Sabato 13 dicembre a Roma ci sarà una manifestazione nazionale [promossa da decine di associazioni, tra cui l´Arci, il Comitato diritti civili delle prostitute di Pordenone, il Cnca, il Mit di bologna, il Coordinamento associazioni transessuali «Silvia Rivera», il Gruppo Abele, Cantieri sociali insieme a Carta, l´associazione Libellula e «La strega da Bruciare»] per dire no alla legge Carfagna sulla prostituzione e, più in generale, alle manie «securitarie» di questo governo e a tutte le ordinanze, di tutti i colori, che stanno inondando di soprusi, discriminazione e pelosi moralismi il nostro paese. Logiche che vengono da lontano, che utilizzando la falsità come paradigma della narrazione sociale e alimentando le paure e le diffidenze verso ogni forma di differenza, hanno come vero obiettivo lo smantellamento del sistema dei servizi, la privatizzazione delle prestazioni sociali e sanitarie, la riduzione della funzione pubblica in materia di welfare alla carità istituzionale. Leggi e indirizzi che in nome di queste finalità negano le persone, sono feroci con le loro storie, vite e relazioni. Le persone non sono più tali, ma puttane, tossici, matti, extracomunitari. E di nuovo, si viene da lontano... ricordate Veltroni, ancora sindaco di Roma, che orgoglioso in televisione rivendicava «ne ho spostati 15 mila» parlando dei rumeni. Così, nell´immaginario si costruivano universi abitati non da donne, uomini, anziani e bambini, ma soltanto da rumeni, e per questo cancellabili senza particolari traumi o rimorsi di coscienza. Sul disegno di legge Carfagna va aggiunto che con il divieto della prostituzione in strada non si risolve il problema ma lo si nasconde e così facendo si produce non più sicurezza ma maggiore insicurezza. Si rendono le vittime di tratta ancora più vittime, più deboli e fragili nelle mani degli sfruttatori perché chiuse e irraggiungibili negli appartamenti. Spostando e concentrando le donne in strada in luoghi più marginali, limitati e periferici le si sottopone a più forti rischi di violenze, abusi e furti. Dall´altra parte, costringendole a lavorare insieme si abbassa la capacità di contrattazione con i clienti, con forti rischi di accettare rapporti più pericolosi e meno protetti. Inoltre, con il divieto di prostituzione in strada si rischia di rendere inutili tutti i progetti e servizi che Italia, negli ultimi dieci anni, hanno raggiunto migliaia di vittime di tratta, aiutando più di diecimila donne a fuggire e a denunciare i propri sfruttatori Insomma il disegno di legge non renderà nessuno più sicuro. Perché, la sicurezza, al contrario di quello che oggi ci viene raccontato, si costruisce innanzitutto creando condizioni di maggior giustizia e maggiore uguaglianza. Riempiendo il territorio di opportunità diffuse e positive. Accompagnando le persone più fragili e in difficoltà nella fatica e nella ricerca della possibile autonomia. Garantendo a tutti e tutte pari opportunità non solo di accesso ai servizi, ma a spazi adeguati di vita, benessere, felicità, allegria. La legge Carfagna non tiene poi in nessun conto,i diritti e le aspettative di tutte le donne, gli uomini e le persone transessuali che hanno scelto liberamente di vendere prestazioni sessuali tra adulti consenzienti. Né si fa carico della quota sempre più alta di persone, italiane e straniere, che trovano nella prostituzione l´unico mezzo per fuggire da condizioni di povertà estrema. Tutte e tutti diventano nemici e potenziali criminali. Persone da multare ed espellere. Devianti e meretrici che imbrattano le strade e offendono il decoro. Le persone, le associazioni, gli enti che sabato 13 si troveranno in piazza a Roma esprimeranno un altro punto di vista, un altro modo di guardare alla convivenza, alle relazioni, all´organizzazione della nostra società. Persone convinte che il disegno di legge Carfagna sia solo il pezzo di un progetto più organico e complessivo che lede e limita i diritti di tutte e tutti. Che restringe le nostre libertà. Che vuole costruire una società di pochi, corporativa e cattiva con i differenti, infastidita da ogni forma di ospitalità, che pensa a tutto e a tutti come merce. Il 13, come per altre tante manifestazioni di questi giorni, per dire che «un altro mondo possibile» si costruisce anche a partire dalla vicinanza e dalla condivisione con chi sta in strada per scelta,
perché non ha altre possibilità, perché è costretta a starci.
Andrea Morniroli
Le Foto della manifestazione dell'8 ottobre in Piazza Municipio, Napoli