LA STORIA MANCATA
di Maria Antonietta Mattei
Il primo piano di un volto di donna… L’immagine di una foto sfocata…
La voce metallica, di circostanza, della giornalista di turno per una notizia per lei non sconvolgente... una come tante... e poi Gaeta... mare...
Paola non realizza, cerca di porre attenzione. E ancora: << scrittrice, Fabrizia Ramondino… colpita da malore>> e subito dopo continua, con aria maliziosa, <<...gli italiani... cibi afrodisiaci>>
Paola non segue, rimane alle prime parole.
Si affretta a prendere il telecomando per intercettare qualche altro notiziario, vuole conferma, come se la notizia di una morte si potesse inventare, pensa tra sé, o come se si trattasse di una calamità naturale, con tante vittime per cui potrebbero esservi dubbi sulla identificazione.
Ci sono delle morti che prendono ancor di più di sorpresa, e la cosa strana, anzi stranissima, è che la propria morte, per queste persone, molto probabilmente non avrebbe alcun significato, perché non << ti conoscono, perché non sei stata percepita, intercettata>>, dice a sé stessa.
Prosegue nei suoi cupi pensieri, nel mentre continua a sfaccendare e a cucinare più del necessario. Non si risparmia, come se i figli fossero ancora piccoli e come se la casa fosse frequentata come quando era viva sua madre e accorrevano i suoi fratelli con le rispettive famiglie e si riunivano per grandi tavolate.
Lei colma i suoi vuoti in cucina, ma molte volte la cosa non funziona e rimane con le sue angosce.
Si ritrova con gli occhi umidi, come le capita spesso in questi ultimi tempi, e cerca l’abbraccio del suo Hobbes, che inaspettatamente, come per un richiamo telepatico, si stira le zampe, sbadiglia e ancora sonnacchioso abbandona le lunghe lanose orecchie e il muso sulla gonna e si stropiccia ad essa, quasi a trovar riparo.
<< Lorenzo, è morta Fabrizia Ramondino, la scrittrice, all’improvviso, ma come può succedere? Come è possibile...?>>
<< Succede…, si muore…devi rassegnarti, ci sentiamo dopo >>.
E’ finita la comunicazione con il marito, è finito il tempo accordatole.
Riprendere il discorso le sarà difficile. Le emozioni non possono essere a puntate...!
Quella immagine di donna, scolpita nella roccia, nel mentre sale lentamente i gradini di ciottoli levigati dal tempo, scivolosi e tondeggianti, non lavorati dagli uomini, ma quasi fuoriusciti da quella terra aspra, non le si toglie dagli occhi.
Con il pensiero corre all’ultima estate, alla casa in campagna, al paese…
Dalla viuzza sottostante il castello aveva più volte percepito quella figura e ne era rimasta colpita. La rivede avviarsi verso la parte alta del centro storico, che conduce al castello, con passi lenti, solenni, di chi non è stanco, ma dà significato ai propri gesti.
Una veste lunga, come un saio, così le era apparsa, ogni volta, pur nella discreta lontananza dalla sua postazione.
La donna è diversa dalle altre, quelle che Paola abitualmente incontra nei “suoi giri”.
Le anziane del posto sono tutte uguali con la gonna corta a metà ginocchio, la maglietta di cotone ritorto e con il golfino di lana attorcigliato sulle spalle, nelle sere d’estate. Unico cedimento al rigore dell’inverno grandi scialli colorati, di quelli lavorati in tondo all’uncinetto con i residui di lana di maglie in disuso.
Capelli corti, resi ancora più corti dalle permanenti oramai sorpassate e colorate di un nero tizzone che contrasta sui loro visi resi ancor più grinzosi dal tanto sole accumulato nel corso degli anni per le lunghe ore trascorse a lavorare in campagna.
La donna che “sale al cielo”, Paola la chiama così perché da quel posto, oltre la scalinata non vedeva altro che uno sperone isolato di montagna brulla, ha la figura esile con i capelli corti, lisci, argentei.
Un giorno in piazza, se le era ritrovata quasi di fronte con la lunga sigaretta fra le dita, più di un quotidiano sotto braccio, impegnata a parlare presumibilmente con persone amiche, vista l’aria rilassata e confidenziale.
