D´Escoto e Stiglitz: né G8 né G20, per un´economia sostenibile ci vuole il G192
Il presidente dell´Assemblea generale dell´Onu, Miguel D´escoto, ha invitato i 192 Stati membri delle Nazioni Unite ad unirsi per dare una risposta comune alla crisi finanziaria ed a porre urgentemente rimedio alle lacune del sistema economico attuale. Il nicaraguense e sandinista D´escoto è intervenuto alla tavola rotonda, da lui convocata, che ha messo insieme economisti ed esperti tra i quali Joseph Stiglitz, premio Nobel per l´economia nel 2001 ed uno tra colori che aveva "profetizzato" l´inevitabilità della crisi del liberismo senza regole (Greenreport).
Per D´Escoto «La comunità internazionale si trova oggi davanti ad una crisi finanziaria complessa le cui dimensioni non sono ancora chiare, ma le cui conseguenze saranno certamente gravi e decisive. Tutti i Paesi devono partecipare alla ricerca della soluzione». Poi il presidente dell´Assemblea Onu ha chiesto «il ricorso a un G-192, piuttosto che ad un G-8 o ad un G-20. Occorre rompere con questa esuberanza irrazionale, questa cupidigia sfrenata questa corruzione generalizzata che sono state autorizzate dai governi che hanno dimenticato la responsabilità che hanno di proteggere i loro cittadini.
Joseph Stiglitz ha detto che «Non bisogna perdere di vista che la crisi finanziaria tocca delle persone, degli esseri umani. L´architettura del sistema finanziario internazionale non ha funzionato e si è dimostrata incapace di proteggere sia gli Stati che gli individui. La crisi finanziaria mondiale esige una reazione mondiale. Di fronte a questa crisi mondiale, le reazioni devono essere guidate dai principi di solidarietà, e giustizia sociale e devono trascendere le frontiere nazionali. Occorre ripensare all´equilibrio necessario tra governi e mercato, rispettando i principi di trasparenza e vigilanza. Dobbiamo metterci in questa prospettiva che ci permetta di comprendere che i mercati, e l´economia in generale, non sono un fine in sé, ma che sono li per servire noi cittadini. E´ inquietante l´attenzione eccessiva messa sulla sola ricerca di benefici. Gli interessi delle imprese, degli azionisti e dei consumatori non sono per forza gli stessi. La azioni delle company e delle alte imprese hanno un´influenza diretta sulle politiche, e se la concorrenza è indispensabile, ultimamente sono stati presi dei rischi estremi».
Stiglitz ha deplorato il fatto che la reazione americana alla crisi si sia basata su quel che «Wall Street potrebbe proporre per migliorare la vita dell´americano medio. Questo approccio che privilegia per primi i vertici, sperando che una volta soddisfatti quelli, potrà profittarne la base, non funziona». Stiglitz lo ha definito "Tackle down economics". Secondo lui «Si è fatto poco per attaccare la sorgente del problema, le cui ricadute hanno come conseguenze licenziamenti dei lavoratori e perdita di alloggi per la povera gente».
Secondo il Premio Nobel «La crisi ci dà la possibilità di rivedere la nostra dottrina economica e di integrarla maggiormente con i grandi cambiamenti che sono intervenuti in questi ultimi anni, ma che non sono compresi nelle disposizioni prese a livello mondiale. Bisogna operare riforme profonde per dotare le economie di sistemi finanziari solidi che possano sostenere la promozione della prosperità. Questi sistemi dovranno essere più equi e trasparenti. Occorre sviluppare un consenso internazionale su queste questioni gravi, le istituzioni internazionali devono dotarsi di una nuova legittimità e di una migliore rappresentatività di tutti i Paesi del mondo. Oggi le Nazioni Unite rappresentano la sola istituzione legittima a questo riguardo. Tuttavia, la risposta alla crisi esigerà esperienza e quindi di fare ricorso al Fondo monetario internazionale ed alla Banca mondiale. Ma queste due istituzioni, in precedenza, hanno adottato un approccio "stretto" secondo il quale le forze di mercato sono sufficienti a regolare l´economia».
Per Stiglitz «Tutti i Paesi, soprattutto quelli sviluppati, che sono all´origine della crisi attuale, devono rivedere a tutti i costi il sistema di regolamentazione e vigilanza. Le riforme in corso non saranno sufficienti. Occorre, tra l´altro, eliminare le rigidità delle leggi; dare a tutti coloro che lo richiedono accesso al credito; risanare il sistema e contenere gli eccessi che hanno luogo durante le transazioni operate dalle istituzioni finanziarie. La stabilità dei prezzi non è sufficiente ad assicurare la prosperità economica, perché essa può favorire e generare una crescita instabile».
Dopo aver stigmatizzato la "miopia" del governo Bush, Stiglitz ha chiesto all´Onu di «giocare un ruolo di capo-fila a fianco delle istituzioni finanziarie internazionali per mettere in campo una migliore governance del sistema e di assicurarsi che le politiche adottate siano il frutto di una minuziosa riflessione. Occorre una nuova relazione tra l´Assemblea generale e le istituzioni di Bretton Woods e quest´ultime devono essere obbligate a rendere conto meglio delle loro azioni. Siamo tutti responsabili collettivamente e dobbiamo fare del nostro meglio per evitare una nuova crisi. Dobbiamo garantire che le politiche praticate all´interno del sistema finanziario favoriscano uno sviluppo sostenibile ed equo».
Tratto da: http://www.greenreport.it
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