Traduzioni

7 aprile 2008

Scheda Conciliazione

di Giovanna D'Alonzo

La conciliazione concerne sfere di azione molto diverse, e strettamente interconnesse. Ha molte sfaccettature, percorsi non sempre lineari, e valenze non sempre positive.

In estrema sintesi coinvolge 3 contesti: la sfera privata, il mondo del lavoro, la sfera pubblica.


All’interno del Cantiere, si può attivare una riflessione per ognuna delle 3 aree, ed in particolare, si possono individuare alcune sottoaree di impatto su cui ragionare e proporre iniziative (momenti di riflessione e/o approfondimento, azioni, progetti, scambi di risorse,..)


PRIVATO

  • uso del tempo a livello individuale, strettamente legato al senso della vita

    • come strutturo il mio tempo

    • cosa mi dà senso

    • banca delle risorse (tempo, risorse, competenze, conoscenze,..) qui ci vanno i GAS, ad esempio, oppure la casa di Licosa di Andrea

  • relazione uomo-donna, perché l’organizzazione del tempo individuale si intreccia con il tempo degli altri

    • il passaggio dalla conciliazione alla condivisione

    • il contrasto agli stereotipi legati al genere


LAVORO

  • imprese e mondo del lavoro, in cui si possono promuovere

    • azioni positive per recuperare lo svantaggio delle donne (per i carichi di cura e sul reddito)

    • la sperimentazione di misure di flessibilità1

    • l’aumento dell’uso dei congedi parentali da parte degli uomini (questo punto si riconnette alla sfera privata, ai ruoli stereotipati, all’accettabilità sociale -sia in azienda che in famiglia- di un padre che utilizza il congedo parentale, sempre che il danno economico sia accettabile, ed è raro, data il diffuso gap salariale tra uomini e donne)


PUBBLICO

  • luoghi e servizi della città di Napoli in cui si potrebbero proporre azioni per

    • la fuoriuscita del tema della conciliazione dal ghetto delle politiche sociali e delle pari opportunità, per approdare all’ampio contesto delle politiche integrate di sviluppo sostenibile

    • il passaggio da una politica di intervento di emergenza sul disagio alla promozione di una politica anche per l’agio e il benessere sociale

    • una rete di servizi alla famiglia


Provo a fare degli esempi e lanciare delle ipotesi, su cui confrontarci.


Per prima cosa, restringo il campo di riflessione alle persone che lavorano, e che possono avere anche carichi di cura. Questa premessa è importante, perché parlare di conciliazione in relazione a chi un lavoro non c’è l’ha mi sembra offensivo2.


In questa suddivisione privato/lavoro/pubblico, mi vengono in mente varie suggestioni.


Sviluppo principalmente questioni relative all’ambito privato, perché rientrano nella sfera del mio agire. Poi si vede se e come arrivare, da qui, a indurre processi più esterni (mondo del lavoro e sfera pubblica).


Prima suggestione

Nel privato, tanto per iniziare, c’è da chiedersi se è vero che le persone vogliono liberare il proprio tempo dal lavoro. In quelli che un lavoro ce l’hanno, e soprattutto se piace, colgo spesso l’inerzia a buttarsi a capofitto nel lavoro, posto che è il modo più semplice e meno faticoso di darsi un senso di vita.

Il problema secondo me, quindi, non è conciliare, ma cosa farsene del tempo liberato. Questo si intreccia subito con la prospettiva pubblica della conciliazione: è una questione di luoghi e servizi. Ci sono posti? Cosa mi offrono? Cosa posso fare a Napoli per occupare il mio tempo?

Le persone tutto sommato cercano di massimizzare quello che credono essere il proprio benessere, o minimizzano quello che percepiscono come spreco di energia.

Non nascondo, ad esempio, che la motivazione della mia partecipazione al Cantiere ha questa componente: mi offre un’occasione di attivazione (che contribuisce a darmi un senso di vita) che preferisco ad altro, perché mi consente di mettermi in gioco con relazioni umane e sociali. Banalmente mi consente di interagire per acquisire un pensiero o un’emozione in più. Sono disposta quindi a spostare parte del mio tempo su questo, perché ho un tornaconto di benessere.


Seconda suggestione

Sempre nel privato, la conciliazione scardina profondamente la relazione uomo-donna.

Tempo fa, ad esempio, ho provato a fare qualche giochino tra amici, tipo questionari su chi fa cosa in famiglia, e vi assicuro che hanno avuto un impatto molto meno banale di quello che pensavo. La conciliazione impatta sulle relazioni familiari e sui ruoli. In pubblico siamo tutti molto democratici, sarebbe meglio dire “pariopportunisti”, salvo ben tutelare i nostri spazi e privilegi privati. E comunque, anche quando in perfetta buona fede, e senza arroccamenti sulle proprie posizioni, ognuno di noi fa i conti con stereotipi talmente interiorizzati da essere come marcati a fuoco.