Paola è sorpresa dal fatto di essere rimasta ancor di più incuriosita, dopo averla vista così da vicino e sente ancor di più il desiderio di rivolgerle la parola.
L’appuntamento estivo dell’assemblea cittadina in piazza è un occasione di incontro e di appartenenza alla quale Paola, di solito, non manca.
Lei, la Signora, è lì con i suoi giornali e interviene sulla questione del piano regolatore e sul moltiplicarsi delle costruzioni nelle campagne circostanti il centro abitato.
Paola non sempre condivide le cose dette, perché a lei le case non creano problemi, quando si sposano bene con i colori e le curve del verde su cui sorgono: sembrano far parte del paesaggio e d’altronde significano vita e continuità, “convivenza pacifica” tra quelle montagne non sempre lussureggianti, per la natura rocciosa del posto, e la gente che spazia nei posti isolati e sventola la propria presenza con la biancheria colorata distesa al sole ad asciugare.
La discussione è appassionata, e l’intervento della “donna che sale al cielo” è chiaro, asciutto e lei ne è coinvolta.
Vorrebbe scambiare qualche idea, vorrebbe avere elementi in più per capire, vorrebbe raggiungerla, ma è intimidita dal fatto che è attorniata da un gruppo di persone e parlano vivacemente.
Le occasioni di incontrarla da vicino non tardano a mancare: con il mese di agosto iniziano le manifestazioni su al castello, in gran parte restaurato e fiore all’occhiello della Giunta Comunale.
Le iniziative non sono molto numerose, ma interessanti, e poi non c’è che da sostenerle perché non si può fare sempre e solo la critica delle cose.
Paola è un’assidua frequentatrice e trascina con sé le amiche dell’estate e poi la passeggiata serale è un modo per riappropriarsi del silenzio, degli odori e delle visioni della notte, e di quelle stradine antiche dove i gatti la fanno da padroni e la luna illumina squarci inaspettati tra le viuzze imbiancate di calce che si inerpicano verso l’alto.
E’il momento di guardare il cielo per scrutarne i messaggi e guardare il gioco delle nuvole che si rincorrono e si disegnano a seconda se l’indomani sarà pioggia o sereno e ci si potrà consentire un’altra bella giornata di sole in campagna o sul lungomare di Sperlonga.
Una sera, mentre ancora riecheggiavano le note di un suggestivo Piazzolla avvenne l’incontro.
Nel vederla, sulla strada del ritorno a casa, scendere cautamente su quei ciottoli sconnessi di roccia, Paola sussurra alle amiche << E’ lei… lei..>> e affretta il passo per favorire la casualità dell’incontro.
Si danno la buona sera.
Non è come in città, dove pur guardandosi negli occhi o incontrandosi gomito a gomito nelle strade dello schopping, ci si ignora diventando cose inanimate.
Incominciano con qualche parola di cortesia, alternata a momenti di silenzio, per poi iniziare a parlare della bella serata, della musica che le accompagna ancora, rendendole leggere e svolazzanti al di là degli anni, a dir vero, non più giovanili per nessuna di loro.
Gli incontri si ripetono e diventano una piacevole abitudine e Paola vorrebbe osare.., invitarla a casa sua e incomincia a fantasticare con le amiche su che cosa vorrebbe proporle.
Marisa è la più tenace nel tentativo di farla desistere dalle fantasticherie e con il suo << Ma goditi le vacanze e sta un po’ buona… Rilassati...>> riesce a intimidirla e ancor di più a zittirla.
Vorrebbe utilizzare quel vano sottostante la sua casa e immagina già tutta la scena: la roccia imbiancata che accarezza le pareti della stanza come una barriera corallina che contrasta con il cotto antico, usurato dal tempo, e le volte a vela che fanno un gioco sinuoso di curve che si abbracciano tra loro, per fare di quel luogo un‘”isola non felice”, ma di incontri, di incontri fra persone che comunicano, si trasmettono emozioni, raccontando di percorsi compiuti nella propria vita, di fatiche e soprattutto della voglia di voler ancora dire, in tanto rumore di notizie... di provocazioni.
