Traduzioni

15 luglio 2008

Né sogni né annunci per i Quartieri Spagnoli

Repubblica - Napoli
L´analisi
Né sogni né annunci per i Quartieri Spagnoli
di Giovanni Laino

Il crollo dell´edificio di via Portacarrese a Montecalvario è stato causato da lavori abusivi e sbagliati, ordinati da un proprietario per ora irreperibile, forse legato ad un gruppo criminale. Ai Quartieri Spagnoli, negli ultimi venticinque anni, sono stati fatti lavori di messa in sicurezza, restauro e ristrutturazione che hanno riguardato praticamente tutti gli isolati. Restano abbandonati l´isolato di largo della Tofa e alcuni piccoli fabbricati interni ad altri isolati.
Vi è un grande bisogno di una diffusa rigenerazione, ma non è vera l´immagine del quartiere pronto a crollare, composto prevalentemente da palazzi puntellati.
Occorre anche mettersi d´accordo e chiarire quando si parla nell´area nel senso specifico o della zona più ampia che va da via Nicotera ai Ventaglieri. Non è corretto dire che siamo sempre ai Quartieri Spagnoli, ma certamente siamo in pieno centro storico, periferie interne con un tessuto molto compatto, intorno a rilevanti centralità. Questa zona negli ultimi venti anni non è cambiata in modo molto evidente. Siamo in una città porosa ove i fenomeni della modernizzazione, pure agenti, si insinuano fra condizioni particolari, con un andamento lento. Sostengo che non vi è stato quel processo tipico di altre città europee o statunitensi denominato gentrificazione: degrado – espulsione degli abitanti più deboli – ristrutturazione e arrivo di residenti e di altre funzioni più forti. Insieme ad una significativa riduzione della popolazione, si è realizzato però un processo minuto ma diffuso di ristrutturazioni, suddivisioni degli alloggi, subentri di nuovi proprietari abitanti, esodo di famiglie numerose rispetto al progressivo aumento di nuclei piccoli e singoli. Accanto ai non molti studenti in fitto, accanto ai garantiti che hanno comprato prima o dopo le ristrutturazioni, la componente nuova più visibile è data da qualche centinaio di nuclei di immigrati, di oltre dieci etnie. Anche fra loro però vi è una stratificazione. Mentre permane una funzione storica tipica di questo quartiere come primo approdo per nuovi arrivati che hanno bisogno di appoggiarsi ad una micro-rete di accoglienza anche in condizioni molto precarie, decine di nuclei hanno realizzato negli ultimi anni delle carriere abitative che hanno consentito l´autonomia del nucleo rispetto a precedenti convivenze, il ricongiungimento familiare e un primo radicamento di cui sono testimonianza, oltre ai phone center e ai negozi etnici, i circa cento alunni di origine immigrata che sono presenti nelle scuole dell´area.
Contrabbando e prostituzione sono praticamente spariti. Il profilo dell´economia artigianale locale è mutato molto rispetto a quando, venticinque anni fa, con un´inchiesta dettagliata, ho censito 67 laboratori di borse. Resta però il carattere di un´area di alta qualità rispetto alla varietà degli usi, alla prossimità di residenze abitate da ceti anche molto diversi. Questa varietà consente una promiscuità che è una valore oggettivo.
I limiti di qualità della vita, oltre che da problematiche strutturali (la povertà e la disoccupazione di alcuni, il radicamento di gruppi dediti alle attività illecite), dipendono dalla diffusione e dalla sostanziale tolleranza di pratiche abusive di ogni tipo, nell´uso delle strade, dei motorini e delle auto, nella assoluta carenza di manutenzione. Questo mette in luce le tante condotte che vengono viste da alcuni con simpatia perché costituiscono il pittoresco che in realtà in buona parte costituisce fonte di pesanti limiti per la vivibilità. Non credo ad un grande piano, magari disegnato da una star dell´architettura. Per i Quartieri Spagnoli occorrono politiche urbane degne di questo nome, non annunci né idee-sogno particolarmente originali. Negli anni scorsi l´amministrazione è stata capace di realizzare azioni positive come l´attivazione del centro Urban, la realizzazione di alcuni sottoservizi, il passaggio di una linea di autobus, l´illuminazione stradale. Alcuni processi di lenta trasformazione indotti dal mercato già sono in atto. È necessario mettere in campo una strategia di tipo enzimatico che dia forza alle propensioni positive e combatta le fonti di degrado. Bisogna ridare al quartiere gli spazi importanti dell´ex Ospedale militare, dare spazio a quelle azioni che possono tenere aperte per davvero le scuole sino alle otto di sera, affidare Largo Baracche a soggetti capaci di animarne un buon uso. Consentire ai teatri, alle associazioni, agli alberghi e ai ristoranti di fare bene il proprio lavoro, operando sulle condizioni al contorno: igiene urbana, controllo del traffico, presenza dissuasiva delle forze di polizia, erogazione dei finanziamenti approvati, interventi efficaci e urgenti quando vengono denunciati gli abusi. Anche il progetto redatto dalla società Sirena, già finanziato dalla Regione, per riconvertire l´uso dei bassi può essere una strategia sensata se giocata fra gli anfratti di una situazione complessa, da cui non è realistico cancellare tutta la residenza del piano terra. Oltre alla convinzione, che ho già comunicato ai responsabili della società, che solo una squadra di giovani esperti agenti di sviluppo ben guidati e sempre presenti nei vicoli, può dare corpo serio a tale iniziativa, il timore è che per fare bene una necessaria strategia multipolare, occorre che sia avviato un diverso ciclo politico.

Archivio blog