da Repubblica di oggi 20 feb
Grazie Fiorello, ma votare si deve
di ROMANO PRODI
Caro direttore, la vicenda dei rifiuti in Campania è stato lo spunto per un ironico -ma non per questo meno graffiante - monito radiofonico di Fiorello sul diritto-dovere dei cittadini a presentarsi alle urne il 13 aprile.
Le immagini di Napoli nella morsa della spazzatura hanno moltiplicato la sensazione di impotenza davanti agli intrecci affaristici e al degrado non solo ambientale di una delle terre più belle del Paese. Sarebbe tuttavia sbagliato, a mio avviso, reagire seguendo la provocazione del bravo Fiorello, perché anche votando si possono cambiare le cose. E per votare in modo consapevole è giusto anche sapere come sono andate veramente le cose, parlando con franchezza di colpe e meriti.
I motivi che hanno determinato il precipitare dell'emergenza rifiuti in Campania sono racchiusi in una parola sola: irresponsabilità. Il mio Governo ha invece avuto come punto di riferimento l'assunzione di responsabilità: in politica estera, in quella economica, nelle scelte infrastrutturali. Da 14 anni, ripeto 14 anni, Napoli e la Campania hanno visto sottratta alla responsabilità naturale degli enti elettivi la gestione dei rifiuti con l'alternarsi di Commissari straordinari e un fiorire di ipotesi di soluzione spesso più propagandistiche che operative tanto che non è neppure decollata nei comportamenti e nella coscienza collettiva l'importanza della raccolta differenziata. Dall'11 febbraio del '94 Antonio Rastrelli, Andrea Losco, Antonio Bassolino e Corrado Catenacci sono stati chiamati dai vari governi di centrodestra e centrosinistra a gestire la situazione. Hanno fallito.
Che il problema dei rifiuti in Campania fosse drammatico ce ne siamo resi conto da subito e per questo il Governo ha affidato al Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso e poi al prefetto Alessandro Pansa il compito di affrontare l'emergenza. Le difficoltà incontrate dai due commissari ci hanno fatto capire che bisognava avere il coraggio di andare oltre, di superare per sempre l'emergenza. Abbiamo dunque deciso di affidare poteri speciali al prefetto Gianni De Gennaro, scelto con plauso unanime. Parallelamente si è deciso che fosse arrivato il momento di chiudere definitivamente l'era geologica dei commissari straordinari, affidando al prefetto Goffredo Sottile il compito di liquidare amministrativamente le gestioni precedenti. E' chiaro che questo ha alzato il livello di conflittualità con tutti coloro che in questi 14 anni hanno succhiato miliardi dal disastro lasciando debiti per oltre 650 milioni di euro, una posizione debitoria dei Comuni campani di 250 milioni e un contenzioso che si aggira su una cifra non inferiore a 2 miliardi di euro.
Non scrivo queste righe per rivendicare, quanto per spiegare. Spiegare che abbiamo trovato una Campania senza termovalorizzatori, che le discariche diventano "misteriosamente" utilizzabili un giorno e vietate quello successivo. Non ci siamo arresi e abbiamo imposto che si procedesse con l'individuazione di nuove aree e di strumenti più rapidi per l'apertura degli impianti. Anche qui, come in un film, in un brutto film, abbiamo assistito a un intreccio di posizioni politiche e di speculazioni territoriali - interne anche alla maggioranza - che hanno finito per diventare parte integrante del problema.
