Traduzioni

16 aprile 2009

Dai e prendi

Questo articolo proviene dal sito dell'ADUC (http://www.aduc.it) ed è stato inviato da Paola Clarizia che commenta: "come al solito da Annapaola un pezzo interessante e sul quale riflettere anche in vista del cantiere sul buon lavoro"

LA BANCA DEL TEMPO: PER AVERE (E DARE) UN CREDITO PRESSOCHE' INESAURIBILE
di Annapaola Baldi

Nelle mie noterelle del 15 dicembre 2008. fra i diversi libri presentati, inserii anche Vivere senza soldi della tedesca Heidemarie Schwermer (nella foto), soprattutto perche' ai primi di quel mese aveva ricevuto il "Premio Tiziano Terzani" che, almeno a Firenze, e' un riconoscimento piuttosto importante. Libro e autrice li conoscevo, infatti, piuttosto bene; il primo perche' lo avevo tradotto con passione e piacere nel corso del 2007 e la seconda perche', alla fine dello stesso anno, l'avevo accompagnata in giro per Firenze e dintorni a presentare la sua opera.
Non immaginavo pero' che di li' a pochissimo tempo questo libro potesse rappresentare sempre di più una vera e propria, concreta "dritta" per tante persone che si trovano a vivere il dramma della perdita del lavoro. Del resto, l'idea iniziale di Schwermer, cioe' la creazione del Circolo "Dai e prendi", dove si pratica lo scambio di oggetti e prestazioni, era stata mutuata proprio da un'esperienza che, agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, si stava svolgendo in una cittadina del Canada, dove la chiusura di una fabbrica, che dava lavoro a quasi tutta la popolazione, rischiava di mettere alla disperazione l'intera comunita'.
Da noi, questo tipo di esperienza e' nota, appunto, come "Banca del tempo", e in alcune parti d'Italia, come, per esempio, la Toscana, e' gestita anche con l'appoggio delle Amministrazioni comunali.
Ricordo dunque ancora una volta questo libro -Vivere senza soldi- per proporre oggi, col gentile permesso della casa editrice, quella parte che mi sembra piu' adatta al momento attuale, e cioe' l'intervista a un disoccupato di lungo periodo e la lettera che Heidemarie Schwermer si senti' di inviargli dopo averla letta.
Mentre rimando all'Appendice per altre informazioni sul libro e sull'autrice, mi preme far presente che Schwermer, dal 1996, vive davvero senza soldi, in modo itinerante, e dando, in cambio dell'ospitalita' che riceve, non piu' tanto una prestazione diretta come la custodia dell'abitazione di chi e' in viaggio/vacanza o l'aiuto a bambini e anziani, quanto piuttosto una prestazione rivolta a una cerchia piu' vasta di persone, come, per esempio, tenere conferenze e offrire consulenza psicologica a chi gliela richiede (Schwermer e' una psicoterapeuta e, prima di decidere di vivere senza soldi, aveva uno studio bene avviato); così facendo, in pratica, chi la ospita contribuisce a creare un piu' vasto scambio di relazioni. Mi preme anche ricordare che cio' che viene qui proposto intende essere semplicemente una "dritta" e non certo una ricetta di vita, cosa che, oltre tutto, non sarebbe nello spirito dell'autrice; ella infatti non vuole assolutamente convincere gli altri a
fare come lei. Anzi. Il suo messaggio e' esattamente l'opposto: Conosci te stesso, te stessa, scopri qual e' il tuo compito nella vita, il tuo posto nel mondo e agisci di conseguenza.

Ecco dunque da: Heidemarie Schwermer, Vivere senza soldi (traduzione di Annapaola Laldi), Editrice Aam Terra Nuova, Firenze 2007, pp. 131-135, i brani annunciati, dal titolo: "Il disoccupato di lungo periodo" (l'intervista al disoccupato francese Georges) e "Invertire la polarita'", che e' la lettera, con cui Schwermer invita Georges a guardare le cose in modo diverso per poter riprendere in mano le redini della propria vita.

"Il disoccupato di lungo periodo

L'intervista che segue mi e' arrivata con Internet. Il mio amico Rudi Eichenlaub l'ha fatta a un cosiddetto disoccupato di lungo periodo, il francese Georges di Muelhausen. D'accordo coi due interessati la ripropongo qui nella sua forma integrale, perche' Georges sta per milioni di altre persone che da molti anni non hanno lavoro, non sono praticamente piu' considerate collocabili e quindi sono emarginate rispetto alla nostra struttura sociale.