Un luogo di fantasie e di progetti concreti.
La Signora potrebbe dar vita con lei a questa cosa e il solo pensiero di progettarla già le fa bene e le dà carica, cosa della quale avverte la necessità.
E immagina ancora che lei finalmente in tale atmosfera calda e stimolante potrebbe offrire, a piene mani, golosi ciambelloni, crostate e torte al formaggio di pecora con fichi e liquore di lauro, tutte cose che rimangono lì tristemente sul tavolo di casa per le diete, la fretta d’andar via, gli spuntini negli snack.
Il pensiero di Paola corre a queste storie, quando grandi temporali sopraggiungono prima che termini il mese di agosto e così gli spettacoli, programmati per l’estate dal Comune, e così gli incontri che finiscono prima del previsto.
Paola, ancora una volta, non ha colto l’opportunità di parlare, sopraffatta dalla timidezza e dalla paura di non saper fare, ed è rimasta con i suoi progetti che ora le sembrano sciocchi e privi di senso.
Nel fine settimana successivo alla tragica notizia, si reca in paese e rimane impietrita davanti alle scarne parole dei necrologi.
Non ha mai amato le parole formali, come il “Serenamente”, molte volte usato a sproposito, ma immaginava che l’irrimediabile addio avesse preso la forma di un dolore comune e palese e non di parole di circostanza, riferibili a uno qualsiasi.
Si appresta a leggere l’ultimo libro della “Signora che sale al cielo” con profonda commozione, ma non può non sorridere di continuo alla malizia delle descrizioni dei suoi personaggi, chiaramente individuabili nelle persone e nei luoghi di comune conoscenza.
Si convince sempre di più che LEI, di certo, aveva presagito che non sarebbe sopravvissuta e perciò la immagina a descrivere con aria sorniona e impertinente le creature del suo libro, le storie, gli intrecci, le circostanze, ridendosela un mondo per lo sconcerto che avrebbe creato senza che potessero raggiungerla, come succede nei giochi quando si è bambini scherzosi, sognanti e tremendamente veri.
Traduzioni
23 giugno 2009
Un ricordo
19 giugno 2009
comunicato
Comunicato stampa 26/05
AGENZIA PUBBLICA… IL MINISTERO ACCETTA LE CONDIZONI DEI PRECARI I.SO.LA.- ADESSO LA LOTTA BISOGNA FINALIZZARLA ALLA STABILIZZAZIONE OCCUPAZIONALE.
Nell’ incontro di stamattina al Ministero del Lavoro, durante la convocazione del Tavolo Governo- Regione- Prefettura sulla costituzione dell’ agenzia pubblica, i precari ISOLA l’hanno spuntata facendo accettare alle rappresentanze istituzionali le loro richieste, ovvero l’immediata costituzione dell’agenzia pubblica con le relative coperture finanziarie ed avviare da subito il monitoraggio presso le società pubbliche per la stabilizzazione dei precari che prenderanno parte all’Agenzia. I precari ISOLA l’hanno spuntata facendo revocare e rigettare sulla provocatoria proposta del Ministero, di prorogare di soli 6 mesi l’assistenza economica per i corsisti ISOLA per poi arrivare a ridiscutere la costituzione dell’Agenzia. Questa assurda proposta ha scatenato nei giorni scorsi la rabbia dei precari ISOLA che non hanno dato tregua alle campagne elettorali di Destra e Sinistra, creando azioni di disturbo ed irruzioni nei vari comizi, rivendicando la convocazione di un nuovo Tavolo e ridiscutere da subito le condizioni da noi poste, quelle accettate dal Tavolo Interistituzionale rappresentato da Viespoli, Gabriele ed il Prefetto Pansa. Già nei prossimi giorni l’ assessore Gabriele presenterà la bozza per la costituzione dell’Agenzia che avrà una sua struttura e permanenza nell’arco dei primi 12 mesi e successivamente nei 6 mesi lo smistamento sul mercato del lavoro nell’ambito dell’ambiente e non solo, dei corsisti ISOLA che vi prenderanno parte.
