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4 luglio 2008

Napoli: da capitale a prefettura



L'editoriale del direttore del «Corriere del Mezzogiorno»


CITTA' E REGIONE COMMISSARIATE
NAPOLI: DA CAPITALE A PREFETTURA

di MARCO DE MARCO

Bene Berlusconi, male Napoli. Concreto, motivato, consapevole delle difficoltà e delle diffidenze con cui deve misurarsi, Berlusconi ha lanciato ieri un messaggio chiaro all'opinione pubblica internazionale. A quei corrispondenti esteri convinti che l'Italia sia un paese «fallito» e che Napoli sia una delle ragioni, se non la principale, del fallimento, Berlusconi manda a dire che non intende far finta di nulla. Napoli brucia? A Napoli il governo si trasferisce per spegnere le fiamme e tentare la ricostruzione. Forse è per questo che a un certo punto gli è sfuggita quell'immagine retorica ma vagamente sessantottina e visionaria dei fiori al posto dei cumuli di immondizia. Premesso che il difficile non è fare piani, ma attuarli, i provvedimenti annunciati ieri sembrano lontani da una logica del giorno per giorno e della politica a effetto. I siti per i rifiuti equiparati a quelli militari e dunque strategicamente fondamentali, le parole chiare all'indirizzo di chi volesse ostacolare le decisioni dello Stato, il timer già scattato sulle scrivanie di sindaci finora troppo distratti, e l'altolà posto all'azione eccessivamente «sostitutiva» dei pubblici ministeri fanno ben sperare.
A Caserta, Prodi si limitò al grande annuncio, ai cento miliardi per il Mezzogiorno, mentre ieri, a Napoli, di piogge miliardarie non si è proprio parlato. Anche il ritorno di Bertolaso segna la differenza con il governo precedente, perché già due anni fa, forse, il traguardo poteva essere tagliato se non fosse stato accolto il veto di Pecoraro Scanio e altri ministri. Napoli ne esce a pezzi, invece, perché è apparsa per quella che è. Una città senza guida, con troppi furbetti acquartierati nelle istituzioni e preoccupati più di salvare se stessi che la dignità collettiva. Una città priva di coerenza e incapace di elaborare una sola idea degna di questo nome. Non a caso, l'unico campano citato da Berlusconi è stato il sindaco di Salerno, De Luca, caparbiamente impegnato, dopo anni di lotta solitaria, nella costruzione del terzo termovalorizzatore. Non una parola, invece, per Bassolino o per Iervolino. E quest'ultima non ha ricevuto neanche una visita di cortesia da parte del ministro Maroni. Berlusconi non ha fatto alcun cenno alle dimissioni, da più parte invocate, della sindaca di Napoli e del governatore, ma ha fatto molto di più. Li ha sostanzialmente ignorati, lasciando ai napoletani e ai campani, quando sarà il tempo, la responsabilità di regolare i conti con il voto. Non a caso, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Reale, Berlusconi ha ceduto la parola a Tremonti. Il quale ha pronunciato una battuta tanto velenosa quanto umiliante: «Una grande capitale è diventata una prefettura», ha detto. Eppure, che altro dovevamo attenderci dopo lo spettacolo a cui abbiamo assistito in questi giorni? Chi credeva di cavarsela sacrificando la Iervolino sull'altare dell'inefficienza amministrativa non solo ha dato prova di scarsa solidarietà istituzionale, ma non ha ricevuto in cambio neanche la medaglia sperata. Il risultato è che da oggi a Napoli e alla Campania ci pensano Berlusconi e Bertolaso. Punto.
22 maggio 2008

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