in settori cruciali come gli imballaggi. Non è affatto così. Comunque, la tecnologia è interessante: non solo per l´impatto ambientale ridotto, ma soprattutto perché consente impianti anche di piccole dimensioni.In prospettiva, molti piccoli impianti decentrati potrebbero sostituirsi o affiancarsi a pochi megaimpianti, ridistribuendo radicalmente ed equamente i carichi territoriali, e ridisegnando il ciclo di smaltimento. Aldo Loris Rossi ha proposto su queste pagine di abolire i consorzi - punti di inquinamento politico-amministrativo - restituendo il trattamento dei rifiuti agli enti locali. Una via impraticabile a fronte di grandi termovalorizzatori. Possibile, invece, nel caso di molti impianti minori distribuiti sul territorio. Inoltre, si ridurrebbe di molto il trasporto rifiuti, costoso, esposto alla pressione camorristica, e fattore in sé di inquinamento e di impatto territoriale. Quanti piccoli Comuni potranno essere soffocati da colonne interminabili di Tir diretti a un impianto? Ancora, un sistema fondato su pochi megaimpianti è intrinsecamente fragile. Il blocco di qualche strada di accesso può bastare a metterlo in crisi. Infine, grandi impianti e grandi affari camminano insieme. Ci si sottrae a un tempo agli uni e agli altri.Tecnologie aggiornate aprono a soluzioni politicamente efficaci. Mentre si preme per chiudere l´emergenza, perché non mettere in campo proposte e sperimentazioni avanzate? Potrebbero alleviare i timori di chi oggi protesta in buona fede. Sarebbe più facile isolare e colpire i teppisti e i portatori di interessi e di affari inconfessabili. E forse daremmo a qualche megaconsulente compartecipe del disastro di oggi l´occasione di imparare, per far meglio la prossima volta e guadagnarsi davvero la parcella. Magari da un´altra parte.
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