"L'ultimo giorno di agosto mi incontro con Georges davanti ai Grandi magazzini di Muehlhausen. E' tutto il giorno che piove e il nostro umore corrisponde al tempo. Georges ha 48 anni, ma non e' il ritratto della salute. Lo conosco da due anni, perche' fa parte dei fondatori del VETO. Ammiro la sua buona conoscenza del tedesco e vorrei sapere di piu' di lui e della sua vita.

Rudi: Georges, che cosa fai in una giornata di pioggia come questa? Sei un disoccupato felice?
Georges: No, non sono felice. In parte passo il tempo, per esempio, al mercato, dove compro un paio di sciocchezze, chiacchierando coi venditori. In parte non posso neppure lasciare tutta sola mia madre che ha 80 anni. Se non ci fossi io, dovrebbe andare in una casa di riposo.
Rudi: E' da tre anni che sei senza lavoro. Che cosa facevi prima?
Georges: Dal 1972 al 1978 ho fatto l'elettricista nell'impresa edile SACM, ma poi, a ondate, hanno licenziato della gente, e fra questa c'ero anch'io. In quell'azienda non guadagnavo male, e anche per i primi due anni il sussidio di disoccupazione e' stato tale da farmi tirare avanti bene.
Rudi: E oggi come stanno da voi le cose con la retribuzione? Che cosa ricevi tu ora e da chi?
Georges: All'inizio paga l'assicurazione ASSEDIC. Ma la cifra diminuisce anno dopo anno, e alla fine si approda alla RMI (Revenu minimum d'insertion). Quest'ultimo e' pagato dallo Stato, e, dal nome, si potrebbe pensare a un "reddito di base" e a un "sussidio di reinserimento". Ma non e' questo il caso. Prova a vivere con 80 franchi (ca. 11,25 euro) al giorno (senza indennita' di residenza), e questo in una prospettiva a lungo termine. Ci puoi ancora mangiare e vestirti, ma fare qualcosa con gli amici, viaggiare e avere un computer, e' tutto tabu'. Per fortuna non fumo e non bevo. Alla DDTE, un ufficio di Muehlhausen, ti possono chiedere di dimostrare che stai cercando lavoro. Essere costretti ad accettare qualunque cosa, anche se non e' assolutamente quella adatta, per fortuna da noi questa situazione non si da'.
Rudi: Allora tu hai abitato per tutto il tempo solo da tua madre? Non hai trovato piu' nessun lavoro? Non puoi fare una riqualificazione per un nuovo lavoro, in cui avere piu' opportunita'?
Georges: Quante domande! No, nel frattempo ho vissuto anche con delle partner. Purtroppo la cosa non e' mai durata molto. In questo momento mi devo arrangiare abitando da mia madre, anche se spesso e' una cosa che mi pesa. Ho anche rilavorato alcune volte. In un vivaio, ma non e' andata bene per motivi di salute, oppure una volta, attraverso un agenzia per il lavoro temporaneo, ho lavorato un paio di settimane a Loerrach. Piu' di tutto mi sarebbe piaciuto un posto come guida turistica a Colmar; l'ho fatto qualche volta temporaneamente, ma non ho il titolo di studio richiesto per questo lavoro. Ah, si', la riqualificazione. Per esempio, ho imparato privatamente il tedesco e ho preso addirittura un diploma a Friburgo, e poi ho imparato anche a tenere la contabilita'. Queste cose qui le devo organizzare da me e a mie spese. Per altre cose i soldi che ho non bastano. Le capacita' le avrei, si'. Le riqualificazioni da noi sono assunte dalla AFBA. Ma o non hai i prerequisiti scolas
tici giusti oppure ti vogliono mandare in un'altra citta', perche' il corso, per il quale vieni accettato, guarda caso a Muehlhausen non si tiene. E' una faccenda senza prospettive.
Rudi: Non suona molto bene. Ma tu non sei affatto scoraggiato. Per come ti conosco io, sei una persona molto impegnata.
Georges: Oltre a quegli incontri, in cui ci siamo conosciuti, collaboro da volontario alla Croce rossa e alla Caritas. Con Daniel, dell'organizzazione dei disoccupati AC!, facciamo la rivista "ACC-… contrecourant" che esce dieci volte all'anno e si finanzia con gli abbonamenti. E' una rivista critica che chiama i problemi col loro nome, e io sono presente a tutte le riunioni di redazione. Se va bene, a dicembre andro' con loro anche a Nizza [incontro dei capi di governo UE] alla protesta di massa dei disoccupati e di quelli che lavorano in nero.
Rudi: Potresti dire qualche parola anche sull'organizzazione dei disoccupati VETO?
Georges: La mia esperienza e' che da noi un pugno di gente si affatica in tutte le organizzazioni possibili, e che sono sempre gli stessi e non crescono di numero. Nel VETO, in realta', non siamo molti, ma abbiamo almeno l'opportunita' di guardare oltre i confini, di vedere le cose analoghe che ci sono in tutti i paesi, ma anche capire dove ci vogliono ridurre al minimo comun denominatore.

