Lettera aperta a Corrado Gabriele,
Leggo la tua risposta agli articoli (D'Antonio e Macry) del corriere del mezzogiorno di domenica (16 feb) e provo a farti qualche domanda di buon senso, basata sull’esperienza che in venti anni di attività mi ha messo spesso di fronte alla questione delle liste di lotta, lasciandomi sempre in un’avvilente condizione di rabbiosa impotenza. Perché vedi, io credo nella lotta sociale e nei movimenti, e per me questa vicenda è da decenni la tomba di ogni antagonismo sociale, a Napoli almeno. Il movimento di lotta per il lavoro che io ho difeso e difenderò sempre non è stato e non è quello che ha come controparte il movimento dei lavoratori e tutti gli altri disoccupati, non si appropria del collocamento pubblico per arrivare primo con la forza, non spartisce pacchetti di voti scucendo al potere politico pacchetti di formazione e di assistenza, non si spaccia per un movimento radicale e antagonista al potere costituito per accontentarsi di essere ostaggio, per anni e anni, delle risorse finanziarie concesse dal governo e degli accordi sottobanco stretti dai politici locali, non sarà mai quello che difendi tu e non è quella messe di buone intenzioni che i disoccupati del coordinamento di lotta mettono in campo spazzando con (o contro) Asia e costruendo percorsi privilegiati in offerta speciale per i fedeli della lotta e della cabina elettorale.
1. Non trovi che sarebbe stato arduo per D‘Antonio discutere, come dici, nel merito dei provvedimenti, solo con la criptica documentazione che il tuo assessorato ha per essi predisposto? E non ti sembra il caso di entrare tu stesso nel merito, rassicurando i lettori sull’utilizzo dei 90 e oltre milioni stanziati per fronteggiare la crisi, spiegando meglio cosa ne farai e precisando che, com’è ovvio, non potranno riguardare, in alcun caso, il progetto Isola? E non pensi che sarebbe stato più utile a tutti, viste le notizie di cronaca nera, informare e rassicurare l’opinione pubblica spiegando per filo e per segno tutto del progetto Isola?, mostrando finalmente gli atti mai pubblicati, le procedure di selezione, i rendiconti sugli impieghi, le spese, i risultati di questo progetto? Tanto per irradiare fiducia tra i cittadini verso le istituzioni? E a proposito, ci spieghi anche come né il Ministero, né altre istituzioni di controllo abbiano mai chiesto conto dell’iter, dei bilanci e dei risultati di questo progetto, almeno fino a quando, la guardia di finanza non ci è inciampata dentro?
2.Non pensi che la questione teorica posta da D’Antonio, per la verità affatto intrisa di alcun contenuto antistatalista, sia piuttosto fondata e che l’approccio demonizzante non è verso le politiche pubbliche in sé, ma si basa sulle notizie di cronaca nera e aggredisce il modo in cui le politiche pubbliche di contrasto alla disoccupazione sono state (da te e dai tuoi partner istituzionali nei progetti sui disoccupati organizzati, Prefetti, Ministri degli interni e del lavoro, colleghi di Comune e Provincia), discrezionalmente e irresponsabilmente pensate e gestite sin dal 2004, quando per motivi di ordine pubblico è iniziata la vicenda poi approdata a Isola, con un intervento pubblico in risposta non al disagio e alla camorra, ma alle liste di lotta organizzate, quelle che vendevano e vendono i moduli e le tessere di iscrizione fuori al collocamento (fino al 1999) e fuori ai centri per l’impiego (dal 2000 in poi) ?
