Una lettera collettiva
Nelle prossime pagine pubblichiamo un testo che non è un appello né tanto meno un documento. è una lettera, che varie persone hanno pensato fosse utile scrivere, correggere, riscrivere ed emendare o semplicemente condividere. Tutto è stato fatto in pochi giorni, la settimana scorsa. Sentivamo un’urgenza: suggerire che, di fronte a quel che sta cadendo addosso a noi cittadini, comunità, società civile o movimenti [ognuno usi il termine che vuole], c’è la possibilità non solo di resistere, ma di cominciare a fondare da subito un altro genere di politica. Non è una novità, questa convinzione. Mesi fa, fu pubblicato un appello intitolato «La politica che vogliamo», firmato da molte persone della società civile, che poi diede luogo al seminario della Rete Lilliput sullo stesso tema che si tenne il 5 aprile, lo stesso giorno in cui Carta e l’associazione Cantieri sociali organizzavano il Cantiere dell’altra politica. E Paolo Cacciari, che aveva partecipato ad ambedue gli incontri, scrisse poi la prima bozza della lettera che pubblichiamo.
I movimenti come quelli della Val di Susa e di Vicenza sono secondo noi già – in germe – questa altra politica. Ma vi sono molti altri modi di cercare la stessa cosa. La lettera infatti è proposta da persone diverse tra loro. Vi sono ricercatori, intellettuali attivi, per così dire, come Marco Revelli, Riccardo Petrella, Tonino Perna e Bruno Amoroso. Lo stesso Giulio Marcon è un analista della cooperazione internazionale e della società civile, oltre ad essere il presidente della Rete Sbilanciamoci. Poi vi sono i valsusini Chiara Sasso, Claudio Giorno ed Ezio Bertok [che cura il sito del Patto di mutuo soccorso]. Della Rete Lilliput fanno parte Alberto Castagnola e Riccardo Troisi, e con loro cooperano, su questo e altri temi, Antonio Tricarico e Andrea Baranes della Campagna per la riforma della Banca mondiale. Promotore delle Reti dell’altra economia è Davide Biolghini, mentre Alberto Zoratti, oltre ad essere attivo nel commercio equo, ha costruito un osservatorio sul commercio mondiale [Fair Watch, che collabora ogni settimana con Carta]. Sergio D’Angelo, napoletano, è il presidente di un grande consorzio di cooperative sociali, Gesco. Del movimento dell’acqua toscano fa parte Tommaso Fattori, e del Contratto mondiale dell’acqua Emilio Molinari. Ciro Pesacane è il promotore del Forum ambientalista, Gianni Tamino è un docente ed ecologista, e Gianni Palumbo è del movimento «No oil» della Basilicata [tra tante altre cose]. A discutere con noi anche Ciccio Auletta e Sergio Bontempelli, del Progetto Rebeldìa di Pisa, straordinaria «casa delle associazioni». Giuseppe De Marzo è dell’Associazione A Sud e Mimmo Rizzuti della Sinistra euromediterranea. Don Pasquale Gentili è il parroco di Sorrivoli [in provincia di Forlì-Cesena] e Mino Savadori è il presidente dell’associazione culturale «Il Castello», Rete cesenate della società civile organizzata. No Tav [il minacciato «sottoattraversamento» della città] è anche il fiorentino Maurizio De Zordo, mentre Cristiano Lucchi fa il mensile «L’altra città», molto legato alle comunità delle Piagge, e naturalmente Ornella De Zordo è consigliera comunale a Firenze di Unaltracittà/unaltromondo. A lavorare intorno alla nostra lettera hanno ovviamente contribuito quelli di Carta, in particolare Anna Pizzo e Pierluigi Sullo, nonché Andrea Morniroli, presidente dell’associazione Cantieri sociali, e Sergio Sinigaglia, dei Cantieri sociali marchigiani.
Avendo più giorni a disposizione, questo elenco avrebbe potuto allungarsi a dismisura. Diversi hanno preferito prendersi qualche giorno per rifletterci, e diranno la loro nei prossimi numeri di Carta e altrove, e tutto finirà nel sito di Carta e in altri. Ci pareva necessario lanciare subito un segnale, ma la lettera vuole essere un lavoro aperto, la cui scrittura è collettiva e perciò progressiva, a cui tutti possono contribuire, sia scrivendo a carta@carta.org [indirizzo che indichiamo per comodità, per avere un unico luogo da cui smistare le comunicazioni], che partecipando agli incontri che proponiamo nella lettera.