Invertire la polarita'

Di che cosa si lamenta Georges? Principalmente di avere troppo pochi soldi e non una vera occupazione e non gli piace tanto neppure coabitare con la madre. D'altra parte dice che, senza di lui, la madre dovrebbe andare in un istituto. Il destino di Georges mi ha dato molto da pensare, e gli ho scritto la lettera che segue.

Caro Georges,
tu hai fatto di necessita' virtu', ma senza apprezzarla come si deve. Tu preservi tua madre dal vivere in un istituto, il che per lei e' senz'altro una bellissima cosa. Dato che a un certo punto hai deciso di abitare con lei, bisogna che tu lo faccia anche nel modo giusto. Naturalmente non so dove stiano i tuoi problemi con la casa. Forse non hai una buona intesa con tua madre? In tal caso ora avresti la possibilita' di lavorarci sopra. Potresti analizzare le tue reazioni, e' una cosa molto appassionante e divertente. E' certo che ci sono dei motivi che ti fanno tornare comodo vivere da tua madre. Paghi meno affitto o addirittura nessuno, questo naturalmente non lo so, ma ad ogni modo si tratta di trarre il meglio da ogni situazione. Se invece la trovi insopportabile, dovresti cambiarla. Capisci cosa intendo? Tutto dipende dal modo in cui si considerano le cose, e ciascuno ha la possibilita' di cambiare la propria vita.
Consideriamo dunque il problema successivo: i soldi che hai a disposizione sono troppo pochi e dici che bastano per mangiare e vestirti. Del necessario, dunque, sei provvisto. Quale lusso ti manca? Annota quello che ti piacerebbe. Una delle mie idee nuove e' quella di dare a tutte le persone, dovunque siano, la possibilita' di esprimere i loro desideri. Cosi' che si possa arrivare dovunque allo scambio e alla condivisione. Se tu, dunque, lavori alla Croce Rossa, potresti sistemare li' un tabellone "Dai e prendi", sul quale chiunque possa attaccare due annunci, uno per cio' che vorrebbe, e uno per cio' che offre. In questo modo puoi ricevere tutto quello che consideri necessario senza spese di amministrazione ne' controlli. Nel caso che cio' ti sembri troppo complicato, ti potresti collegare con uno dei circoli di scambio gia' esistenti. Ce ne sono gia' in ogni citta', sicuramente anche in Francia. Dato che sei un artigiano, per te ci saranno di sicuro molte possib
ilita' di scambio.
Veniamo adesso alla tua situazione lavorativa. Da tredici anni sei disoccupato, pero' ti dai da fare in diverse occupazioni. Io credo in un futuro migliore, in cui la gente, comunque, non fara' piu' per otto ore consecutive delle cose che forse non sono neppure particolarmente sensate, ma che, al contrario, sara' richiesta flessibilita' e varieta'. Credo anche che organizzeremo le nostre giornate in modo che ogni minuto ci appaia dotato di senso. Per me, ad esempio, sarebbe ormai un'idea spaventosa dovermi dedicare ogni giorno a un lavoro fisso, fare le vacanze solo una volta all'anno e dover pianificare tutto in precedenza. Il modo in cui vivo adesso mi piace molto di piu' perche' faccio soltanto quello che mi fa anche piacere. Ebbene, dato che a ogni persona fa piacere una cosa diversa, faresti bene ad annotare i tuoi desideri e poi, passo dopo passo, metterti a realizzarli.
Rispetto al tuo lavoro politico non c'e' niente da obiettare, una cosa del genere e' pure importante. Comunque non dovresti farti illusioni sulla sua efficacia. Quando abitavo a Geesthacht, fu progettata la centrale nucleare di Kruemmel, a cinque chilometri di distanza. Partecipai a tutte le manifestazioni di protesta, la solidarieta' degli altri dimostranti mi fece bene, ma non abbiamo concluso niente. La centrale e' stata costruita ed emette le sue brave radiazioni.
I politici sono smarriti esattamente come i disoccupati. I posti di lavoro vengono eliminati nel corso di un processo di razionalizzazione, le persone sostituite dalle macchine. Potrebbe quasi sembrare che noi siamo diventati superflui, ma non e' vero perche' ciascuno e' indispensabile. Tu sei importante per la tua rivista, per tua madre e per tutte le altre cose che stai facendo; tu hai un grande valore e io ti sono riconoscente per il fatto di aver potuto leggere la tua intervista. Per favore, non pensare che ti voglia insegnare qualcosa. I tuoi sentimenti e sensazioni sono legittimi, e non voglio toglierteli. Credo solo che molti non riescano a riconoscere la via d'uscita che, a volte, e' vicinissima. Sai, Georges, spesso non manca che un'inezia, un minimo cambiamento di visuale perche' la gioia possa irrompere nella vita".