3. Non ricordi o non sai che la demonizzazione dell’intervento pubblico fu fatta nel post terremoto, quando con la distribuzione di tutto quel denaro arrivammo a contare migliaia di morti all’anno di camorra? Non ricordi o non sai che le delocalizzazione e le dismissioni hanno riguardato le partecipazioni statali e le multinazionali ben prima che nascesse la lega e si imponesse il pensiero unico neoliberista, per vincoli imposti dall’unione europea (italsider) e dal mercato? E non ricordi o non sai nemmeno che l’espulsione dal mercato, alla faccia del liberismo e dell’antistatalismo, ha significato per tutti quei lavoratori (un bacino totale di 42 mila unità tra operai e tecnici delle grandi e medie imprese, edili, e anche qualche disoccupato al tempo già organizzato in liste-cooperative molto simili a quelle oggi in primo piano nelle cronache su Isola) la costruzione di una rete protettiva particolare che non li lasciasse, nessuno e mai, senza reddito? Non lo sai che già allora, nei primi anni ‘90, alla Campania e alle altre regione del Sud fu vietato il percorso del prepensionamento tout court, abbondantemente utilizzato al Nord, e che, al tempo stesso, a quei pazzi sconsiderati dell’agenzia del lavoro che volevano fare i gagliardi e da intellettuali non avevano i piedi per terra, fu interdetto qualsiasi intervento per la ricollocazione di quei lavoratori nel mercato, perchè gli accordi politici e l'arroccamento del sindacato impovenano che il blocco rimanesse compatto, e che non vi fossero sbocchi alternativi (nemmeno garantiti dal contratto a tempo indeterminato) a quelli dell’assistenza e del pubblico impiego? Non sai che il compromesso finale su quel "blocco" furono nientemeno i lavori socialmente utili, quelli di cui ancora ci occupiamo, per tutti i 42 mila, impiegati nella Regione e in altri enti territoriali della Campania, trascinati in tutti questi anni fino ad approdare alla pensione, all’uscita incentivata, alle società miste, alla stabilizzazione negli enti con impiego fisso o a lungo termine? Non sai che questa esperienza miope e punitiva verso tutti quei lavoratori espulsi, scellerata e obbligata solo da una scellerata pratica di intervento pubblico, ha minato e compromesso per tutti questi anni qualsiasi altra politica di sostegno alla creazione di lavoro nel campo dei nuovi bacini di impiego, a metà strada tra mercato e pubblico, come l’ambiente, i giacimenti culturali, la cura della persona, i servizi collettivi specializzati etc..? Proprio come oggi, la tua Isola mette un oceano mare tra sé e altri possibili progetti sui disoccupati di Napoli, quelli a te più cari, più sfigati e a rischio criminalità. Immagina quanti centri veramente sociali potevano nascere da una mobilitazione di risorse e di relazioni tra persone in questi bacini di vero lavoro? Immagina che visioni dello Stato per i cittadini di Napoli e di Acerra si poteva suscitare, quanti anticorpi contro la camorra e il degrado si sarebbero disseminati?
4. Non pensi che la “percezione che i cittadini hanno dello Stato” che tu evochi come “una macchina che li osserva, li spia, li persegue, chiede loro denaro senza fornire corrispettivi tangibili” non aveva e non ha alcun bisogno, a Napoli e ad Acerra, di arricchirsi anche dell’esperienza di un faccia a faccia tra Stato e disoccupati basato sulla legge del più forte? Non ti sembra che se la ragione che nobilita Isola è l’alternativa alla camorra, questa alternativa non possa basarsi su un ombrello pubblico che copre quei rapporti basati sulla violenza e sulla minaccia, copre procedure non trasparenti, scopre pratiche illegittime solo mentre scorrono i titoli finali? Non pensi che la disillusione e lo scoraggiamento dei più deboli tra i senza lavoro meriterebbe che si spiegasse loro perché si è mantenuto per quattro anni e si intende mantenere in assistenza-formazione il disoccupato della lista di lotta, quello che ha occupato i centri per l’impiego quando si facevano i colloqui di selezione, quello che rifiuta qualsiasi offerta di lavoro che lo escluderebbe dal progetto, quello che è assente ai corsi, quello che se lo cacci incendia l’autobus. Per allontanare lui dalla camorra, ammesso che questo sia il fine e il mezzo, non ti sembra che si finisca con l’avvicinare alla sponda della malavita molti tra gli altri? Non ti sembra anche questa tua concezione e pratica dell’intervento pubblico null’altro che un ennesimo torbido terreno di coltura di quelle piazze di spaccio che ti fanno stare tanto male?
susi veneziano
1. Non trovi che sarebbe stato arduo per D‘Antonio discutere, come dici, nel merito dei provvedimenti, solo con la criptica documentazione che il tuo assessorato ha per essi predisposto? E non ti sembra il caso di entrare tu stesso nel merito, rassicurando i lettori sull’utilizzo dei 90 e oltre milioni stanziati per fronteggiare la crisi, spiegando meglio cosa ne farai e precisando che, com’è ovvio, non potranno riguardare, in alcun caso, il progetto Isola? E non pensi che sarebbe stato più utile a tutti, viste le notizie di cronaca nera, informare e rassicurare l’opinione pubblica spiegando per filo e per segno tutto del progetto Isola?, mostrando finalmente gli atti mai pubblicati, le procedure di selezione, i rendiconti sugli impieghi, le spese, i risultati di questo progetto? Tanto per irradiare fiducia tra i cittadini verso le istituzioni? E a proposito, ci spieghi anche come né il Ministero, né altre istituzioni di controllo abbiano mai chiesto conto dell’iter, dei bilanci e dei risultati di questo progetto, almeno fino a quando, la guardia di finanza non ci è inciampata dentro?
2.Non pensi che la questione teorica posta da D’Antonio, per la verità affatto intrisa di alcun contenuto antistatalista, sia piuttosto fondata e che l’approccio demonizzante non è verso le politiche pubbliche in sé, ma si basa sulle notizie di cronaca nera e aggredisce il modo in cui le politiche pubbliche di contrasto alla disoccupazione sono state (da te e dai tuoi partner istituzionali nei progetti sui disoccupati organizzati, Prefetti, Ministri degli interni e del lavoro, colleghi di Comune e Provincia), discrezionalmente e irresponsabilmente pensate e gestite sin dal 2004, quando per motivi di ordine pubblico è iniziata la vicenda poi approdata a Isola, con un intervento pubblico in risposta non al disagio e alla camorra, ma alle liste di lotta organizzate, quelle che vendevano e vendono i moduli e le tessere di iscrizione fuori al collocamento (fino al 1999) e fuori ai centri per l’impiego (dal 2000 in poi) ?