Ora la lotta si sposta subito sul piano occupazionale che da subito deve dare garanzie dell’immediata costituzione dell’agenzia e poi avviare le trattative per la completa stabilizzazione dei corsisti ISOLA. La nostra lotta proseguirà affinché tutti i corsisti ISOLA potranno essere assorbiti nelle società pubbliche, cosa non prevista né automaticamente né di diritto. La lotta ancora una volta ha dimostrato di saper pagare, dobbiamo ancora dimostrare di saper determinare sul piano vertenziale che la stessa lotta dovrà essere incisiva per la creazione di migliaia di posti di lavoro stabile e sicuro per i 3500 corsisti ISOLA.
Inoltre la delegazione si sposterà Giovedì a Roma per ricevere il verbale dell’incontro di stamane.
COORDINAMENTO DI LOTTA X IL LAVORO
Centro sociale- CARLO GIULIANI
Istat - primo trimestre 2009 - Il sud abbandona il lavoro
Strano paese l’Italia del lavoro, un paese diviso da divari territoriali profondi che producono differenze significative anche nella composizione delle forze di lavoro. La differenza che sta emergendo con più forza in questi anni è che nel Sud le forze di lavoro perdono occupati ma perdono anche disoccupati. Il fenomeno dominante è l’abbandono: fuga, clandestinità, illegalità, assistenza, famiglia, ecc. Un fenomeno che appare molto evidente se scorriamo la sintetica nota statistica dell’Istat sulle forze di lavoro (primo trimestre 2009) e ci soffermiamo sulle variazioni assolute delle principali grandezze (in tabella). I dati confermano le attese della crisi con un forte calo di occupati (-204 mila). La crisi, secondo gli osservatori economici, colpisce soprattutto il Nord, eppure i dati rilevano una perdita di occupati nel Sud (-114 mila) e indicano che le ripartizioni meno colpite sono proprio quelle settentrionali. Ma il dato che più interessa è che fine fanno gli occupati persi: nel Centro Nord alimentano la crescita di disoccupazione, nel Sud sono fuori dal mercato del lavoro.
La disoccupazione cresce di 221 mila unità di cui solo 2 mila nel Sud, dove alla perdita di 114 mila occupati corrisponde la perdita di 113 mila forze di lavoro. Nel Centro-Nord, rispetto a 90 mila occupati persi, si hanno ben 219 mila disoccupati in più con un saldo di +129 mila forze di lavoro. Una situazione così profondamente differenziata dovrebbe avere rilievo per le politiche del lavoro: è evidente che nel Sud sta avvenendo un depauperamento complessivo della struttura sociale ed economica molto preoccupante. Il fatto che il calo di occupazione non si riversi nella crescita della disoccupazione ci indica ad esempio anche che gli ammortizzatori sociali al Sud sono probabilmente meno utilizzati, e che la perdita di lavoro sta investendo in misura maggiore che altrove una popolazione occupata precariamente che non ha maturato i requisiti di accesso alle indennità di disoccupazione. Le regioni del Mezzogiorno fin qui hanno mostrato di tendere ad utilizzare di più gli ammortizzatori sociali tradizionali, (indennità di disoccupazione, cassa integrazione), che non le politiche attive del lavoro (i servizi per l’impiego, i tirocinii e stages, l’autoimpiego, la formazione ecc.) Ciò si deve anche al fatto che, diversamente dagli automatismi degli ammortizzatori tradizionali, gli interventi di politica attiva sono realizzati attraverso meccanismi discrezionali, finanziati spesso con riparti alle regioni proporzionati in base ai dati sulla disoccupazione di cui sopra, affidati alla iniziativa e alla capacità progettuale e realizzativa delle istituzioni locali, indirizzati a obiettivi particolari che nel mare magno della disoccupazione di massa si disperdono e dissolvono le proprie potenzialità ecc. Insomma l’impianto delle politiche del lavoro pende largamente a sfavore della disoccupazione del Sud, sia di quella da perdita di lavoro, sia di quella rivolta ai giovani, ai ragazzi che si diplomano, alle donne, all’offerta scoraggiata, a chi cerca un primo lavoro. Prendiamo ad esempio i servizi offerti dai centri per l’impiego, di orientamento, di promozione, di progettazione, di offerta di percorsi formativi ecc. Qualsiasi siano i valori registrati dalle statistiche, chi è regolarmente iscritto in un centro per l’impiego ha pienamente diritto a questi servizi, secondo la norma che prescrive al centro per l’impiego di offrire a tutti una opportunità di inserimento formativo o lavorativo entro alcuni mesi dalla iscrizione. Ma questa prescrizione resta un enunciato teorico, vanificato dall’assenza di sanzioni (immaginate se ci fosse un risarcimento per l’inesigibilità di questo diritto come affonderebbero le casse del ministero del lavoro in pochissimi mesi), mentre la scarsità di risorse e di opportunità non fa che accentuare le difficoltà e le inefficienze dei servizi, rendendoli nel complesso meno accessibili a tutti, aggravando i rischi di discrezionalità ed esclusione e accrescendo le tensioni sociali.