Abbiamo aperto un dialogo con le Regioni affinché questa emergenza venisse affrontata con quel senso di solidarietà necessario quando un problema diventa nazionale ed è quindi l'immagine stessa del Paese a essere compromessa. Abbiamo ricevuto aiuti concreti da pochissimi, promesse da altri e sostanziali dinieghi dalla maggior parte, anche dalle regioni che hanno capacità di smaltimento in eccesso. E questo mentre la Germania ben volentieri mette a disposizione, naturalmente a pagamento, i suoi impianti. Ma nonostante tutto questo, anche grazie alla mobilitazione dell'esercito, la spazzatura quotidiana oggi non è più un problema. Smaltiamo quotidianamente oltre alle 7000 tonnellate giornaliere anche 3000 tonnellate di quelle che si sono accumulate nel tempo lungo le strade della Campania. E' sufficiente? No, affatto. Restano per terra ancora 200mila tonnellate di rifiuti. Tonnellate che giustamente scandalizzano tutti, ma non coloro che scendono per strada con alla testa sindaci, medici, sacerdoti, in una parola i punti di riferimento di una collettività che, certamente in buona fede, sembrano tuttavia preferire i rifiuti per strada a una discarica sia pur temporanea. Mi chiedo e vi chiedo se questo sia senso delle istituzioni e del bene comune.
La crisi ha origini lontane e plurime: il ruolo primario della camorra, la produzione di ecoballe non a norma, l'opaca gestione dei consorzi, i ritardi nella costruzione degli impianti anche a causa della mancata autorizzazione delle agevolazioni Cip6, le inchieste giudiziarie e i processi, il finto ecologismo. Potrei continuare a lungo nell'elencare tutti i protagonisti di questa vicenda. Ma non sarei onesto fino in fondo se non citassi la politica, quella nazionale e quella locale. Faccio un solo esempio: in dicembre, a fronte della prevista chiusura del sito di stoccaggio di Taverna del Re, il commissario Pansa decise, d'accordo con i Presidenti delle Province (che, lo ricordo, erano i subcommissari per l'emergenza) di costruire cinque nuove piazzole per lo stoccaggio delle ecoballe sparse nella Regione. Per l'individuazione dei siti fu espressamente richiesta la loro collaborazione. Ebbene, i presidenti delle Province a loro volta hanno lasciato la palla ai sindaci. E questi si sono rifiutati di affrontare in modo collaborativo il problema.
La relazione commissariale di fine anno evidenziava con chiarezza che man mano che si maturava la sensazione di andare verso l'uscita dalla precarietà, si diffondeva una serie di comportamenti tesi a mantenere, invece, lo stato d'emergenza e commissariale, con gli interessi convergenti anche di amministrazioni locali che percepiscono la tassa sui rifiuti solidi urbani e non li smaltiscono, nonché una serie di interessi assai poco nobili da parte di strutture collegate al ciclo di smaltimento e gestione.
E' questa la politica che i cittadini vogliono? E' questa l'amministrazione del bene comune? Sono domande retoriche, è ovvio. Ma la risposta non deve essere solo l'indignazione. Per questo abbiamo preparato un piano operativo che entro il 7 maggio porti alla pulizia delle strade, all'apertura di discariche temporanee e definitive (quelle indicate dalla legge n. 87 del 2007), al ripristino della responsabilità del ciclo di smaltimento dei rifiuti in capo agli enti locali e infine alla creazione di almeno tre termovalorizzatori (Acerra, Santa Maria La Fossa e Salerno). La situazione attuale, anche a causa degli ostacoli quotidianamente frapposti all'azione del Commissario, è però ancora gravissima. Non solo perché la raccolta differenziata è ben lontana dalla sufficienza e non solo per i blocchi stradali o la mobilitazione della malavita. Ma anche per l'ostinata e cocciuta idea che l'ambientalismo sia una cultura di proprietà di alcuni politici e che sia Roma a dover risolvere i problemi e non Napoli a rimboccarsi le maniche. In un certo senso ringrazio Fiorello. Ha riportato sulle prime pagine un tema che sembrava dimenticato e che invece continuava - non è un gioco di parole - a puzzare di marcio. Ma quello che è accaduto in questi 14 anni a Roma e a Napoli, e che continua ad accadere, non deve essere una fuga dalla politica o un inno all'antipolitica. Ci sono responsabilità precise. Spetta all'elettore valutarle e ai singoli esponenti politici farsene carico.
Traduzioni
20 febbraio 2008
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