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9 luglio 2008

Impronte ai Rom, in migliaia contro la legge Maroni

Impronte ai Rom, in migliaia contro la legge Maroni
A Roma la protesta ha coinvolto intellettuali, politici, artisti

Avevano stampato mille moduli, con cinque quadrati, ognuno dei quali avrebbe dovuto contenere le impronte digitali delle cinque dita, e in calce la firma dei volontari che si offrivano per farsi 'schedare'. Dopo due ore si sono accorti di aver sbagliato i conti: il numero che avevano preventivato era di parecchio inferiore alla bisogna. Alla fine della giornata si sono presentati in oltre tremila, e i ragazzi dell'Arci si sono ritrovati a disegnare a mano i quadrati nei quali inscrivere le dita inzuppate d'inchiostro blu. Poi sono arrivati i bambini, che hanno voluto lasciare la stampa di tutta la mano. Neanche i fogli fatti a mano bastavano più, e alle otto e mezzo il banchetto ha dovuto chiudere. Proprio per questo è stata un successo l'iniziativa che l'Arci ha organizzato ieri pomeriggio in piazza dell'Esquilino, di fronte a Santa Maria Maggiore, nel centro di Roma, per protestare contro la legge del ministro dell'Interno Roberto Maroni di 'censire' la popolazione nomade italiana, 150 mila persone disseminate in centinaia di campi, ottanta dei quali solo nella capitale. Un provvedimento contro il quale sono insorti interi settori della società civile, intellettuali, artisti, politici, e persino la voce mediatica più 'popolare' tra i cattolici italiani, ai quali il presidente del Consiglio Berlusconi, dimenticando la Costituzione italiana, il Concilio Vaticano II e il nuovo Concordato del 1984 (che affermano che Stato e Chiesa sono indipendenti e autonomi nei rispettivi ambiti), aveva promesso una nuova sintonia di relazioni, una sincronia di interessi e una apertura al dialogo e a un'intensa collaborazione. Invece, è stato proprio il settimanale 'Famiglia Cristiana' a pubblicare, la settimana scorsa, l'editoriale forse più lucido, accusatorio e carico di riprovazione contro tale legge, definita dai numerosi cittadini, che ieri in piazza hanno esternato la loro indignazione, come "vergognosa, riprovevole, razzista".

'Emergenza nomadi'. Le voci raccolte da PeaceReporter si sono dimostrate coralmente fuse in un'unica protesta, vibrante e trasversale che, attraverso la simbolica solidarietà alle comunità nomadi, ha lanciato un preciso messaggio di dissenso contro una legge che viola la Costituzione italiana, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia (le impronte verranno prese anche ai bambini), ma soprattutto le regole di civile convivenza e di buonsenso di uno Stato che, oggi, a malapena è possibile definire democratico. Nel foglio di identificazione diffuso dai prefetti, ai quali è stata delegata la 'patata bollente' dell'emergenza-nomadi, creata ad arte per alimentare l'ennesimo allarme sicurezza, dopo le generalità solite (nome, cognome, data di nascita, istruzione, attività lavorativa, documento in possesso della persona), compare addirittura la dicitura 'religione' e addirittura l'etnia. Lasciamo raccontare a quanti erano a Roma il perché della loro partecipazione e del loro dissenso.

Paolo Beni, presidente dell'Arci. Riteniamo inaccettabile che si sottopongano i bambini e le a mortificazioni di questo tipo. Riteniamo che tali misure siano propagandistiche e inutili, non risolveranno i problemi per cui vengono giustificate, ma serviranno soltanto a costruire ancor più ad alimentare l'insicurezza, dell'emergenza nell'opinione pubblica e nel senso comune della popolazione del nostro Paese. Il pregiudizio è la pericolosa anticamera del razzismo. Una società sempre più smarrita e insicura cerca rassicurazione nell'individuare un nemico fuori da se stessa, e il governo incoraggia queste tendenze, specula sulle paure della gente, così da giustificare le leggi speciali, incoraggiando l'idea che si possa governare in deroga alle legislazioni vigenti. Siamo già oltre, in una situazione in cui il governo si identifica con uno Stato, un sovrano parla a nome di un popolo, e questo significa che stiamo già stravolgendo la Costituzione senza bisogno di cambiarla.

Livia Turco, ex ministro della Salute: "Sono grata a un'iniziativa di questo tipo perché ritengo un dovere civico opporsi a queste forme odiose di intolleranza e discriminazione. La gente si sentirà sempre più insicura, vogliono promuovere la sicurezza e invece si troveranno in condizinoi di insicurezza sempre crescente".

Furio Colombo, senatore, ex direttore de l'Unità : "Trovo indecoroso, indegno e razzista che le impronte possano essere prese solo ad alcuni. Può essere un'idea che sia necessario prendere le impronte, ma a tutti. Mai, in nessun caso, le impronte solo di alcuni, a meno che non abbiano commesso un reato. I moduli che i poliziotti distribuisce e chiede di compilare chiedono anche la religione. Il che viola tutti i principi, sia costituzionali, sia europei, sia della Carta dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, sia della Carta dei diritti del bambino. Sia dei trattati che ci legano all'Europa. Il fatto che sia rivolta ai bambini la rende indecente e inaccettabile.

