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18 febbraio 2008

Lettera aperta dei comitati cittadini di Pianura, Quarto e Pozzuoli

Lettera aperta dei comitati cittadini di Pianura, Quarto e Pozzuoli
[5 Febbraio 2008]

Dopo le denunce dei cittadini di Pianura la Procura di Napoli sequestra la discarica di Contrada Pisani, attiva per più di 40 anni. Si ipotizza il reato di disastro ambientale ed epidemia colposa. E mentre il super-commissario De Gennaro sceglie Pianura come deposito di «ecoballe» si aspetta ancora la bonifica dell’area.

Dopo decenni di tentativi perpetrati ai danni della popolazione del quartiere di Pianura e dei limitrofi comuni di Quarto e Pozzuoli, come l’insediamento di una fabbrica di piombo, la costruzione di un carcere, l’apertura di un sito temporaneo di trasferenza durante l’acuirsi dell’emergenza rifiuti nel 2004, il trasferimento nell’area degli inerti derivanti dalla bonifica dell’area ex Italsider di Bagnoli, si è giunti al sequestro ordinato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli di parte dell’area della ex discarica chiusa dodici anni fa.
I magistrati sono giunti ad ipotizzare i reati di disastro ambientale ed epidemia colposa a seguito di quaranta anni di sversamenti leciti ed illeciti di rifiuti tossici e nocivi in tutto il cratere dei Pisani. La discarica nella contrada è stato l’ennesimo episodio di una storia umiliante e senza precedenti.

La Procura ha finalmente dato ascolto alle denunce della popolazione. Esse hanno rilevato il nesso tra le patologie oncologiche e la presenza della discarica. Questa grande conquista insieme al sostegno della comunità scientifica ha consentito il risveglio della dignità e del senso civico della popolazione.
Dopo il sacco edilizio degli anni settanta e ottanta si continua ad operare non per il bene della comunità ma per lo scempio dell’ambiente e per l’attentato sistematico alla salute delle persone. La società civile liberamente scesa in strada a manifestare il proprio pensiero sta denunciando l’ennesimo tentativo di trasformare il quartiere e le zone adiacenti in una discarica sociale.

Ci domandiamo perché in uno Stato che speriamo voglia continuare ad essere civile e democratico noi cittadini che ci battiamo quotidianamente per il rispetto delle regole che soggiacciono alla civile convivenza e per l’affermazione del principio di legalità siamo costretti a difenderci continuamente da attacchi violenti e contrari allo stato di diritto.
Il progetto di apertura di un sito destinato ad ospitare ventimila ecoballe con un annesso sito di «inertizzazione sperimentale» rappresentano l’ennesimo attacco alla nostra dignità. Un progetto del quale le stesse autorità che l’hanno proposto omettono il fine reale, il tipo di lavorazione ed i rifiuti trattati – anche di natura tossica–, le cui conseguenze già da ora vogliamo contrastare.
Siamo certi che queste non siano soluzioni utili ad uscire dall’emergenza rifiuti.

Pretendiamo anzi che si attui immediatamente la bonifica del territorio.
Sono stati da tempo indicati al Commissariato siti alternativi con un basso impatto ambientale.
Siamo pronti a partire con una raccolta differenziata porta a porta, con la riduzione dei rifiuti e degli imballaggi e con il riciclaggio.
Ci batteremo per un’educazione ad un consumo responsabile e non inquinante.
Non siamo professionisti dell’ambientalismo ma cittadini probi e onesti che, seppur stanchi dei continui soprusi, credono che questa protesta
dato inizio ad uno straordinario, inarrestabile processo di maturazione civile.

Anche se consapevoli che il confronto e il dialogo con le istituzioni siano indispensabili in una società moderna siamo anche consci di una profonda crisi della democrazia rappresentativa che di certo non rinneghiamo né combattiamo ma che anzi con il nostro contributo vogliamo rilanciare.
Vogliamo riappropriarci della nostra dignità e dei nostri diritti calpestati. Non intendiamo delegare solo i nostri rappresentanti politici per risalire la china di questo penoso declino perchè siamo profondamente convinti che è anche nostro dovere cercare di indicare le strade per il cambiamento della tragica situazione in cui ci troviamo e i cui responsabili sono ben noti a tutti.

(Da www.carta.org)

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