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6 luglio 2008

COMUNICATO STAMPA


DICHIARAZIONE DEI PADRI ALEX ZANOTELLI, FABRIZZIO VALLETTI E DOMENICO PIZZUTI



L’insistenza nel voler prendere le impronte digitali anche ai bambini Rom, in occasione del censimento dei campi Rom previsto dalle Ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 30 maggio 2008 nn. 3676, 3677, 3678 nell’interpretazione dell’art. 1, comma c, ci sembra preoccupante sotto il profilo della protezione dei minori secondo la civiltà occidentale all’inizio del XXI secolo (secondo il classico detto Maxima debetur puero reverentia) e carico di ambiguità che devono essere svelate.

Infatti, l’obiettivo di queste misure non è tanto la conclamata protezione di bambini e minori delle famiglie rom da presunte prevaricazione ma dare una risposta alle esigenze di sicurezza oggettiva e soprattutto soggettiva dei cittadini soprattutto in alcune aree del paese nella ricerca di un caprio espiatorio. Mostrando si direbbe la “faccia feroce” per la determinazione. Ed una misura che appare di carattere amministrativo con la raccolta di dati anagrafici e rilievi segnaletici degli appartenenti ai nuclei familiari presenti nei c.d. “campi nomadi” in realtà risponde ad esigenze di ordine pubblico. Da questo punto di vista a Napoli, in Campania e nel Mezzogiorno, non obliando i tristi fatti di Ponticelli (Napoli) ancora non chiariti in tutti i loro aspetti, non allo stesso modo di altre parti del paese è percepita la c.d. emergenza <<in relazione agli insediamenti delle comunità rom nel territorio della regione Campania>>, se non per le condizioni in cui sono costretti a vivere da anni bambini e minori di queste comunità soprattutto dopo l’ondata recente di cittadini romeni. E’opportuna invece la rilevazione degli appartenenti ai nuclei familiari censiti, soprattutto in vista di interventi sociali a favore di bambini e minori.

A nostro avviso, pur rispondendo alle esigenze legittime di sicurezza dei cittadini, occorre cambiare la prospettiva non solo politica ma culturale di queste preoccupazioni, favorendo l’emergenza alla legalità di queste comunità rom come la migliore forma di prevenzione da forme di devianza e criminalità ed una serie di interventi sociali a tutela, protezione e crescita di bambini e minori, da un alloggio decente, alla frequenza scolastica, alla salute, al tempo libero che vanno garantiti al di là di appartenenze etniche, culturali e religiose. Perciò si tratta di cambiare la percezione dello straniero e del diverso, che a ragione o a torto, non va considerato come ostile ed una minaccia alla tranquillità sociale, secondo una tradizione di cultura cristiana accogliente nel rispetto delle leggi di una comunità ospitante. D’altra parte è la sanzione delle leggi che deve prevenire ogni forma di abuso anche nei confronti di bambini e minori, come ci sembra che in parte siano riuscite le misure del ex-Ministro dell’Interno Giuliano Amato che sanzionavano l’accattonaggio con bambini.

Il prelievo delle impronte digitali a minori ed a maggior ragione a bambini rom ci sembra discriminante, inutilmente vessatorio e controproducente come ha rilevato anche la Fondazione “Migrantes” della CEI in un recente documento <<Tutto questo non significa smorzare le paure e dare tranquillità alla nostra gente, ma porre le premesse per riesumare una specie di xenofobia o peggio di discriminazione razziale, di cui anche in Italia vi è stata amara esperienza>>.


Napoli, 30 giugno 2008 D. Pizzuti, cell. 347.5785919

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