Si può spiegare in tal modo, anche grazie a questo complesso di lacune e di inadeguatezze, il fatto che a Napoli e a Palermo si accendano, con periodicità ormai ciclica, i riflettori della “emergenza sociale disoccupati” e si adottino progetti “speciali” che riducono i diritti e le politiche del lavoro a meri pacchetti di assistenza-intrattenimento per gruppi di disoccupati organizzati. Generalmente si tratta di poche migliaia di destinatari e di progetti che in tal modo surrogano tutto il nascosto, il non dato e le sofferenze di una diffusa malaoccupazione e disoccupazione destinata solo a peggiorare. Se nulla cambia, questa condizione del Sud che abbandona il lavoro, del Sud che riceve finanziamenti per progetti legati all’ordine pubblico e al malgoverno locale, e ne riceve sempre meno per adeguate politiche di sostegno all’occupazione e di contrasto alla disoccupazione, è destinata solo a peggiorare. Non a caso in agenda in questi giorni, al vaglio del Ministro Sacconi, c’è una proposta dell’Assessore al Lavoro della Campania con cui si sancisce lo stato delle cose: un’agenzia sociale del lavoro nella quale “assorbire” e riprodurre proprio quel tipo di progetti “speciali”; un'agenzia di cui le uniche notizie disponibili le hanno solo i disoccupati in lotta, e le raccontano così. Prende forma con questa struttura stabile solo la certezza del permanente abbandono.
Susi Veneziano
4 giugno 2009
Il Forum
REPORT E ALCUNE PROPOSTE
Premessa
Come deciso tra i temerari che sono riusciti ad arrivare alla fine della riunione di mercoledì (quando si è chiusa erano ormai le 21.00), provo a proporvi questo report nel quale vengono riassunte alcune ipotesi per proseguire il lavoro, sia in termini di configurazione del Forum, sia per quanto attiene alcune possibili proposte di lavoro, che parevano condivise e comuni a molti degli interventi ascoltati il 27.
Come del tutto ovvio, anche vista la gran quantità di interventi (quasi trenta) sicuramente mi dimenticherò particolari e non porrò il giusto accento su alcune cose per cui, oltre a scusarmi in anticipo per tali mancanze, ricordo che questo testo da un lato circolerà solo in forma interna (nella mailing list che si è costruita tra i partecipanti dell’altra sera) e d’altra parte va considerato come “bozza martire”, cioè come testo emendabile, allargabile, censurabile, cestinabile, ecc., ecc.
L’idea è quella di arrivare nel giro di una settimana ad un testo il più condiviso possibile, che possa servire come base di convocazione di un secondo incontro nel quale arrivare alla formalizzazione del forum e dar vita alle sue attività.
Riunione che, secondo quanto provato ad indicare mercoledì sera, dovrebbe essere convocata entro la prima quindicina di giugno. MI prendo la responsabilità di ipotizzare qui due possibili date: martedì 9 giugno o mercoledì 10 giugno, su cui chiederei un primo giro di disponibilità, proponendo inoltre, nell’eventualità di una disponibilità su entrambe di privilegiare quella di martedì 9 giugno.
