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31 maggio 2008

Lavoretti... in agricoltura

A prima vista si sente profumo di giovinezza, di libertà e persino di rivincita: fin qui abbiamo visto solo flessibilità per il lavoro regolare, finalmente si vede qualcosa che dia tutela, quasi stabilità, o almeno status, al vasto mondo dei lavoretti, dell'informale, di un sommerso minuto molto piccolo ma molto esteso, che nell'equilibrio economico generale non pesa nulla, ma che negli equilibri redistributivi, negli stili di vita può assumere un rispettabile spessore.
Si tratta del voucher per pagare i lavori occasionali, previsto da un articolo del decreto di delega della Legge 30/03 (nota come "Legge Biagi") finora inattuato. E' rivolto appunto ai lavoretti informali, babi sitteraggi, animatrici, giardinaggio, pieghe ai pantaloni, lezioni private, accompagnamenti, massaggi, ecc... e potrebbe trovare applicazione, con queste prerogative di utilità e di trasparenza, anche in alcune tipologie di transazioni tanto largamente diffuse quanto difficilmente catturabili dall'erario e dal controllo amministrativo, come ad esempio quelle delle case vacanza, delle camere per studenti ecc..
Quello che suscita meraviglia è che il voucher trovi come prima applicazione sperimentale, in Puglia, il bracciantato: un lavoro che di lavoretto ha ben poco, sebbene attragga occasionalmente, in una stagione della vita, giovani e studenti. Questi ragazzi tuttavia difficilmente si trovano o si prestano a fare questo tipo di esperienza in nero e spesso la fanno nelle reti di volontariato che organizzano "campi di lavoro" e il grosso va nelle cooperative del centro nord o all'estero.
Al resto del lavoro bracciantile non proprio "lavoretto" ci si ricorre o in nero con gli immigrati clandestini o con regolare contratto di lavoro a tempo determinato per il quale l'Inps assicura un'indennità di disoccupazione speciale in base al numero di giornate lavorate (minimo 51). Escluso per definizione che il voucher possa andare all'immigrato senza permesso di soggiorno, resterebbe praticabile essenzialmente l'area delle 51 giornate che però costerebbe un po di più (10 euro all'ora) rispetto ai minimi contrattuali. A risparmare sarebbe solo l'Inps, posto che i braccianti regolari ci rimetterebbero soltanto, anche rispetto al rapporto di lavoro in regime di somministrazione. In conclusione come si contrasterebbe il sommerso se il grosso del lavoro al nero lo fanno immigrati che non si possono "dire"? Ma se ci crede il Vicky presidente, che va bene così, non possiamo che crederci pure noi e andare a vedere l'esperimento.
sv

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