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21 febbraio 2008

Sulla Sicilia decidano i cittadini siciliani.


La scelta di Anna Finocchiaro da parte del Partito Democratico, come candidata per le elezioni alla presidenza della regione Sicilia, rischia di separare, più che di unire, le forze del centro/sinistra siciliana, mentre da più parti si chiedevano le primarie o, se non ci fosse stato il tempo, procedure basate almeno sul riconoscimento della pari dignità tra partiti e movimenti espressione della società civile. Sarebbe stato questo l’unico modo per salvaguardare i percorsi di aggregazione sociale e i processi di autoorganizzazione, come quelli maturati attorno a Rita Borsellino, sui quali si stanno faticosamente costruendo nuovi argini contro la mafia e il potere clientelare. Le prime fasi della campagna elettorale in Sicilia, come nel resto d’Italia, mettono invece in evidenza, oltre alla arrogante certezza di vittoria e di impunità del centrodestra, che si permette persino il lusso di dividersi, tanto è sicuro della vittoria finale, la volontà egemonica del Partito democratico che, se non sarà immediatamente ridimensionata, potrà solo contribuire ad intaccare la volontà di partecipare (anche al voto) e l’impegno politico dei cittadini siciliani.


Nessuno può pensare di accantonare con una scelta di vertice il movimento e le aggregazioni politiche che da anni si erano espressi unitariamente per Rita Borsellino, né si può caricare la responsabilità del fallimento di un percorso unitario, causato dalle imposizioni maturate a Roma, su chi fino all’ultimo ha lavorato come Rita e le forze che le sono state vicino, per l’unità e per la partecipazione più ampia.


I giochi però sembrano purtroppo ormai fatti, con l’annuncio della candidatura di Anna Finocchiaro, ai partiti della Sinistra arcobaleno non resta che prendere atto del fatto che - al di là della figura prescelta come candidato alla Presidenza della regione - metodo e contenuti che si annunciano da parte del Partito Democratico non potranno dare nessuna copertura a quanti sono quotidianamente impegnati in Sicilia nella lotta contro tutte quelle incrostazioni di potere che strangolano la vita dei siciliani e che costringono sempre più spesso i giovani ad emigrare.


Anche la Sinistra Arcobaleno siciliana dovrà assumersi tutte le sue responsabilità, se restare in una situazione di subordinazione nei confronti del Partito democratico, o se recuperare finalmente piena autonomia e quel rapporto con i movimenti e con i cittadini che, negli anni del governo Prodi, malgrado in Sicilia si lottasse insieme contro Cuffaro, è stato fortemente incrinato.


Non si può tornare a trattative basate sulla conta dei futuri scranni nelle istituzioni di governo. Occorre, da subito, un forte rilancio dell’impegno, della mobilitazione sociale e, se occorre, del conflitto vero e proprio, a fianco delle battaglie dei cittadini e dei residenti (senza dimenticare i migranti) più deboli, per il lavoro nella legalità, per una sanità che funzioni, per l’accesso alla casa, per la legalità della pubblica amministrazione, per una scuola che non sia appannaggio di arricchimento per i privati, per un ambiente che non venga deturpato da opere pubbliche dannose che servono solo ad arricchire la mafia ed i suoi referenti economici e politici.


Il lavoro da fare è tanto, i cittadini e i movimenti che si sono impegnati su territori sempre più difficili proseguiranno nel loro lavoro quotidiano ma, se le scelte dei vertici siciliani dei partiti del centro sinistra non cambieranno, i frutti di questo impegno non passeranno certo dalle urne elettorali.


Fulvio Vassallo Paleologo

Università di Palermo


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