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28 febbraio 2008

L’arte sociale figlia di un “dio minore”

Cultura e welfare

Uno degli indicatori più importanti per misurare la qualità della vita e della convivenza sociale di una città è la Cultura prodotta e rappresentata nelle sue diverse articolazioni.
Roma, su questo terreno, ha sviluppato – grazie anche alle scelte e alle iniziative della nostra Amministrazione - un’offerta diversificata e plurale che gode di largo consenso tra i cittadini, come ci confermano le indagini di gradimento effettuate dai diversi Istituti di Ricerca.
La Cultura dunque, come elemento qualificante di prevenzione, integrazione e socializzazione, ha in questi anni volto lo sguardo anche alle fragilità delle persone mettendo in campo - attraverso associazioni, singoli, gruppi di lavoro - risposte concrete alle varie forme in cui il disagio si manifesta.
L’Arte Sociale con fatica, tanta, ma con tenacia, è entrata nel tessuto culturale della città.
La produzione, che è frutto di una scelta valoriale e progettuale, è stata il fattore che ne ha determinato la sperimentazione prima e i risultati dopo.
La Commissione Cultura - nelle mappature che ha avviato in quest’anno e mezzo (Musica, Teatro, Arti Visive, Danza) - ha avuto l’opportunità di monitorare, seppure parzialmente essendo la suddetta mappatura “fatta in casa”, ovvero con scarse risorse e su base volontaria, una ricchezza fatta di impegno ideale e motivata da un’idea che l’Arte e la Cultura possono prevenire e dare risposte al disagio e alle marginalità delle persone in carne e ossa.
Un lavoro prezioso per la nostra Comunità che, nella scala del sistema culturale e sociale della città, è figlia di un “dio minore”.
Quante fatiche e peregrinazioni per trovare uno spazio, per mettere su un’attività di ricerca e sperimentazione, per avere risposte dalle istituzioni, per rompere i muri del silenzio nella comunicazione e nel sistema socio-sanitario.
Eppure i risultati ottenuti, il recupero e il reinserimento parlano anche il linguaggio economico che incide sul Sistema Sanitario e sulla qualità della vita sia dei singoli soggetti che delle famiglie.
E se parliamo di prevenzione valutiamo quanta importanza ha, sulla coesione sociale e sulla vita delle persone, il “benessere da palcoscenico” delle tante nostre concittadine/i che praticano il teatro amatoriale, la musica per diletto, la danza e il ballo, le arti visive e così via.
E’ un lavoro, questo, “non commerciabile, non esportabile, non riproducibile” in quanto è mirato alla prevenzione, al recupero e al reinserimento delle singole individualità anche spesso se si esprime in forma collettiva.
La qualità e la capacità del risultato artistico ottenuto diventa il metro di riferimento del risultato sullo stato di benessere raggiunto.
Un gruppo di lavoro è stato costituito, nei mesi scorsi, presso la Commissione Cultura, che ha visto la partecipazione di Associazioni, esperti ed artisti dei vari settori che intervengono nell’Arte Sociale.
Su quanto sopra la Commissione Cultura, concordando con il gruppo di lavoro, propone di promuovere due giornate, in uno spazio importante (vedi nostri Teatri e strutture), dove saranno presentate le attività più rilevanti.
Per presentazione s’intendono - oltre agli eventuali spettacoli, saggi e performance - dimostrazioni di lavoro, workshop, incontri con gli artisti che conducono i diversi progetti.
In queste due giornate sarebbe utile prevedere un incontro/convegno con attori, musicisti e studiosi per esaminare questi temi.
Un incontro/convegno che istituisca un tavolo di lavoro per dare continuità alla ricerca e alla sperimentazione anche in collaborazione con le Università.
Continuità che si dovrà assicurare, anche, attraverso rappresentazioni ed eventi, programmati nei luoghi e nel tempo, che diano il senso e il segno di aver recuperato al sistema culturale della città il “dio minore”.

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