APPENDICE
Riporto qui di seguito la parte delle noterelle del 15.12.2008, dal titolo: " Della serie: regalando un libro si casca sempre in piedi (o quasi…), in cui viene presentato il libro Vivere senza soldi e la sua autrice
" Vivere senza soldi. Ovvero: l'esperimento/esperienza ormai ultradecennale di Heidemarie Schwermer
E ora vengo al libro di cui anch'io sono parte,dato che ne ho caldeggiato la pubblicazione in italianoe l'ho anche tradotto.
Si tratta di Heidemarie Schwermer, Vivere senza soldi , Editrice Aam Terra Nuova, Firenze, 2007, che, come ho gia' accennato, e' risultato vincitore del "Premio letterario Firenze per le Culture di Pace, dedicato a Tiziano Terzani" (consegnato il 14 dicembre 2008).

Heidemarie Schwermer e' una signora tedesca, nata nel 1942 nell'allora Prussia Orientale (dal dopoguerra Unione Sovietica, oggi Lituania), che, a soli due anni, divenne profuga con milioni di altri tedeschi di quella zona, che, fuggendo di fronte all'esercito russo, cercarono rifugio nel "resto della Germania", cioe' nella Germania ovest. Nella sua infanzia, vissuta poveramente nel nord della Repubblica federale, disse solennemente a se stessa che avrebbe fatto di tutto perche' nel mondo non ci fossero piu' le ingiustizie e le umiliazioni che stava patendo lei; una promessa che di tanto in tanto e' riaffiorata nel corso della sua vita e che, dichiara apertamente, e' alla base della scelta di vivere senza soldi, iniziata, come esperimento di un anno, nel 1996. Quell'anno, infatti, lascio' il suo appartamento, regalo' libri, mobili e altri oggetti di casa, chiuse lo studio di psicoterapeuta della Gestalt, che aveva aperto alcuni anni prima, dopo aver fatto prima la maestra elem
entare e poi la terapeuta del movimento, e disdisse anche, come ultimo trepidante passo, l'assicurazione sanitaria. Da allora, come scrive nel libro, pubblicato in Germania quando l'esperimento durava da quattro anni, e come conferma adesso ogni volta che glielo si chiede, la sua vita ha acquistato moltissimo in fatto di qualita': "vivo", afferma,"senza paure, senza preoccupazioni, in una condizione di grande fiducia". Per comprendere meglio questo fatto, che ha certo dello straordinario, bisogna sapere che Heidemarie Schwermer ha fatto fin da giovane una vita molto basata su relazioni di scambio, per esempio sperimentando gia' negli anni Settanta del XX secolo quello che oggi si chiama "co-housing", in cui la coabitazione si fonde con il mantenimento di propri spazi privati. E' stato cosi', in gran parte, che ha potuto tirare su, da madre single, la figlia e il figlio avuti da un cileno, da cui divorzio' abbastanza presto. Ma non solo. Nel 1994 fondo' la "Centrale Dai e pre
ndi" (Gib-und-Nimm-Zentrale), un circolo di scambio non solo di oggetti, ma anche di prestazioni artigianali e professionali, mutuando l'idea da un'esperienza che si stava svolgendo in una cittadina del Canada, dove la chiusura di una fabbrica, che dava lavoro a quasi tutta la popolazione, rischiava di mettere alla disperazione l'intera comunita'. L'esperienza, pur difficoltosa, di questo circolo (una sorta delle nostre "Banche del Tempo"), le dimostro' che il bisogno di denaro era diminuito drasticamente, e cosi', dato che ormai i figli volavano con le proprie ali, lei decise di osare l'impossibile…vivere, appunto, senza soldi. Ho conosciuto Heidemarie l'anno scorso a Firenze, quando e' venuta per la presentazione del suo libro, e ne ho ricavato l'impressione di una donna molto umana e molto determinata; sa ascoltare con attenzione, e nello stesso tempo afferma se stessa, la propria realta' con grande convinzione: d'altra parte tiene a precisare che non vuole assolut
