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23 febbraio 2008

Sinistra e associazioni, tra promesse e tabù

Carta quotidiano venerdì 22 febbraio 2008 ore 17.30 Pagina 3

Continuano gli incontri della Sinistra arcobaleno per completare il programma. Oggi è stata la volta delle associazioni. Si è parlato di precari, laicità e partecipazione. Altri temi rimangono ancora tabù.
di Gianluca Carmosino


Ci possono essere diversi modi con i quali osservare e valutare uno degli incontri promossi in questi giorni dalla Sinistra Arcobaleno per completare la bozza del programma elettorale. La sala Luigi Pintor della sede di Carta, a Roma, ha ospitato oggi quello organizzato con le associazioni. Si potrebbe, ad esempio, segnalare chi c'era [dall'Arci a Libera, dall'Associazione per il Rinnovamento della sinistra alla Lav, dalla Tavola della pace all'Unione degli studenti, dalla Lipu all'Associazione Scuola della Repubblica e molti altri, in tutto poco meno di cento di persone] e chi non c'era, chi è intervenuto e chi no. Si potrebbe anche analizzare cosa è stato detto [una delle proposte più belle è stata di certo quella di Andrea Satta dei Tetes de Bois e della Rete degli artisti: in tutte le scuole deve esserci una giornata a settimana dedicata esclusivamente ad arte e cultura]; altri hanno ricordato come un soggetto che si chiama Sinistra Arcobaleno non può dimenticarsi delle centocinquantamila persone con disabilità che vivono ancora segregate in istituti, dei diritti degli animali, dei rischi di guerra nucleare e delle politiche per il disarmo, e di quanto «ormai ci siamo abituati al razzismo e alle aggressioni fasciste contro i migranti», come ha detto Filippo Miraglia dell'Arci.
Ma forse potrebbe essere interessante anche osservare i linguaggi utilizzati sia dai politici [era assente Fausto Bertinotti colpito dall'influenza, mentre c'erano Patrizia Sentinelli, Titti Di Salvo e Walter de Cesaris] che dai rappresentanti delle associazioni: espressioni come «la lettura della fase», «il punto fondamentale», «gli obiettivi politici», «l'occasione storica», «l'ascolto reciproco», «facciamo rete», «politica concreta», «la crisi della politica», «le speranze nate con il 20 ottobre» ad esempio sono stati piuttosto diffuse. Invece, alcune delle parole chiavi ripetute da molti, a volte alludendo a cose diverse a volte strappando timidi applausi, sono state precari, laicità, partecipazione, ambiente e ovviamente pace [mentre parole come autogoverno, decrescita e rom sembrano ancora dei tabù così pure nomi come No Tav e No Dal Molin].
Difficile dire quali degli interventi hanno dimostrato che, per dirla con Marco Revelli, occorre in questo momento «tenere aperta la possibilità di una lotta politica di sinistra, bisogna tenere un varco». Forse Tonio Dall'Olio [Libera] quando ha parlato ad esempio di nonviolenza come modo nuovo di fare politica e di ripensare l'economia o quando ha raccontato di antimafia sociale territoriale, ma anche Patrizia Sentinelli quando ha detto che l'incontro tra politica e società civile deve essere permanente «e fondante per una nuova idea di politica» e quando ha parlato di reti, di contaminazioni, di altra economia e di «costruire una società di pace, non solo come assenza di guerra, ma come relazione tra persone, comunità e ambiente».
E Andrea Satta quando ha raccontato dei migranti brutalmente sfruttati nelle campagne della Puglia per raccogliere «i pomodori che finiscono nei supermercati delle nostre città». E ancora: si potrebbe osservare l'età media dei presenti [sotto i trenta forse un paio], chi e quanti hanno preso appunti [su cosa e soprattutto perché], chi ha apprezzato il caffè equosolidale distribuito da Carta, chi dopo il proprio intervento se ne è andato [molti], chi si è divertito [pensando di divertire gli altri], a cambiare il tono della voce durante il proprio intervento scambiandolo per un comizio, chi ha rivendicato l'autonomia della società civile dalla politica e chi invece [come Flavio Lotti] pensa che la società civile più che scrivere il programma debba costruire il nuovo soggetto politico e partitico che andrà in parlamento e nelle amministrazioni locali. Infine, si potrebbe indovinare quanti hanno annunciato che avrebbero fatto soltanto «una premessa» e «un paio di cosiderazioni», senza purtroppo riuscirci: ma la risposta sarebbe troppo facile.

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