Aveva ragione la gente del NO! La presa d'atto del Commissario Straordinario sulle discariche chiuse è una bella soddisfazione per quella cittadinanza colpita che ha dovuto sopportare la lotta e le ingiurie gratuite, di camurria, di egoismo, di nonsipuotismo ecc. E' lecito, anche verso il più ottuso tra i liberisti del pensiero unico, l'invito alla riflessione sulla imbarazzante possibilità che qualche ragione l'avessero e l'abbiano anche le genti della Val di Susa, di Vicenza, di Brindisi etc.
Tra Ganapini chiamato a fare l'assessore regionale e De Gennaro nelle vesti di difensore civico, ci sarebbe da credere che la protesta e la disobbedienza civile saranno d'ora in poi, almeno fino alle elezioni, meno malviste, anzi saranno persino considerate utili.
Ma la protesta sulle discariche che si è avuta in Campania non ha ragione solo sulle condizioni di impraticabilità dei siti e non protesta solo su questo.
La gente aveva ragione: gente di casa che è uscita di casa e "dalla testa in casa", ha capito che da protagonista solo della pulizia e dell'ordine di casa propria e di una quotidianità scandita dal che si mangia oggi, e dal cosa c'è in tv, non si va da nessuna parte. Che oggi casa e famiglia, cibo e salute, soldi e lavoro, ammesso che ci siano, non bastano. Che nell'ordine, nei sentimenti, nelle paure, nelle soddisfazioni di tutti i giorni e di tutta la vita oggi ha un posto importante, in casa, insieme ai broccoli, alla ceraliù, al video del matrimonio, allo spioncino alla porta e al maxischermo, anche il sacchetto della spazzatura. E fuori casa, oltre al parcheggio, al supermercato, alla banca, alla striscia pedonale, alla fermata del bus e all'ufficio postale (tutta roba che già da sola darebbe ragione a moti napoletani che la storia segnerebbe come "i moti dei funzionamenti"), fuori casa ora c'è, e ancora c'è, una montagna di rifiuti, e più in là una discaricadirifiutimisti urbanoindustrialitossici, e più in là una distesa infinita di ecoballe, tutte cose che, più ancora delle multe, delle attese, degli affollamenti e dei conti da pagare, possono segnare la vita, con disagio, fastidio, sofferenza, dolore.
L'interesse su e contro la riapertura delle discariche sembra aver reso evidente alla cittadinanza il fatto che ci si può e ci si deve occupare direttamente del territorio e del bene comune, prendersene cura. Esperienza che è costata e costa fatica, tempo, disagi, preoccupazioni, paure, ma che restituisce rapporti, fiducia, curiosità, conoscenza, coraggio,illusioni, anche, e forza, a volte. Quelli che l'hanno fatta questa esperienza probabilemte non sono più come prima, sono cambiati, si spera in meglio. E quello che hanno fatto, su e contro le discariche, probabilmente sanno, adesso, di poterlo fare per altre cose pubbliche, per altro bene comune. Senza ipocrisia: la gente di casa ha avuto molto più ragione di quanto le sia stato riconsciuto, perchè non si potrebbe immaginare oggi la città senza la loro civile protesta, perchè senza di loro Napoli non sarebbe una città ancora possibile.
Protesta civile, lontana dalla violenza, perchè, al di là del bene e del male, la ragionevole gente di casa ragionevolmente teme di poter subire violenza e di essere provocata alla violenza, perchè la violenza fisica dello scontro è lontana, lontanissima dalla propria immaginazione, malgrado la rabbia e l'indignazione e la violenza subita che affiora negli stati d'animo, nei modi di agire, nelle parole, nel rifiuto; perchè la ragionevole gente di casa sa bene quanto e a chi l'uso della violenza pùò infine fare male. Protesta civile prossima, molto prossima alla disobbedienza, molto indisponibile a mediazioni, molto determinata a restare e a fare, in questa città, qualcosa per bene.
Bene, dunque, la gente di casa aveva ragione, le discariche chiuse non verranno riaperte. I rifiuti andranno altrove. Nel frattempo la città continua a produrne e a non ridurli, e a non differenziarli. O meglio, molta ragionevole gente di casa ha iniziato a differenziare e a organizzarsi in proprio, ma non si prendono iniziative commissariali all'altezza della situazione, nulla di significativo è ancora iniziato perchè si intraveda una uscita dall'emergenza. Sarà il caso di mobilitarsi ancora, e a ancora a ragione, perchè inizi subito, nell'emergenza, la riduzione della produzione di rifiuti e la raccolta differenziata, cioè il ciclo della riduzione?
Susi Veneziano
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