amente convincere gli altri a fare come lei. Anzi. Il suo messaggio e' esattamente l'opposto: Conosci te stesso, te stessa, scopri qual e' il tuo compito nella vita, il tuo posto nel mondo e agisci di conseguenza. Il suo, lei, lo ha trovato e testimonia questo fatto con pacata irresistibile fermezza.
Il libro, che contiene la sua biografia degli oltre quarant'anni trascorsi fra la fuga all'Ovest nel 1944 e il 2000, e' molto onesto, perche' descrive apertamente le difficolta' incontrate in ogni fase della vita (da quelle legate all'insegnamento, a quelle vissute con i figli adolescenti, a quelle derivate dalle numerose relazioni di cui si e' sostanziata la sua vita specialmente quando ha intensificato lo scambio sostituendolo al denaro), e per questo e' un bel regalo che Heidemarie fa a chi lo legge. Perche' lei racconta anche i moti del suo animo con molta sincerita': confessa il proprio razzismo e la propria presunzione, che, a volte, con sorpreso sgomento, ha dovuto osservare senza veli proprio per rovesciarli e poterne fare punti di forza nell'allargare sempre piu' le sue relazioni col mondo circostante, senza piu' distinzioni fra ricchi e poveri, occupati e disoccupati, indigeni ed immigrati…
Mi piace concludere questa presentazione con una frase che mi ha scritto nella sua piu' recente e-mail:
"Ogni persona ha il diritto a un'esistenza piena e non deve sentirsi superflua". In questa frase e', a mio parere, la chiave del suo esperimento di vivere senza soldi, che non ha niente di ideologico, ma nasce dalla sua esperienza di vita, in cui a un certo punto ha scoperto che i soldi, da strumento neutro di scambio e anche di facilitazione della vita, sono diventati sempre di piu' uno strumento di discriminazione proprio sul piano esistenziale: chi li ha e' utile alla societa', chi non li ha diventa superfluo. Una pericolosa affermazione che sta, per esempio, sotto i reiterati, quanto stupidi, inviti dei nostri attuali governanti a consumare, a spendere perche' cosi' si fa del bene alla societa'… E chi proprio non puo' spendere e consumare che fa? Fa del male alla societa'? Ma scherziamo?
Anche se certamente e' difficile cambiare drasticamente la vita come ha fatto Heidemarie Schwermer (e secondo me neppure del tutto auspicabile), il suo messaggio che si puo' vivere con meno denaro, stringendo relazioni piu' forti fra amici, fra vicini di casa, e allargandone il raggio anche con estranei attraverso le "Banche del Tempo", e' molto interessante, specialmente in questo momento, ed e' praticabile con piu' facilita' di quanto si pensi; basta osservare quanto gia' ci muoviamo spontaneamente in questa direzione (perche' anche questo facciamo, fra le altre cose), diventare coscienti di cio' e operare alcune correzioni di metodo.
Sul libro Vivere senza soldi si puo' vedere la scheda apposita sul sito della casa editrice, che contiene anche un'intervista all'autrice:

NOTA
Chi e' in grado di leggere il tedesco puo' visitare il sito di Heidemarie Schwermer dove si trova anche un aggiornamento sulla sua vita e attivita'.

Sulle banche del tempo, fra le numerose segnalazioni che si trovano sui motori di ricerca, mi limito a indicare i due seguenti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_del_Tempo
http://www.tempomat.it/