Fabio Mussi, ex ministro dell'Università. Le derive autoritarie nascono sempre dall'alto. Chi governa accende e spegne le paure a seconda delle convenienze. Accende e spegne l'interruttore. Se il governo fa leggi per cancellare processi e relativi reati, e ne cancellerà centomila, allora il problema sicurezza non esiste. Però contemporaneamente si indica una minaccia che viene da un'etnia, gli zingari. Le impronte ai bambini sono disposto a stendermi per la strada, è una cosa aberrante. Se cominciano a raccogliere le impronte dei bambini Rom siamo pronti a portare anche i nostri bambini nei campi a far raccogliere anche le loro. O tutti o nessuno. Era da tanto che non si faceva un censimento.. "Censimento era esattamente la parola che usò Goebbels per schedare gli ebrei. Nei moduli si chiede la religione. La religione perché? L'unica risposta che si può dare a misure di questo tipo è quella che dette Einstein all'ingresso negli Stati Uniti, quando gli venne chiesto 'razza', lui rispose 'umana'.

Piero Sansonetti, direttore di Liberazione. Siamo qui in un clima gioioso, ma la situazione è gravissima. Ho 57 anni, e da 40 anni faccio politica, ma una cosa così non l'avevo mai vista. Il mio giornale un paio di mesi fa ha fatto un titolo sulle leggi razziali che hanno parecchio criticato, ma ormai per fortuna vedo che anche la chiesa cattolica è insorta. Non credo che in Italia sia in crisi la democrazia, credo che sia in crisi una cosa più seria, che è la civiltà . Anche in Europa si respira un clima pesante... "C'è un'operazione perseguita da molti Stati europei contro il diverso, il clandestino, l'immigrato. L'Europa ha appena votato un provvedimento che estende il periodo di detenzione nei Cpt a 18 mesi. Mi ricordo che da ragazzino facevo le lotte contro la legge Reale, che estendeva a 48 ore il periodo di fermo giudiziario. Di fronte alla direttiva europea la legge Reale era una barzelletta. E' un disegno di restaurazione, autoritario. Non è fascismo, il fascismo è un'altra cosa. Se fosse razzismo non potremmo essere qui a protestare.

Gabriele Polo, direttore del Manifesto. Anche tu ti sei fatto prendere le impronte? "Beh, le mie la Questura ce le aveva già . Mi sembra un gesto doveroso, di solidarietà e di denuncia nei confronti di un provvedimento che credevamo impensabile e che invece porta a termine un ventennio di imbarbarimento politico e culturale di questo Paese. Che non prendevano misure di questo tipo era dal tempo delle direttive dei Prefetti di Mussolini del '39-'40. Siamo ritornati a quei tempi, e questo e molto preoccupante. Queste iniziative creano un clima che può portare da qualunque parte, un clima che in nome della sicurezza, del mito della sicurezza invece di affrontare le reali insicurezze sociali sposta strategicamente l'attenzione sul terreno dell'ordine pubblico. I primi a rimetterci sono quelli più 'lontani' da noi, ma da lì si arriva poi a coinvolgere tutta la società . Non credo si arriverà a una schedatura di massa, ma, come detto, intraprendere un cammino di questo tipo rappresenta un grave allarme sul fronte dei diritti e della democrazia. E' una strategia precisa, mediatica, da parte del governo, quella di trovare un capo espiatorio cui addossare le responsabilità del disagio e dare in pasto all'opinione pubblica un colpevole.

Poi, le voci dei cittadini...

Perché farsi schedare? Perché va di moda. Vogliono schedare tutti. Voglio essere schedato anch'io. Fabrizio Rossetti.
"Farsi prendere le impronte è indispensabile dissentire contro la politica attuale del governo in merito alla sicurezza". E' una politica sbagliata? "E' una politica razzista. Il minimo che possiamo fare è dimostrare che questa è davvero una politica intollerante, che è illogico prendere impronte ad un'etnia solo in quanto etnia. Roberto Bulgarini.

Perché sono in coda? Semplice. Un provvedimento razzista non può che attendersi una mobilitazione che ci vede tutti uniti contro l'assurdità che lo ispira. Siamo tutti per la sicurezza e la legalità , ma misure di questo tipo, rivolte verso una specifica etnia e un provvedimento xenofobo. Si può finire molto peggio". Fabio Masci.

Sono qui per solidarietà, per essere vicino ai Rom. E perché è scandaloso e inutile nello stesso tempo. Se dovessero prendere delle impronte a qualcuno, dovrebbero farlo a chi ha buttato le bombe agli accampamenti dei Rom. Sono sicuramente più delinquenti di qualche bambino Rom che viene mandato a fare piccoli furti". Giuseppe Carnascelli.

Io ho dei bambini. Ed è una vergogna, dal punto di vista morale e umano. Inqualificabile, riprovevole. Sia per i bambini che per gli adulti. Sono totalmente in disaccordo. Il problema nomadi va risolto, in qualche modo, ma non è questa la modalità , non con questi sistemi repressivi, di razzismo legalizzato. Raffaella Piacentini

Vengo dalle isole Far Oer". E anche se da noi il problema praticamente non esiste, perché gli immigrati si contano sulle dita di una mano, sono comunque qui perché un'iniziativa giusta, quella di protestare contro il governo italiano che prende le impronte ai Rom. In tutta Europa la situazione si sta facendo allarmante. Turi Sturlusson.

Questa situazione è ridicola. E' stata presa a tavolino da parte delle istituzioni, al di fuori delle regole della convivenza civile e della democrazia. Personalmente conosco molti Rom, ho avuto modo di andarli a trovare nei campi e mi hanno accolto tutti con un sorriso. Non capiscono perché c'è questo clima di odio intorno a loro. Anche loro riconoscono che si verificano problemi di furti, di criminalità , ma in 40 anni non hanno mai avuto la possibilità di essere inseriti in un circuito lavorativo o professionalizzante. Sono loro i primi che ci tengono a mandare i propri figli a scuola. Tutte le volte che un italiano li va a trovare al campo. ci tengo a ribadirlo, sono molto felici di accoglierlo, di raccontare le loro storie, di confrontarsi". Monica Pepe.

Luca Galassi – www.peacereporter.it 08.7.2008

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