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23 settembre 2008

Prostituzione e tratta. Un contributo alla riflessione e alcune proposte


Prostituzione e tratta.
diritti – cittadinanza – sicurezza
Un contributo alla riflessione e alcune proposte


Premessa


Il Comune di Napoli, prima in qualità di soggetto proponente, oggi come co-attore e co-finanziatore di un progetto a scala regionale, da anni attiva e promuove con altri enti, sia del pubblico che del privato sociale, interventi e servizi tesi a governare a livello locale il fenomeno della prostituzione e a tutelare le vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale.
Interventi che cercano di coniugare le azioni di contrasto alla tratta (accompagnando le persone sfruttate, spesso in collaborazione con le forze dell’ordine, nel difficile percorso che va dalla fuga e dalla denuncia fino al completo reinserimento socio-lavorativo), con quelle di riduzione dei rischi, di educazione e informazione sanitaria, di costruzione di alternative concrete alla strada per le donne e uomini prostitute/i non coinvolte nel fenomeno di sfruttamento.
Inoltre, negli ultimi due anni, attraverso i progetti si è avviato, nelle Municipalità più caratterizzate dalla presenza di prostituzione, un’attività di mediazione sociale e dei conflitti, tesa a far confrontare in un luogo paritario e mediato i diritti delle persone coinvolte nella prostituzione con quelli dei cittadini e delle cittadine che abitano i territori dove tale attività si svolge e si concentra.
Insomma un lavoro integrato e multidimensionale che, partendo dalla consapevolezza della complessità e articolazione del fenomeno prostituzione cerca di coniugare più ambiti di intervento, evitando approcci superficiali o tentazioni ideologico-strumentali, provando a stabilizzare modelli e modalità operative capaci di calibrarsi di volta in volta alle continue evoluzioni che caratterizzano la prostituzione e le problematiche ad essa connesse

Un lavoro che in otto anni ha:

  • portato più di 100 donne a fuggire dalla loro condizione di sfruttamento;
  • aiutato 63 vittime a trovare il coraggio di denunciare i loro sfruttatori, facendo scattare tra le più importanti azioni di contrasto e repressione del traffico di esseri umani a livello nazionale;
  • costruito alternative lavorative e di inclusione alla strada per 50 donne e persone transessuali che prima si prostituivano;
  • realizzato quasi mille accompagnamenti ai servizi socio-sanitari, rendendo così concreto e continuo il rapporto tra persone prostitute/ite e servizi, per altro togliendo risorse al mercato parallelo e illegale della salute
  • abbassato i conflitti a livello territoriale, spesso convincendo le donne e gli uomini coinvolti nella prostituzione ad evitare quei comportamenti che generano “rabbia” e allarme sociale (non sporcare la strada, evitare schiamazzi, comportamenti osceni in luoghi frequentati o in ore diurne, ecc.)

Proprio a partire da tale tradizione di intervento, che per altro viene ormai riconosciuta al Comune di Napoli anche a livello nazionale, i sottoscrittori del presente documento chiedono all’Amministrazione di non inserire il tema prostituzione nel pacchetto sicurezza che verrà discusso martedì in Consiglio Comunale, ma di avviare un “Tavolo di concertazione” che veda coinvolti tutti gli attori che direttamente e indirettamente hanno a che fare con il fenomeno prostituzione (soggetti istituzionali, rappresentanti delle forze dell’orine, associazioni e cooperazione sociale, associazioni di auto-organizzazione delle persone prostitute, comitati di cittadini).
Un Tavolo di confronto e programmazione capace di costruire soluzioni e politiche di governo che tengano conto, parallelamente, delle esigenze di sicurezza della popolazione, dei diritti delle persone prostitute, della necessità di rafforzare da un lato il sistema di welfare locale rivolto a tale ambito, d’altra parte a rendere più incisive le azioni di contrasto al traffico di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale.
Scivolare in esclusive logiche sicuritarie, sbilanciate sulla repressione e sui divieti, sarebbe non solo in contrasto con la sensibilità e l’impegno fin qui dimostrato dal Comune di Napoli, ma fondamentalmente inutile e dannoso, in quanto non servirebbe a eliminare il problema ma solo a spingerlo in luoghi più nascosti o periferici, rendendo così difficile il contatto con i servizi e, soprattutto, rendendo ancora più deboli e fragili le donne e gli uomini vittime di tratta. Insomma, tale approccio, in fin dei conti, aumenterebbe le condizioni di insicurezza anziché ridurle.

Alcune prime proposte:

Costruire e sperimentare un progetto di zoning – migliorare l’offerta dei servizi
A Napoli, al contrario di quanto avviene in altre città, la prostituzione in strada viene esercitata, anche se con alcune eccezioni (via Marina), in luoghi non centrali, a bassa densità abitativa, non caratterizzati da elevati flussi di traffico urbano.
Ed inoltre, nelle vicinanze dei luoghi dove già oggi si concentra la prostituzione, vi sono zone completamente disabitate e prive di altre attività di interesse pubblico, che potrebbero diventare, con pochi interventi strutturali, contesti territoriali oggetto di sperimentazioni di zoning, così come già realizzato in altre città italiane ed europee. Una proposta che sembra condivisa già oggi da buona parte delle persone che esercitano la prostituzione o sono costrette a farlo, e in parte anche da gruppi di cittadini che ne colgono l’utilità di allontanare il fenomeno dalle vicinanze delle loro abitazioni o, più in generale, dai loro luoghi di vita e relazione
E’ evidente che la proposta non è quella semplicistica di individuare un contesto e di obbligare le donne e gli uomini ad esercitare solo li. Come già detto, gli interventi a mero carattere coattivo, che non tengono conto della complessità, non servono e non risolvono. Si tratta invece di avviare un percorso per fasi e patti sociali successivi, che veda coinvolti tutti gli attori interessati, finalizzato ad individuare delle aree a bassa conflittualità sociale dove l’esercizio della prostituzione possa essere esercitato nella massima sicurezza, sia per le persone prostitute che per i loro clienti, senza che tale esercizio si configuri come dannoso, fastidioso, di allarme sociale per la popolazione
Come dimostrato dalle altre esperienze realizzate lo zoning, oltre ad abbassare i livelli di conflitto, consente di:

migliorare gli interventi di educazione sanitaria (fondamentali per la tutela della salute non solo delle donne e degli uomini che esercitano la prostituzione ma per l’intera comunità. Infatti, i clienti sono nella quasi totalità dei casi mariti e fidanzati e, purtroppo, come emerge con chiarezza dalle ricerche degli operatori di settore, sono spesso disposti a pagare anche tre volte in più il prezzo della prestazione pur di “fare sesso non protetto”. Quindi tutelare le donne da questo punto di vista, insegnare loro a rifiutare rapporti di tale tipo, significa non solo proteggere la loro salute – già cosa fondamentale e necessaria – ma anche quella delle mogli e delle fidanzate italiane, che, come emerge dalle ricerche di settore, hanno spesso rapporti non protetti con i loro compagni. Se si continuerà a proporre soluzioni che mirano solo a nascondere il fenomeno e non a risolvere il problema ad iniziare dalla riduzione dei rischi, si renderanno impossibili anche tali fondamentali interventi a carattere socio-sanitario);
  • mantenere costante la conoscenza sul fenomeno e sulle reti di sfruttamento;
  • attivare interventi di mediazione sociale tesi a ridurre l’allarme sociale che può determinare l’esercizio della prostituzione;
  • migliora i livelli di sicurezza delle persone prostitute/uite che, nelle attuali zone di prostituzione, sono sempre più vittime di violenze, rapine, forme di discriminazione violenta
  • Insomma, lo zoning può essere definito come un insieme di interventi, tra cui quello dell’individuazione di aree dedicate, tesi al governo delle attività di prostituzione, attraverso attività integrate ed equilibrate tra l’aiuto alla persona, la lotta allo sfruttamento, la promozione di sicurezza diffusa, l’abbassamento della conflittualità sociale
    Lo zoning NON E’ un progetto di “quartiere a luci rosse”, ma un dispositivo complesso mirato da un lato a migliorare la convivenza tra sex workers e gli altri cittadini, d’altra parte ad aumentare i livelli di sicurezza per tutti e tutte.
    Lo zoning non si inventa ma va costruito, attraverso una serie di passaggi e attenzioni e specificatamente:

    • individuare le possibili aree con un processo di ricerca/azione che garantisca:
    1. l’analisi dei contesti e dei luoghi;
    2. l’elaborazione dei dati statistici e qualitativi;
    3. la definizione e comprensione dei bisogni e delle aspettative di tutti gli attori coinvolti;
    4. la realizzazione di focus group con pezzi dei gruppi di destinatari interessati;
    • contattare e far partecipare tutti gli attori interessati e tutte le parti sociali coinvolte
    • scegliere in modo condiviso le aree su cui avviare la sperimentazione;
    • condividere e coordinare il progetto con le forze dell’ordine;
    • fornire informazioni certe e corrette sul progetto e sulle fasi della sua sperimentazione;
    • far partecipare le persone coinvolte nei circuiti prostituzionali alle fasi di promozione, produzione dei materiali, definizione degli strumenti e dei linguaggi, progettazione delle aree

    Oltre al percorso di zoning, vanno definiti:

    • stabilizzazione degli interventi atti a contrastare il traffico di essere umani e di tutela/supporto all’uscita e all’inclusione delle vittime di tratta;
    • potenziamento delle opportunità di accoglienza territoriali;
    • avviare politiche attive del lavoro rivolte alle sex workers per offrire loro reali alternative alla strada;
    • campagne di educazione sessuale nelle scuole ma anche diffuse sul territorio, particolarmente rivolte alla componente maschile che essendo responsabile del continuo aumento della domanda certo non favorisce la diminuzione dell’offerta;
    • potenziamento delle politiche mirate alle pari opportunità e di contrasto alle violenze di genere

    Siamo sicuri, che il Comune di Napoli, vorrà essere coerente con la sua tradizione di accoglienza è intervento integrato sui fenomeni sociali complessi, senza correre il rischio di scivolare in quelle derive sicuritarie che non solo non risolvono, ma favoriscono il sommerso, l’aumento dell’illegalità e dei rischi e conseguentemente, nei fatti, finiscono per alimentare insicurezza sociale

    Napoli, 21 settembre 2008

    Cooperativa sociale Dedalus
    Associazione Transessuali Napoli
    Consorzio GESCO
    Movimento Identità Transessuale – Napoli
    Cooperativa sociale EVA
    Associazione Priscilla
    Associazione Giuristi Democratici
    Cantieri sociali
    Arci

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