3. Non ricordi o non sai che la demonizzazione dell’intervento pubblico fu fatta nel post terremoto, quando con la distribuzione di tutto quel denaro arrivammo a contare migliaia di morti all’anno di camorra? Non ricordi o non sai che le delocalizzazione e le dismissioni hanno riguardato le partecipazioni statali e le multinazionali ben prima che nascesse la lega e si imponesse il pensiero unico neoliberista, per vincoli imposti dall’unione europea (italsider) e dal mercato? E non ricordi o non sai nemmeno che l’espulsione dal mercato, alla faccia del liberismo e dell’antistatalismo, ha significato per tutti quei lavoratori (un bacino totale di 42 mila unità tra operai e tecnici delle grandi e medie imprese, edili, e anche qualche disoccupato al tempo già organizzato in liste-cooperative molto simili a quelle oggi in primo piano nelle cronache su Isola) la costruzione di una rete protettiva particolare che non li lasciasse, nessuno e mai, senza reddito? Non lo sai che già allora, nei primi anni ‘90, alla Campania e alle altre regione del Sud fu vietato il percorso del prepensionamento tout court, abbondantemente utilizzato al Nord, e che, al tempo stesso, a quei pazzi sconsiderati dell’agenzia del lavoro che volevano fare i gagliardi e da intellettuali non avevano i piedi per terra, fu interdetto qualsiasi intervento per la ricollocazione di quei lavoratori nel mercato, perchè gli accordi politici e l'arroccamento del sindacato impovenano che il blocco rimanesse compatto, e che non vi fossero sbocchi alternativi (nemmeno garantiti dal contratto a tempo indeterminato) a quelli dell’assistenza e del pubblico impiego? Non sai che il compromesso finale su quel "blocco" furono nientemeno i lavori socialmente utili, quelli di cui ancora ci occupiamo, per tutti i 42 mila, impiegati nella Regione e in altri enti territoriali della Campania, trascinati in tutti questi anni fino ad approdare alla pensione, all’uscita incentivata, alle società miste, alla stabilizzazione negli enti con impiego fisso o a lungo termine? Non sai che questa esperienza miope e punitiva verso tutti quei lavoratori espulsi, scellerata e obbligata solo da una scellerata pratica di intervento pubblico, ha minato e compromesso per tutti questi anni qualsiasi altra politica di sostegno alla creazione di lavoro nel campo dei nuovi bacini di impiego, a metà strada tra mercato e pubblico, come l’ambiente, i giacimenti culturali, la cura della persona, i servizi collettivi specializzati etc..? Proprio come oggi, la tua Isola mette un oceano mare tra sé e altri possibili progetti sui disoccupati di Napoli, quelli a te più cari, più sfigati e a rischio criminalità. Immagina quanti centri veramente sociali potevano nascere da una mobilitazione di risorse e di relazioni tra persone in questi bacini di vero lavoro? Immagina che visioni dello Stato per i cittadini di Napoli e di Acerra si poteva suscitare, quanti anticorpi contro la camorra e il degrado si sarebbero disseminati?
4. Non pensi che la “percezione che i cittadini hanno dello Stato” che tu evochi come “una macchina che li osserva, li spia, li persegue, chiede loro denaro senza fornire corrispettivi tangibili” non aveva e non ha alcun bisogno, a Napoli e ad Acerra, di arricchirsi anche dell’esperienza di un faccia a faccia tra Stato e disoccupati basato sulla legge del più forte? Non ti sembra che se la ragione che nobilita Isola è l’alternativa alla camorra, questa alternativa non possa basarsi su un ombrello pubblico che copre quei rapporti basati sulla violenza e sulla minaccia, copre procedure non trasparenti, scopre pratiche illegittime solo mentre scorrono i titoli finali? Non pensi che la disillusione e lo scoraggiamento dei più deboli tra i senza lavoro meriterebbe che si spiegasse loro perché si è mantenuto per quattro anni e si intende mantenere in assistenza-formazione il disoccupato della lista di lotta, quello che ha occupato i centri per l’impiego quando si facevano i colloqui di selezione, quello che rifiuta qualsiasi offerta di lavoro che lo escluderebbe dal progetto, quello che è assente ai corsi, quello che se lo cacci incendia l’autobus. Per allontanare lui dalla camorra, ammesso che questo sia il fine e il mezzo, non ti sembra che si finisca con l’avvicinare alla sponda della malavita molti tra gli altri? Non ti sembra anche questa tua concezione e pratica dell’intervento pubblico null’altro che un ennesimo torbido terreno di coltura di quelle piazze di spaccio che ti fanno stare tanto male?
susi veneziano