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27 maggio 2008

I tecnici nella cava di Chiaiano


I tecnici nella cava di Chiaiano. Il Presidio si prepara al primo giugno






Ieri sera la gente di Chiaiano era tutta per strada. Aspettava l’assemblea convocata per le 18, poi slittata più e più volte, nell’attesa di conoscere l’esito della riunione alla Prefettura di Napoli tra il sottosegretario ai rifiuti Bertolaso e i sindaci dei comuni.

La tensione era alta e il termometro è salito anche di più quanto, di ritorno dall’incontro in Prefettura, è arrivato il sindaco di Marano, Salvatore Perrotta. «Gli è stato ribadito che o si rimuoveva la barricata di cassonetti oppure ci sarebbero stati scontri con la polizia», dice Tonia Limatola, giornalista del Mattino ferita durante la carica della polizia la mattina del 24 maggio, che ieri sera era all’assemblea. «Dopo le cariche, la gente ferita, c’era il timore che la proposta della Prefettura fosse solamente una mossa per potere entrare con i mezzi militari». La controproposta di alcuni al Presidio era quella di lasciar passare i mezzi da un altro accesso, per mantenere la barricata, diventata simbolo della resistenza cittadina.

Invece il prefetto Alessandro Pansa – raggiunto questa mattina, insieme ai vertici di Impregilo e Ecolog, da un avviso di garanzia nell’ambito di un’ennesima inchiesta sul ciclo dei rifiuti–ha ribadito che lo Stato non poteva entrare «dalla porta di servizio», che quel simbolo doveva essere rimosso.

In alcuni momenti dell’assemblea la discussione è stata anche aspra. C’erano gli abitanti, 7-800 persone, «stanchi e non abituati a questo tipo di protesta–dice ancora Tonia–e chi invece aveva posizioni più intransigenti. I ragazzi del presidio che hanno dormito lì per tanto tempo, e che hanno anche preso le «mazzate» temevano di aver fatto una fatica per niente, temevano di aver fatto tutta questa fatica inutilmente e continuavano a soste nere il fatto che la barricata era simbolica, che non andava rimossa»

La trattativa è stata lunghissima. All’assemblea c’era anche Massimo Nuvoletti, il giovanissimo vicesindaco di Rifondazione di Marano, che è riuscito a calmare gli animi. «È stata una bella esperienza di partecipazione democratica – spiega– Dura, molto dura, perché nel pomeriggio di ieri la presenza delle forze dell’ordine era notevolmente aumentata. Nonostante questo siamo riusciti a far prevalere il buonsenso e a rimuovere le barricate per consentire l’accesso ai tecnici dell’Arpac». Il tecnici sono entrati stamattina alle 6,45 dalla collina dei Camaldoli. «Hanno scelto un percorso alternativo semplicemente perché il camion era troppo grande e la strada principale troppo stretta per poter passare – continua – Ora il clima è disteso, il dialogo che abbiamo intrapreso con Bertolaso continua e i manifestanti si sono convinti che la battaglia va combattuta al tavolo tecnico dove speriamo che tutte le analisi vengano fatte con trasparenza ed equilibrio e terranno conto anche del parere dei nostri tecnici nei quali abbiamo fiducia».

Alle 2,15 si è cominciato a tagliare il filo spinato della barricata e a dissaldare le barre di ferro che legavano i cassonetti. L’operazione è andata avanti per qualche ora.

Da qui a venti giorni, tempo stabilito per i rilievi, il Presidio in via Cupa del Cane non smobilita, anzi si prepara per la manifestazione del primo giugno a Napoli che avrà al centro sia il «no» alla discarica che, dopo l’inchiesta della Procura di Napoli, la richiesta di dimissioni di tutti gli inquisiti.

Solo a metà giugno si conosceranno i risultati dei carotaggi, anche se già oggi Cosimo Barbato, uno dei cinque esperti incaricati per effettuare le verifiche, si è espresso contro la sua realizzazione.

«Ci auguriamo che questi venti giorni non siano usati dalla stampa per ulteriori provocazioni. La stampa ha cercato di demonizzare la protesta parlando di camorra, non ne possiamo più e dall’assemblea di ieri è venuta fuori la richiesta dell’attenzione della stampa 365 giorni all’anno e non solo in occasione della rivolta. Che qui ci sia la camorra la stampa non lo deve scoprire solo nell’occasione in cui la brava gente manifesta per il proprio territorio. Quindi l’invito è quello di essere una presenza costante sul territorio e non solo una fugace apparizione».

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