Report
Prima di tutto va sottolineato che nella quasi totalità degli interventi, se pur con accenti e precisazioni differenti, si è sottolineata l’importanza di riattivare l’esperienza del Forum, come momento utile per mettere a sistema e valorizzare le diverse esperienze dell’antirazzismo campano. Da questo punto di vista si è anche affermato:
- sul nome c’è stata una proposta: “forum antirazzista e per la convivenza paritaria”, al fine di sottolineare non solo la lotta contro ogni forma di razzismo e xenofobia ma anche una spinta propositiva. Cosa che per altro, al di là del nome proposto, racconta meglio le nostre esperienze, che in questi anni si sono caratterizzate non solo per il “contrasto a” ma anche per la capacita di “fare e sperimentare per”;
- sulle modalità di adesione: in diversi interventi è stato proposto di consentire sia l’adesione individuale sia quella di soggetti collettivi (associazioni, sindacati, cooperative, comunità straniere, ecc.), al fine di permettere una più ampia e più libera partecipazione, evitando di ingabbiarsi nelle “estenuanti compatibilità” che spesso le reti solo tra enti impongono;
- sulla struttura: tutti hanno sottolineato l’importanza di darsi una struttura leggera, ma allo stesso tempo non “volatile”: cioè si è affermato che il forum dovrà essere un soggetto al quale si aderisce formalmente (dal quale, qualcuno ha detto “non si può entrare ed uscire a seconda delle occasioni e delle utilità), sulla base della condivisione di una piattaforma di intenti e sulla disponibilità ad assumersi responsabilità
- unità: unità si ma non a costo dell’immobilismo o della non chiarezza delle posizioni. Stare insieme è importante ma non è sufficiente. Anzi se non vi è chiarezza si rischia di depotenziare e ostacolare il movimento. Alcuni hanno proposto già primi contenuti e istanze di base su cui basare l’adesione al forum: no al pacchetto sicurezza e ai respingimenti – proposta di dichiarare la propria “disobbedienza” se tali norme dovessero passare – l’impegno alla denuncia anche a livello locale e anche quando norme o atteggiamenti discriminanti arrivano da politici o amministrazioni in teoria più vicine.
Sul piano delle proposte e dei possibili terreni di intervento su cui impegnare il forum si sono espresse più esigenze ma si può affermare che alla fine sono state fatte alcune proposte diffusamente condivise e specificatamente:
- l’apertura di tavoli con gli enti pubblici ma soprattutto con la Regione per: introduzione di norme e direttive locali che possano a livello locale depotenziare le ricadute negative delle politiche razziste a livello nazionale (vedi esperienza della Regione Toscana); assunzione di atti formali e preventivi dove le istituzioni locali dichiarino la loro indisponibilità ad accettare sul loro territorio “Centri di identificazione ed espulsione”; nello specifico della Regione arrivare ad una rapida approvazione delle due leggi regionali sui migranti e sui rom che da anni giacciono nelle stanze delle diverse commissioni;
- utilizzare il forum anche come “osservatorio sulle discriminazioni” e come luogo di riflessione e ridefinizione di linguaggi e strumenti capaci da un lato di intervenire sul piano culturale e sull’approfondimento e l’analisi delle nuove caratteristiche dei flussi migratori, d’altra parte sulla capacità di comunicare con le persone e le comunità locali, sempre più coinvolte in logiche discriminanti e securitarie
- organizzare per settembre a Castelvolturno, in occasione del 25 anniversario della morte di Jerry Masslo un momento regionale di iniziative e mobilitazione di tutto il movimento antirazzista campano (proposta fatta dall’Arci Regionale ma subito raccolta positivamente anche in altri interventi).
Mi pare che se pur in sintesi e in modo schematico queste siano le principali indicazioni emerse dalla riunione di mercoledì scorso.
Sono disponibile a raccogliere indicazioni, modifiche aggiunte e commenti e a curare un lavoro di sintesi che alla fine consenta di arrivare ad un documento concretamente condiviso
Napoli, 29 maggio 2009
Grazie per l’attenzione
Andrea Morniroli
p.s – indirizzo mail a cui mandare i suggerimenti
andreamorniroli@libero.it