Terza suggestione

Il contrasto tra il tempo troppo pieno di chi lavora, e quello troppo vuoto di chi è fuori dal lavoro (bambini, anziani, diversamente abili, percepiti per lo più come carichi di cura per qualcuno, ma anche persone che semplicemente non hanno un lavoro, e che hanno il problema di impiegare il loro tempo)

Oggi io ho il problema del mio tempo di lavoro, della mia voglia di avere tempo per me, dei figli adolescenti che richiedono attenzione, della mamma vedova anziana e mezza azzoppata da un femore con protesi, che ha bisogno di attenzione, cure e tempo dedicato perché fondamentalmente è sola.

Una città più conciliante per tutti e con più servizi, offrirebbe più possibilità di intrattenimento a mia madre, e ai miei figli, faciliterebbe la vita di tutti con servizi di sollievo, e io avrei meno ansie e cose di cui occuparmi per conto terzi, e potrei utilizzare il tempo libero, che ho, per fare cose per me, invece di preoccuparmi per gli altri. Sempre perché ho il pallino del benessere, soprattutto del mio.


Proposte per il Cantiere:

  • iniziative per l’uso creativo del tempo, per socializzare, divertirsi, pensare, crescere. La mia esperienza è che se ho l’opportunità di partecipare ad una situazione dalla quale me ne vado con almeno un pensiero in più, sono felice. Se trovo un modo per fare questo insieme ad altri, lo sono ancora di più. Ribadisco che questa è una delle mie motivazioni per partecipare al Cantiere. Secondo me è opportuno, se è condiviso da altri, esplicitarlo. È uno strumento per produrre benessere a livello individuale e collettivo. Mica poco. Ritengo necessario renderlo esplicito, perché se il presupposto è vero, allora si potrebbe dire che è già sufficiente che ci incontriamo per fare colte riflessioni e approfondimenti tra di noi, e siamo contenti. In realtà, penso che questa del bisogno di fare uso creativo del tempo sia solo una componente, e che ci sia invece fortemente anche il bisogno di indurre processi esterni a noi di tipo politico (nel senso di POLIS). E qui si innestano le altre iniziative che vogliamo proporre attraverso il Cantiere. Io ho necessità di chiarirmi che lo faccio per un mio bisogno di darmi un senso. E ovviamente devo restringere il campo a cose e interventi che veramente posso mettere in atto, altrimenti diventa per me frustrante ed esco dal processo. Penso che questo rischio possa essere vero anche per altri.

  • sul tema della relazione uomo-donna. A me interesserebbe un confronto “a voce bassa” sulle moderne identità maschile e femminile. Mi rendo conto che gli stereotipi sono radicati in profondità. Spesso mi colgo “costretta” mio malgrado in atteggiamenti stereotipati, nella mia esperienza di lavoro ma anche nella vita personale e di relazione. Mi scontro con i miei bisogni di protezione che fanno a cazzotti con i miei bisogni di autonomia, e colgo a volte negli uomini analoghe contraddizioni tra la resistenza a cedere un ruolo dominante e il bisogno di un appoggio e di una sponda. Non è solo privato, tutto questo. Mi sono scocciata di parlare di queste cose solo con le donne. Vorrei sentire e arricchirmi del pensiero degli uomini. Finora ne ho incontrati pochi interessati a parlarne. Ci sono uomini che si sentono oppressi dall’idea che il mondo si aspetta da loro sempre e comunque una soluzione? Soprattutto se tecnica? C’è qualche maschio che sente il peso di essere quello che tutti pensano che deve portare il pezzo più grande di pane a casa, anche quando i contratti sono a progetto, e non sai se verrà rinnovato?

Ci sono uomini che hanno voglia e curiosità di confrontarsi a bassa voce su paure e sogni? Io ne sono curiosa. O mi devo rassegnare?

  • nel Mondo del lavoro: su questo si può andare dallo scambio di informazioni su esperienze di conciliazione nelle imprese a proposte da promuovere, si potrebbero sviluppare varie cose. Interessa qualcuno?

  • Luoghi e servizi: anche qui, si può andare dallo scambio e messa in rete delle informazioni, all’uso “creativo” delle risorse della città (chi dice che non si possa organizzare una riunione al Virgiliano, seduti nell’erba al sole?) Sempre perché ho il pallino del benessere.


Per il mondo del lavoro e i luoghi e servizi, secondo me come cantiere poco possiamo fare, in maniera diretta. In modo indiretto, però, visto che molti di noi lavorano a Napoli in contesti che consentono di mettere in campo iniziative concilianti, possiamo attivarci in tal senso.

Note



1 Questo è un terreno molto pericoloso, e non a caso la conciliazione non è mai stata promossa realmente dai sindacati. Flessibilità e sicurezza troppo spesso divergono. Il salto di qualità da proporre attraverso misure di conciliazione nelle imprese è esattamente quello della flessibilità per migliorare il benessere di persone e organizzazioni.

2 In relazione ai problemi legati al mercato del lavoro ci sono già una serie di interventi, e molti nel cantiere lavorano in questo campo. Certamente si possono creare o rinforzare le connessioni tra iniziative promosse da singoli o organizzazioni che lavorano in questo campo, ma questo si inserisce in altre azioni proponibili nel Cantiere.

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